Tasse

1
2888

TASSE

 

L’essere umano sconta duramente la sua appartenenza alla società.

La società intráppola l’individuo in molte costrizioni artificiali, che nulla hanno a che fare con la reale difficoltà della vita.

L’oppressione é lo stile principale di governo, con cui sono ordite le leggi, la burocrazia, le numerose incombenze amministrative ed ogni tassazione, come ogni multa.

Pensate che esiste anche la tassa sull’ombra generata dalle tende e dall’insegna all’ingresso di un negozio.

La persona viene al mondo e apre le proprie potenzialità alla vita, che nella società dovrebbe trovare protezione e motivo speciale di potersi esprimere a vantaggio proprio e della comunità.

Quindi, venire al mondo diviene come aprire un conto in banca, in cui il primo aspetto é essere sottoposti alla pressione di un debito che non si é contratto, invece che ricevere il credito illimitato del contesto sociale, per la propria potenziale utilità alla vita della comunità e all’evoluzione dell’intera umanità.

Il neonato é in una situazione di fragilità, e abbisogna di sostegno e aiuto sino al momento in cui può iniziare a familiarizzare con le proprie effettive capacità di espressione creativa.

Ogni individuo é potenzialmente illimitato, e solo il sistema sociale può consentire di riconoscere, sviluppare e rendere disponibili i suoi talenti.

I limiti non sono mai individuali, bensì sociali.

Addebitare al neonato le stígmate sociali del così detto debito pubblico significa castrare in partenza la ricchezza potenziale dell’individuo.

I bambini sono gravati dalla negatività artificiale che li priva della inalienabile possibilità di vivere liberamente in contesti sicuri e incoraggianti.

Ecco perché le persone crescono nella paura e nella limitazione, che le abitua a non confidare molto nelle proprie possibilità più raffinate di evoluzione.

Ovviamente, ciò accade in misura inferiore negli strati sociali più eleváti, ma così ha origine la terribile anomalia per cui il potere vitale viene piegato alle logiche della stratificazione sociale, ingiusta e fuorviante, che non fornisce pari opportunità a tutti gli individui.

Così si creano le caste, le classi sociali, i ghetti e le regge.

Una cattiva abitudine, frutto delle peggiori inclinazioni umane, che non tendono a conseguire ambìti livelli di evoluzione spirituale , distrae l’individuo dal senso dell’avventura umana collettiva e incita ad appropriarsi di beni universali che poi si pretende anche di vendere.

La società non ha ancora incarnato le prospettive moderne e futuristiche nella normalità quotidiana.

Si assiste ancora al cinismo millenarista, che attende epoche lunghe, e si distrae dal dolore dei fratelli incontrati per strada, lungo il viaggio.

Una paradossale forma di saggezza, simile alla spietatezza, determina il distacco emotivo dall’oggetto di cui si amministra il destino, la gente.

Ogni attimo dovremmo essere pronti a cambiare, per essere migliori, per venire incontro alle esigenze dell’uomo considerato nella sua espressione di genere e specie nel terzo millennio.

Siamo fortunati, siamo affacciati ad un pezzo di storia di un nuovo millennio: é una grande emozione, ma anche una irripetibile opportunità .

L’essere umano si perde facilmente e poi patisce le conseguenze della propria distrazione.

Esso sbaglia individualmente, attimo per attimo, e patisce collettivamente, millennio per millennio.

In funzione del compenso individuale, si mente sul riconoscimento dei diritti dei fratelli e si perpetuano le distorsioni che, per troppo tempo, hanno inabissato l’umanità nei meandri della burocrazia speculativo-finanziaria.

Ogni ambito incardinato attorno al denaro e alle sue logiche rischia di sacrificare l’uomo, spostando il valore di quest’ultimo all’interno della negazione della sua soggettività.

I paesi del terzo mondo colleziònano i risultati dell’accentramento finanziario occidentale.

Abbiamo creato più vite, talmente diverse tra loro che non é possibile spiegare la vita a tutti nello stesso modo.

La vita sociale ha senso in quanto garantisce e alimenta la legittimità della vita stessa, intesa come mistero del destino dell’individuo.

Il diritto naturale non é sostituibile da quello legislativo nazionale.

Manca un codice universale, che riconosca a tutti gli esseri il diritto di fondersi costruttivamente con la storia del proprio territorio.

La riduzione del grado di libertà della persona é legata alla macabra finanziarizzazione delle dinamiche sociali, che trattano il diritto alla vita come un prestito che la banca ha concesso per avere titolo a crescere e rimanere nella societá.

Gli interessi richiesti per il diritto alla vita sociale diventano improponibili, proprio per la inutile complessitá della realizzazione dell’individuo, che ha bisogno della semplificazione e patisce per una continua soppressione del diritto ad essere aiutati dalla societá.

L’artificialità della finanza assoggetta le prospettive individuali a logiche appiattenti sempre più omologate dal controllo artificiale del senso che la vita stessa può avere nel territorio in cui fiorisce.

L’ordinamento costituzionale, teoricamente, garantisce il denaro a credito dei cittadini come mezzo per consentire l’espressione del valore del lavoro.

Quindi, il lavoro generato dalla libertà dell’individuo di esprimersi diviene garanzia del guadagno possibile, per concretizzare il riconoscimento sociale del valore di ogni persona.

Essendo il denaro un bene fittizio, esso deve essere assolutamente secondario alla realtà di mezzi e situazioni.

Il denaro ha senso soltanto quando é inverato, cioè quando viene concepito per consentire una ricchezza ed un benessere effettivi.

Non possiamo mai dire che non ci sono i soldi, ma adoperiamoci per ridiventare i proprietari della possibilità di emettere denaro per  rivitalizzare la società e farla progredire.

Non é possibile addebitare la mancanza di beni e servizi, come pure quella di una restrizione della qualità della vita, alla penuria di denaro.

Il denaro può esistere solo se corrisponde al lavoro ed ai frutti del lavoro per l‘individuo e per la collettività.

Il governo,  contaminato dalla psichiatria finanziaria, restringe la vita perché vuole possedere le regole della simulazione finanziaria.

Non dovremmo più misurare il valore di un uomo per il denaro che possiede, ma solo per la sua abilità a farne possedere a quante più persone possibile.

La qualità della realtà é specchio della capacità di finanziare creatività, coraggio e volontà.

Mai la qualità dovrebbe piegarsi al denaro, mentre la nostra società é un guazzabuglio di inefficienze giustificate dalla scarsa disponibilità di denaro.

Le opere pubbliche impiegano tempi biblici per essere realizzate.

La capillarità dei servizi sociali, come le strutture sanitarie, é fortemente difettiva, per ostacoli inesistenti chiamati crisi economica.

La qualità delle strade, ormai con asfalti smembrati, tradisce la cessione del mandato di sorveglianza della qualità della vita a un indotto paranoico che giustifica qualunque inadempienza con la scarsità di denaro.

Alcune considerazioni elementari sulla reale condizione del nostro tenore di vita, che servono a pareggiare i conti fra costi effettivi, in termini di problemi concreti dell’esistenza, costi finanziari, che vengono spacciati per fondamentali, e l’inganno globale, che tiene la popolazione in condizioni di ipnosi e di assoluta assenza di sicurezza.

Se consideriamo la banalità di alcuni interventi possibili, la cui mancanza condiziona gravemente la qualità della vita quotidiana, possiamo capire perché in situazioni ben più complesse e importanti è molto peggio, motivo per il quale l’Italia è allo sfascio più estremo.

Riparare le buche che imperversano su tutte le strade è un gesto elementare, che funzionerebbe se ogni giorno la squadre adibite a tale mansione operassero  per correggere l’anomalia man mano che si presenta.

Ebbene, tale operazione è pressoché mancante sull’intero territorio, a causa della crisi economica, che avrebbe reso impossibile disporre del denaro  necessario a sostenere le spese.

Si pensi che vi sono molti altri settori, in cui sarebbero necessari  apporti di fondi e di organizzazione, ben più corposi, figuriamoci se possiamo permetterci di godere di tali funzioni.

Faccio l’esempio della Sanità, il personale medico e paramedico, l’individuazione di posti di lavoro che corrispondano alle attitudini individuali e  ai profili di professionalità disponibili, l’adeguatezza di quasi tutti gli ambiti pubblici alle esigenze obiettive della comunità.

Per quanto riguarda gli asfalti stradali, non è solo una questione di buche, ma anche di lunghi tratti, che aumentano sempre di più,  di strade che non hanno il manto stradale uniforme e determinano una enorme discontinuità di aderenza dei pneumatici durante la guida del veicolo, comportando una riduzione del contatto delle ruote, nell’unità di tempo, con l’asfalto e quindi una direzionabilità del mezzo meno precisa, con situazioni di pericolo capaci di determinare incidenti.

Durante la marcia, la necessità di evitare buche e irregolarità stradali di vario genere comporta deviazioni  incongrue delle traiettorie che, molte volte fa intercettare le rotte di altri veicoli, con inevitabili incidenti.

Lembi di asfalto e di pietrisco, derivanti dal deperimento delle strade, saltano violentemente dai mezzi che precedono, arrecando danni ai veicoli che seguono, oppure a pedoni, con rischio di danni e, come minimo, continui sussulti di cuore.

Pazienti anche gravi, che si recano in Pronto Soccorso, attendono ore, in situazioni di estremo disagio, con perdita del senso stesso di recarsi presso un presidio di soccorso.

La collocazione dei servizi di emergenza in aree distanti, con la scusante di offrire livelli di specializzazione più alti, risponde specialmente alle regolamentazioni per ridurre le spese e il personale.

Sino al 1995, gli ospedali e i presidi di emergenza funzionavano meglio e non creavano la pressione atroce che ora attanaglia il personale medico e paramedico, che non riesce a fronteggiare il flusso di pazienti gravi in megastrutture centralizzate, praticamente al collasso.

Tutto questo per risparmiare denaro, per ridurre la così detta spesa pubblica, che è un concetto teorico astratto e nulla ha a che fare con le vite che si perdono per l’inefficienza delle strutture sanitarie.

Continuamente,  scoppiano scandali per l’arretratezza dei servizi sanitari, ma si continua a giustificare tutto ciò dicendo che manca il denaro.

La costruzione di strade che potrebbe essere realizzata in tempi brevi, facendo lavorare tante persone, creando ricchezza nelle famiglie e nelle imprese, fornendo gli effettivi vantaggi dell’opera realizzata per l’utenza, con aumento di sicurezza e riduzione degli incidenti, diventa impossibile perché si dice che mancano i soldi.

Tutto ciò è semplicemente patetico, ma dipende dalla paralisi decisionale delle strutture nazionali bloccate dalle cessioni di sovranità ad enti sovranazionali, di natura speculativo-finaziaria, che nessun interesse hanno a seguire la qualità della Nazione.

Le misure di sicurezza sul lavoro, nei cantieri e nelle industrie, sono continuamente a repentaglio, perché i titolari non riescono a sostenere le spese necessarie a garantire gli standard di qualità previsti, a causa delle ristrettezze finanziarie determinate dall’inseguimento incessante da parte di tasse e adempimenti con cui gli aguzzini, tramite i commercialisti, torturano la gente.

Perciò gli incidenti sul lavoro sono sempre frequenti e anche gravi.

I ritmi di lavoro e le pause di riposo sono completamente disattesi, sempre per la paura di non riuscire alle spese, nell’intento di guadagnare di più e poter riuscire a resistere alla morsa che fa chiudere le ditte e spesso spinge molte persone anche a gesti di disperazione estremi. I suicidi sono in ascesa impressionante.

Le persone stanno perdendo la motivazione alla vita.

I terremoti, le sciagure, le difficoltà che gravano su vari centri urbani restano come monumenti all’inefficienza e alla trascuratezza delle Istituzioni, che non fanno le operazioni giuste e nei tempi giusti per fornire aiuto.

I cittadini solo soli, con le amministrazioni comunali paralizzate dalla burocrazia e dalle leggi del governo centrale, che impedisce di utilizzare i fondi e spesso li fa tornare indietro, senza che siano utilizzati.

Segnaletica fatiscente, pericolosa, sicurezza dei margini stradali da far west, assoluta  disattenzione verso i conducenti di motocicli, che sono molto più esposti ai pericoli della fatiscenza della situazione globale.

Trappole velocimetriche, ormai diffuse capillarmente, che impongono limiti di velocità insostenibili, con la scusa della sicurezza stradale, che viene completamente minata da mille altre carenze, mentre manca qualsiasi forma di educazione stradale, e si mette fretta anche alle scuole guida, che per ridurre i costi di rilascio della patente sono costrette a ridurre gli insegnamenti e le guide di addestramento per gli allievi da patentare e immettere nella circolazione stradale.

Veicoli,  in fase di sorpasso, devono rallentare all’improvviso per non incorrere nella multa per eccesso di velocità.

Tratti stradali seguiti dei sistemi Vergilius, che calcolano le medie, volutamente, non appongono indicazioni sulle velocità da tenere, generando incertezze pericolose e moleste sul comportamento da tenere da parte dei conducenti.

Vendita selvaggia e indiscriminata di Energy drink, che causano comportamenti prepotenti, spericolati e colpi di sonno improvvisi al termine della loro azione. Tutto non perseguito, se non a denuncia di parte lesa, che a tutto pensa tranne che a intervenire per “aggiustare il mondo”, una volta che c’è stato il morto e si cerca solo l’indennizzo delle  Assicurazioni.

Reti stradali, dimensionamenti delle stesse, logiche di costruzione del flusso del traffico, inefficienti e inadeguate alle caratteristiche dei moderni mezzi circolanti e delle loro dimensioni.

Riduzione dei costi in ogni settore, con la paranoica motivazione che mancherebbe il denaro, ma intanto ci perdiamo qualunque qualità di servizi e strutture.

Una vita mortificata per la maggior parte delle persone, con eccezione dei ceti più fortunati, che comunque non possono evitare di rimanere anch’essi travolti dalla carenza generale che si esprime in alcune criticità, come, per esempio, quando si parla di emergenze sanitarie o di esposizioni a intossicazioni generali tramite alimenti  e tossici ambientali.

In qualunque modo si consideri la situazione, è evidente che le disfunzioni originano sempre nel momento in cui si considera il denaro come un bene effettivo, realmente esistente e passibile di limiti numerici che esso in effetti non ha e non deve avere.

Il limiti numerici del denaro spariscono quando le banche devono crearlo dal nulla, per i propri loschi traffici di moneta.

Gli esempi sono innumerevoli, basta passare i rassegna tutti i momenti della vita sociale e le varie circostanze che la caratterizzano.

I pochi soldi che restano in circolazione, sempre di meno, sono abilmente dirottati verso spese, che ufficialmente gioverebbero alla salute, ma che rappresentano il sistema per diseducare le persone a tenere stili di vita corretti e a prevenire effettivamente l’insorgenza di disturbi e malattie, grazie ad un incremento di cultura e di conseguente qualità della vita.

L’asservimento ai farmaci raggiunge livelli di oscenità spaventosi, come pure la grettezza di medici e pazienti, che sembrano addestrati a creare, in ogni modo, le premesse per ammalarsi e poi curarsi male.

In tutto ciò, imperano campagne costosissime di così detta prevenzione  e diagnosi precoce, che nulla apportano al miglioramento effettivo delle condizioni di vita per rimanere sani e non incorrere nelle trappole della Medicina di Stato.

Ugualmente dicasi   per la ricerca scientifica e per i settori dedicati alle malattie rare, che impegnano fondi giganteschi in operazioni che non spiegano alla gente l’ABC per conservare in salute la totalità della popolazione.

Diversi fiori all’occhiello della Sanità, lungi dal vantarsi dei loro successi, sono soltanto il riparo estremo ad una serie lunghissima di errori che andrebbero evitati, con la revisione di questa nostra società così sbagliata.

La ricerca scientifica è sempre del genere che allontana l’attenzione dall’uomo e dalla conoscenza dei suoi reali meccanismi di funzionamento.

Si sposta lo studio fuori del corpo umano, producendo molecole  e sistemi esterni, che non possono competere con la gestione intelligente dei misteri della vita dentro la persona.

Al minimo cenno di studi in tal senso, scatta il meccanismo dell’eresia e delle così dette fake news, finendo per bloccare molta della ricerca possibile e ridicolizzare tutti coloro che vi si dedicano in modo meno istituzionale.

Tutto dipende dall’uso errato del concetto di denaro, che viene proposto e gestito in modo inadatto alle reali esigenze della vita.

L’astrazione finanziaria, di tipo psichiatrico e pseudo-fantastico, abilmente alimentata dai settori bancari, serve a stringere in una morsa le persone, che pensano al denaro in un modo sbagliato, lo guadagnano in modo sbagliato, lo accumulano in modo sbagliato, usandolo, ancor peggio, per creare bisogni inutili, che attentano alla tranquillità e al benessere, per correggere i quali, bisogna spendere altro denaro.

Lo Stato è talmente balordo  da mantenere il monopolio di prodotti, come le sigarette, che ufficialmente ammalano la società e generano le premesse per malattie invalidanti, croniche, con drammi acuti, la cui gestione è costosissima in tutti i sensi.

La miopia agricola, indotta dalla farmindustria,  promuove comportamenti criminali proprio in coloro che dovrebbero custodire la salute delle campagne e la sostenibilità delle pratiche di sfruttamento dei terreni.

Le coltivazioni biologiche sono divenute l’eccezione costosa, quando, invece, più costosa è l’anomalia del bombardamento di terreni e prodotti con mezzi dispendiosi  e dannosi, e che esauriscono la ricchezza produttiva dei terreni nel tempo. Un altro inganno.

L’approccio alle malattie infettive è orientato completamente verso gli agenti patogeni, senza voler parlare della loro virulenza consentita e possibile nell’organismo non adeguatamente governato.

La scienza del saper vivere è oggetto di scherno, mentre si ipertrofizza la scienza degli apporti esterni artificiali, che possono essere venduti e comprati.

Stessa sorte spetta a tutti i presìdi naturali, erbe e metodiche naturali, perché non possono essere oggetto di brevetto e quindi alimentare l’elefantìasi del marketing.

Le farmacie vendono una immensità di prodotti, quasi tutti inutili, che servono soltanto a generare flussi di denaro e non di salute.

I medici sono formati alla pochezza e, usciti dalle Facoltà universitarie, divengono, a pieno, artefici della fortuna delle ditte farmaceutiche più che di quella dei propri pazienti.

La dissacrazione feroce dell’ortodossia giustifica la drammatica chiarezza con cui mi esprimo.

La ricchezza é fatta di idee, di salute, di volontà e di armonia.

Invece, accade il contrario, poiché il denaro, bene virtuale, é considerato come metro per misurare l’effettività dei beni reali e della qualità della vita.

Per ridurre i costi, inventati, si sacrifica la qualità, bene effettivo.

La riduzione dei costi ingabbia l’eccellenza.

La libertà é alla mercé dell’astrazione finanziaria, invece che essere un aspetto intellettuale che crea servizi nell’interesse di tutti.

Per controllare la libertà delle persone, si pone a loro disposizione un mezzo, il denaro, che poi deve essere faticosamente reimmesso nelle fonti invece che servire come scambio fra le persone.

Si giustificano tasse di ogni genere, che sono assolutamente inutili e creano fatica e dilatazione senza limiti di ogni sforzo.

Il cittadino deve sempre restituire gran parte del suo guadagno, frutto del suo lavoro, ad uno Stato che lo ha designato debitore già alla nascita, violando qualunque poesia.

La difficoltà di tale restituzione intacca la gioia di vivere e abitua le persone ad essere rassegnate ad un senso speciale di assurdità, che col tempo, viene ritenuto ineluttabile.

Questo, però, é il motivo profondo della tristezza sociale diffusa, della depressione e di moltissimi gesti estremi, come il suicidio.

Le famiglie normali sono fortemente compromesse dallo sforzo disumano che devono sopportare.

Molte vocazioni dei figli, le inclinazioni, i sogni restano distrutti dalla pochezza virtuale ma schiacciante del denaro, che non basta mai, per le continue esazioni che deprimono la logica del guadagno meritato del proprio lavoro.

La proporzionalità della tassazione crea il fantasma dell’obbligo di castrare di più proprio chi rischia di più.

I meccanismi indotti dall’atmosfera generale, legata alla tassazione, somigliano alla spada di Damocle che minaccia perennemente la vittima.

É come la malaria, che genera l’eterna sensazione dell’imminenza del nuovo attacco di febbre terribile e prostrante.

La tassazione é l’artefatto più atroce di un’esistenza civile, in quanto i privati sono costretti ad usare il denaro come se fosse un bene prezioso e ristretto, mentre le banche ne creano, a loro piacimento, quantità illimitate, che usano per schiavizzare il popolo.

Questa é la moneta scritturale, che le banche e la finanza governativa inventano continuamente, senza lasciare ai veri inventori la possibilità di trasformare la propria genialità in ricchezza, anche finanziaria.

Ecco perché i governanti, che fingono di occuparsi del popolo, obbediscono alle banche.

Le forze di governo sono lontane dal popolo e lo guardano dal poggio dei palazzi reali, beffeggiandolo e intimidendolo, tramite l’asservimento delle forze dell’ordine.

É noto che le banche godono dell’appoggio illimitato dei governi, hanno facoltà di creare veri e propri infarti economici, sottraendo liquidità e accentuando al massimo la virtualità del denaro, per approfittarsi, con mille metodi, dei cittadini, con lo stile autentico dell’usura.

L’indisponibilità effettiva del denaro, con l’incoraggiamento progressivo della moneta virtuale, con l’imposizione dei pagamenti tramite sistemi informatici, stringe la morsa dei controlli, privando le persone normali di fruibilità economica disinvolta e favorendo le dinamiche tributarie, che non penalizzano mai le banche, lasciate libere, dalla guardia di finanza, di delinquere senza essere mai perseguite.

Il falso in bilancio é la norma per le banche, ma il piccolo artigiano che non rilascia uno scontrino va incontro alla punizione.

Quello che chiamano signoraggio bancario é definito con altre parole, partendo dagli insegnamenti nelle scuole e facoltà di economia, come nei circuiti di ogni genere che prosperano sull’ambiguità degli stili di gestione delle ricchezze virtuali, divenute ormai la morte di quelle reali.

I producenti reddito vivono con la sanguisuga attaccata al loro corpo, parassitati e defedati, quanto tartassati dai meccanismi atti a punire le presunte irregolarità nel sottoporsi al salasso.

É una violazione grottesca della dignità umana.

La comunità sociale resta, nella quasi totalità, ignara, educata a scagliarsi contro i così detti evasori fiscali.

Il lavoro libero, chiamato appositamente nero, é indicato essere la causa dei disastri finanziari della società, che viene educata ad inveire contro tale unica forma possibile di lavoro per una grande parte della popolazione. Penso che il lavoro nero debba essere chiamato bianco.

Nel frattempo, importiamo manovalanza che lavora a prezzi irrisori, stimolando nei datori di lavoro gli impulsi più efferati a trascurare i nostri ragazzi, inducendoli ad andare all’estero, spesso a compiere lavori di livello inferiore alle proprie credenziali.

La mafia politica si vanta di miglioramenti dell’occupazione, che offendono anche i morti nel cimitero, il tutto con la complicità dell’ISTAT e dei mezzi di comunicazione.

La inevitabilità della tassazione blocca le idee, le rallenta, le fa abortire, crea una diffusa e multiforme atmosfera di impossibilità a prosperare nel nostro Paese.

Nei casi delle professioni nobili, come il medico, la necessità di alimentare il flusso tributario, a partire dalle visite delle persone in difficoltà, crea un modello di sopraffazione del cliente, che nella sua situazione di bisogno, deve anche provvedere a placare l’istinto sanguinario della bestia tributaria.

Proprio il Medico, nella sua nobiltà professionale, analoga alla funzione sacerdotale, dovrebbe essere lasciato libero di prendere compensi, di decidere di non prenderli, di fare opere di bene, di ricevere regali dai suoi pazienti, anche sotto forma di denaro.

Non vi é scampo, per chi vuole fare qualcosa, perché servono soldi e tempo, che la vita sociale della nostra Nazione non consente.

Ecco come mai i negozi storici spariscono,  e quelli appena aperti chiudono.

Però tutti pensano ancora che le tasse debbano essere pagate.

I più responsabili, le persone per bene, si uccidono per il disonore di non essere riusciti a sopravvivere nella giungla di date tributarie che affollano il calendario commercialistico, e gettano la propria vita per una pura astrazione diffamatoria a loro danno.

Il reale scopo del denaro ha tradito completamente la mission della sua funzione.

Conosco agenti di guardia di finanza di ogni grado, che dopo molti anni di servizio entrano in crisi e non capiscono più perché hanno fatto del male a tante persone.

Sono il Medico che li ha aiutati a riprendersi.

In questi casi, decollano gravi crisi d’identità, quadri nevrotici con livelli di sofferenza estrema.

Tutto ciò per ossequiare il sistema nella sua follia sistematizzata, cui solo poche persone lucide e forti riescono a resistere, superando i paradigmi dogmatici globali, sia dalla parte dei torturatori che dei torturáti.

Tutte le finanze necessarie all’indotto sociale dovrebbero piovere dallo Stato, girare fra i lavoratori e innalzare la capacità di lavoro e di guadagno collettiva.

Quando accade il contrario, ci troviamo al cospetto di una volgare truffa, che è la regola, atta a deprimere la vita e la vitalità delle persone sovrane e inviolabili nella propria dignità.

Le politiche internazionali globalizzanti hanno centralizzato i dispositivi per uccidere l’intelligenza territoriale degli individui.

Lo scippo di autonomia agevola traffici illeciti di destini, compresi quelli degli immigrati scaraventati nel tessuto sociale già asfittico.

L’apporto dei più illustri esponenti dell’economia moderna dimostra che la tassazione é una vera angheria e che non  serve a garantire il mantenimento della cosa pubblica, ma solo a perpetuare una condizione di schiavitù, alla base della fragilità morbigena dell’umanità organizzata in contesti sociali come il nostro.

Persino nei campi nomadi, vi sono uomini che vantano il diritto di estorcere tributi per garantire la disponibilità territoriale e il minimo dei servizi.

É un vizio dell’essere umano quello di creare servizi simbolici, ipnotizzando le coscienze e pretendendo tributi che nemmeno potrebbero essere immaginati.

Le regole che disciplinano i tributi sono quasi sempre frutto di appropriazione indebita di diritti.

Lo stile é quello di chiedere soldi per tutto, per aprire o per chiudere attività, per nascere e per morire, per essere giunti a poter acquistare un bene, per poterlo vendere o acquistare da un altro che una volta lo ha acquistato, e per mille altri motivi.

Lo stesso é per poter mantenere una proprietà, per poter esercitare una professione, per poter godere di un diritto, che diviene ulteriore motivo per essere privati della propria libertà.

La nostra società si basa sulla follia protetta dalla legge ed esercitata dai suoi esponenti, che vengono pagati dalle vittime di ciò che chiamiamo il loro lavoro.

Se il denaro non fosse un bene fittizio, non sarebbe possibile farvi tutti i giochi di prestigio che vengono continuamente orditi a danno della Popolazione.

Per favorire tali prestidigitazioni, si trascura la realtà, come l’assistenza sanitaria qualificata a chilometro zero e in tempo reale , e la fruibilità di beni e servizi, la cui conduzione capillare darebbe tante opportunità di lavoro a tantissime persone.

Il debito pubblico é inesigibile, ma, a fronte di tale pseudo-realtà ipnotica, si costringono le persone a sottostare a richieste assurde di sacrifici improponibili e inutili.

Quando nella storia dell’umanità si é introdotta la moneta per semplificare gli scambi di beni, che avvenivano col baratto, non era previsto che l’emissione di moneta dallo Stato equivalesse al PIL ( prodotto interno lordo), in quanto il nostro PIL comprende persino le spese per malattia, che dipendono molto dalla inutile austerità prodotta da una gestione maniacale della finanza.

La zecca tipografica statale non può emettere moneta a credito del popolo, se ha ceduto la propria autonomia ad altri enti sovranazionali, che addebitano la moneta alla popolazione con interessi che non potranno mai essere pagati, perché la moneta effettivamente esistente é sempre troppo poca rispetto ai traffici virtuali della stessa.

Il debito pubblico é addirittura superiore alla moneta circolante, grazie all’azione malsana della BCE ( banca centrale europea) e del Federal Reserve System, negli Stati Uniti.

Oltre ad arbitrare la moneta a debito degli Stati, vengono applicati anche degli interessi sui titoli di credito, come  debito pubblico, che gli Stati stampano come contropartita della moneta che viene loro prestata.

La perdita della sovranità monetaria fa perdere autonomia allo Stato, che non riesce più a regolare in modo armonioso il rapporto fra moneta necessaria e moneta circolante.

Le banche centrali, di proprietà privata, giocano un ruolo di dittatori a danno degli Stati sovrani.

Così le banche nazionali si appropriano della proprietà privata dei cittadini insolventi, mentre le banche centrali si appropriano dei beni nazionali, come autostrade, grandi compagnie, poste etc.

Uno Stato autonomo potrebbe, qualora serva, stampare altra moneta, senza pretendere la restituzione della moneta già posta in circolazione per i cittadini.

Le tasse sono il surrogato di tale funzione prevista, e dipendono dall’anomalia descritta e imposta da meccanismi di illegittima accondiscendenza  e meccanismi sovranazionali innaturali e legati alla malvagità delle grandi logiche bancarie mondiali.

In più, i soldi, stampati dallo Stato per grandi opere e servizi di pubblica utilità, possono comportare un rientro di denaro allo Stato anche molto imponente.

Nella situazione attuale, l’Italia potrebbe risollevare le sue sorti stampando tanto denaro per creare lavoro e ricostruire tutta la ricchezza e il benessere necessario, fornendo anche posti di lavoro e nuova motivazione alla vita per tutti.

Finché ciò non accade, è in atto un crimine a danno dei cittadini, che sono oggetto di un vero e proprio danno biologico da incostituzionalità.

Dunque le tasse non sarebbero più necessarie, a patto di favorire il lavoro secondo le potenzialità di ogni singolo cittadino.

Le tasse potrebbero servire in minima quantità per sostenere l’inabilitá al lavoro, ma solo come gesto di solidarietà fra cittadini, oppure per contenere un’inflazione, che ora ci sogniamo.

Le pensioni a termine di lavoro vengono ancora utilizzate come occasione per gravissime speculazioni finanziarie a danno dei cittadini, oggetto anche di numerosi ricatti che offendono la sacralità dell’individuo.

Oggi le tasse non sono azzerabili perché non abbiamo il controllo della moneta.

La sovranità nazionale é stata ceduta ad enti terzi, senza aver interpellato il Popolo.

Impossibile?

Il controllo della moneta di uno Stato é il mezzo per controllare il Governo.

Ormai é chiaro.

Lottiamo per la verità.

Per argomenti del genere sono stati soppressi Aldo Moro, John Fitzgerald Kennedy e Abraham Lincoln.

Vale la pena onorarli, continuando a tentare con più forza e tutti insieme.

Ma una squadra di governo al servizio del Popolo, oggi, deve fare cose impossibili!

Lo Stato paghi le tasse ai cittadini per il loro grande contributo alla vita nazionale.

 

 

 

 

1 COMMENTO

  1. Dopo questo articolo, sto ricevendo diverse mail di persone che lavoravano nella tributaria e confermano, ringraziando, per quanto ho scritto.

LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.