Poesie e…

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Accorgersi della vita 

Se non avessi
mai perso qualcosa
di importante
e non conoscessi
il sapore della fine
la morte non avesse
mai bussato
alla pienezza
della mia illusione
la tristezza accarezzato
il sogno della felicità
mi lascerei  condurre
dalla morte
soltanto che ne avesse
la forza e la poesia
che può darmi
l’illusione della vita
della freschezza odorosa
del passeggiare
facendo finta di
dimenticare il dolore
credere nel futuro
gioire di mille
e mille sciocchezze
importantissime
di quell’importanza
tanto ovvia
quanto sicura per tutti
ma quando
alla prossima
per chi non so
donde davvero
comunque lontana
anima sfuggente
che m’illude
di essere affianco
in un corso d’acqua
maledetto preludio§
alla morte più estrema
eppure qualora
l’aura di un vino
trabocca dal cristallo
che mi regala
l’illusione
come un bacio
primaverile
attorniato di
spezie magiche
a danzar con l’agreste
della cacciagione
più sublime
in una contea
nobilissima
di un tempo
della mia vita
eppure finirà
io lo so finirà
proprio quando
più che mai godrei
convinto dell’aria
che mi lancia indietro
i capelli in corsa
che fa rabbrividire
ogni filo del tessuto
della mia giacca
ma che dico
ogni filo
che tiene
ancora unito
il mio corpo
nel gemito d’amore
orgasmo mortale
inganno sublime
di fragranze
di profumi eterei
di colori e di silenzi
eloquenti
alla mia anima
che aspetta
e tamburella le dita
sulla cresta§
dell’eternità
con un braccio posato
su di un muricciolo
dove per la prima volta
pensai alla morte
ed iniziai a rincorrere
la vita
a correre via da me
per abbracciare
qualcosa o qualcuno
che non mi lasciasse mai
ma adesso
lasciami godere
dell’inganno più
estremo e soave
che io possa mai
riconoscere
nell’ebbrezza
di una festa
nel bosco
tra boccali di ambrosia
e ninfe gaudenti
che traboccano
come il vino
spumeggiante
autunnali
all’argento vivo
dei tronchi lucidi
ed attraenti
di una vita sì
che non finisce
di una gioia
che non manca
anche quando
all’ultimo respiro
le sue tinte
mi lasceranno
beato alla fine
la incontro
la sogno
e resisto
alle sue promesse
legato come Ulisse
alla navicella
sperduta
nell’oceano
delle mie emozioni
più reali, lontane
in una pretesa coscienza
che la vita
amici…
è davvero
la cosa più bella
tanto bella
da far pensare alla morte
mi amerai soltanto se potrai
amica mia
mi cercherai
soltanto se
potrai dimenticare
che un giorno ti lascerò
che resterà soltanto
un alone di rubino
nel calice
del più sublime dei vini
che mai berrai
ma l’importante è
che di nulla
di tutto ciò
ti accorgerai.

 

Poesia sospesa 

Sono di fronte

al silenzio dell’incontro

al frastuono del dolore

al senso del dissidio

 

al motivo di tutto

la verità delle vite

la vita delle verità

il mondo sommerso

 

l’amore mancato

il dono restituito

la sorpresa mancata

il paesaggio incantato

 

le stelle che osservano

la via lattea sulla cima dei monti

il vento nel bosco la notte

gli occhi del lupo fra i cespugli

 

il perché del perdono

il gioco dei ruoli

una speranza libera

la proiezione della mia poesia.

Oltre

Da quanto tempo

in silenzio

senza poesia

come in un campo

arso dal fuoco

di persone moleste.

Eppure, dopo

dopo la sconfitta

dopo la morte

dopo l’indifferenza

dopo tutto

dopo la vita.

Esiste ancora un filo

d’erba verdissima

e trasparente

alla luce soave

del mattino

pronta

al candore lunare.

La speranza

il sogno

l’ardire

lo sguardo

fermo

oltre.

Eternità

Non perde il suono

ciò che non vede

non perde la vista

ciò che non sente

il profumo dell’essere

incanta ancora

l’anima soffia

come un vento sottile

se solo dimentichi

di essere

se passi con facilità

da te a te altro

in un altro momento

in un altro luogo

da tuo padre

a tuo figlio

dal passato

al futuro

dal volere

al distacco

comunque libero

comunque altro

come un fiume

che corre veloce

ed è sempre lì

come te domani

per sempre

come mai.

 

 

Apri un cassetto e cominci a trovarci tante cose.

Ti accorgi che vi sono tante cose davvero che non usi più da anni, che non sai nemmeno più di avere.

Le guardi, le tocchi, le sposti per vedere cos’altro c’è, ti accorgi di aver tenuto impegnato un cassetto e non sai più nemmeno perché.

Un cassetto pieno di cose che è come se non fossero tue, cose, cose, cose.

Ti risuona in mente: cose, cose, cose e non sai più quello che stai pensando.

Continui a toccarle, ti fermi e provi emozioni antiche che quelle cose evocano, ricordi, sprazzi di vita, volti, suoni, situazioni e ti accorgi che non ci sono più.

Ti fermi e pensi che sei cambiato, che tante cose sono cambiate nella tua vita, che forse è cambiato tutto.

Eppure quanto hai creduto, quanto hai desiderato, quanto hai cercato di essere anche tu una cosa.

Assumi la consapevolezza che forse non esisti più o almeno nella forma di una volta.

Eppure adesso provi qualcosa, ma non è una cosa, è un movimento, un movimento che ti fa spostare e che ti vede soltanto come …

Non sai bene che cosa?

E torna ancora la cosa, ma che cosa sarà, e ci risiamo…che cosa?

Se potessimo pensare senza cose!

Ecco un incartamento: che cosa sarà?

Lo apri e, tra il crepitio della carta e lo sfarfallio farinoso della polvere della carta, scopri delle cartoline. Sono bellissime, appartengono al passato. Te le hanno inviate persone che molti anni fa hanno pensato a te.

Leggi le dediche, i pensieri, tra i ricordi, non riconosci nemmeno bene tu a chi dover pensare per dare un senso a quel ricordo…eppure quelle cartoline sono state mandate tutte a te.

Ma loro si ricorderanno di te, loro, quelli che non ricordi più?

Un senso di tristezza, di vacuità, eppure hai una memoria eccellente, ma persino tu puoi dimenticare!

E se avessi dimenticato cose importantissime…e ci risiamo: cose.

Le cose esistono, la vita no, corre, si sposta, ci lascia e ci riprende quando vuole.

Per ricordare, forse bisogna non pensare, guardare senza guardare, sentire senza sentire, toccare senza toccare, senza fermarsi a pensare alle cose, ma percepire solo la scia del profumo che le cose forse hanno lasciato in noi e persino il vuoto di ciò che sembra mancare all’appello della nostra memoria.

La memoria: che cosa sarà mai che ci permette di ricordare, di riconoscere?

Forse l’abitudine, la dimestichezza, la fluidità con cui ci sembra di riconoscere che cosa?

Ogni volta che troviamo un cassetto pieno di cose che non pensavamo più, possiamo sperimentare il senso della vita, il senso del vuoto che la riempie, della scoperta dell’importanza del dimenticare.

Resta ciò che occorre per andare avanti in una povertà quasi mai consapevole che grazie a Dio ci aiuta a vivere.

Siamo come cassetti vuoti che si riaprono nel pomeriggio di vent’anni dopo, al riflesso di un raggio di sole…una strana polverina si libera ed aleggia in forma di stelle leggere e vaganti in quel raggio di sole.

Stelline che tornano al cielo e scompaiono non appena fuori del sole, ritornano, non si vedono più eppure c’erano fino ad un attimo fa.

Erano ferme nel cassetto, ma noi l’abbiamo aperto ed ecco, le abbiamo rimesse in movimento per chi sa dove!

“Ti penso sempre”, “ti mando tanti cari saluti”…e dove sei adesso, amico mio?

Mi accorgo che una delle peggiori condanne al mondo è avere una grande memoria, quando ti accorgi che nessuno ricorda ancora ciò che tu sai, che vivi ancora come se il tempo non fosse passato.

Una solitudine suprema ti prende e ti porta in alto, ti senti come un aquila che scruta le montagne e i boschi, riconosce i corsi d’acqua e colloca tutto ciò non fuori di sé, ma all’interno di un universo silenzioso di cui ella fa parte.

Ecco nel cassetto finalmente una lettera di un’amica che ti racconta i propri cambiamenti di cui si è accorta dieci anni fa. Che tenerezza, mi vien voglia di fargliela rileggere, magari di rispedirgliela per posta all’improvvviso e di nascondermi da qualche parte per osservarla mentre la leggerà, per vedere che cosa succede nel suo sguardo, nel suo volto invecchiato di dieci anni, per vederla piangere, urlare e chiedersi da quale diavoleria le ritorna tutto quello che sta leggendo…

E poi per aspettare di vederla finalmente ferma, in silenzio a ricordare, senza parole, smarrita nel momento forse più pieno della sua vita!

Ogni angolo del passato, ogni momento della vita resta in un cassetto, pieno di tante cose che risuscitano soltanto se noi siamo vivi.

Tanto silenzio occorre, quanto ne è mancato, per ridare suono alle emozioni antiche!

 

Mattino a funghi

 

   Pochi funghi nel paniere

seduto su di una pietra

umida della notte

zolle brune

intrecciate di fili

di ragnatela

tagliate dal sole

radente

del mattino

mi guardano

in silenzio

scompaiono

dopo un poco

come me

quando

tra i cespugli

di timo

ed i rami

di coriandolo

ricerco

emozioni bambine

di una vita

che non c’è più

riflessi

di cappelli di funghi

che c’erano una volta

che non esistono più

crepitii di lumache

e schiocchi

di coleotteri

tra le foglie

di cardo

del mattino

ancora fresco

nelle scarpate

tra le colline

attorno al paese

donde giunge

la rondine

sparse le ali

in volo planato

nell’aere

tinto

di pastelli

di quercia

all’orizzonte. 

Pioggia

 

Piove…

senti il rumore delle gocce

una ad una

vengono giù dal cielo

e baciano la terra

con passione

amano il profumo

della vita e

portano con sé il ricordo

dell’infinito.

  Carezzano la chioma

come mani vellutate

di chi ama.

  Senti il profumo

della pioggia

la frescura dell’acqua

che corre nei rigagnoli

fra i viottoli

sotto le pietre.

  Senti il suono

del silenzio da cui nasce

il senso di ogni goccia…

non due gocce

si posano nello stesso modo

amano in modo diverso

e soffrono

infrangendosi al suolo.

  Piove…

cadono le gocce…

  Senti. 

 

Ragazzo

 

  Nel ricordo del silenzio

avanza un suono misterioso

e mi riporta lontano

tra le campagne

che sono attorno

al mio paese.

  Mi sembra di rivivere ora

la brezza profumata di quercia

che mi inseguiva fra le spighe ondose.

  In discesa verso i campanili

della Cattedrale di Altamura

al tramonto pieno della gioia

della vostra compagnia…

amici miei.

  Quando il suono delle campane

viaggiava col rosseggiar

dell’aria della sera.

  Ricordo o rivivo o sono ancora lì

non so…

  Aleggia senza tempo ormai

la nostalgia d’un tempo

chi sa quale

chi sa dove…

  La bicicletta corre sibilante

taglia l’aria, non può guardare

mai più indietro.

Saluto alle moto

 

Dove sono le sinfonie

magiche del passato

che la vita mi ha regalato

quando ti ho cercato

fra boschi, fiumi e montagne?

 

Dove sono le ombre della mia anima

che si nascondevano

beffarde e sfuggenti

lungo il sentiero della  mia libertà

tra i cespugli della verità?

 

Non è possibile cercarti

a mala pena sognarti

scorgerti dietro il riflesso

dei fiumi tra le rocce

sinfonia di dolore e amore.

 

Sogno di solitudine

metafora di speranza

vita spezzata

soffio di vento

dopo il meriggio assolato.

 

Riprendi nel segno

del coraggio e

dell’ inizio

dammi ancora

la forza.

 

Non è possibile

eppure accade

quando cerchi tutto

nel nulla degli occhi

di un bambino. 

 

Chi salutano i bimbi

fra i cespugli e i fiumi

dell’Ucraina quando

sfrecciano le moto

davanti alla loro povertà?

 

A chi sorridono, a quale vita

che forse nemmeno

li aspetta seppure

li ha mai messi davvero

a questo mondo?

 

La distanza dal mio mondo

a quello loro è nulla

rispetto alla strada

che ho dovuto fare

per salutarli.

 

Per vederli così

tutti uguali nei loro vestitini

al ciglio delle pianure pettinate

dal vento di Siberia

incessante come la nostalgia.

 

Continua il viaggio

nelle vita della mia vita

oltre l’immaginazione

Tu mi guidi, amore

Anche quando non ci sei.

 

Sirmione

  Scivola la tristezza

come nebbia

lungo pendii grigi

della mia anima

nebbia in gocce

si ferma tra i fili

di una ragnatela

sospesa

a foglie di ortica

in un angolo ombroso

di un castello

diroccato,

all’alba.

  Silenziosi i cigni

sfiorano gelida

l’acqua

del grande lago

in cui si perdono

tutte le mie domande.

  

Un tè sul lago di Garda

   Sono le nove del mattino, seduto al tavolino di un bar sul lago di Garda. Piove.

Un tavolino tondo coperto di una tovaglia gialla a fiori.

Odore di sigaro alle mie spalle.

Ordino un the e nel frattempo un uccellino viene a sedersi sul bordo superiore dello schienale di una sedia di fronte a me.

Lo  guardo un pò meravigliato, quasi a dire:”Che cosa ci fai tu qui?”

Lui continua a stringere le unghiette attorno al cuscino giallo che copre la sedia.

Ben presto altri uccellini come lui vengono e si accomodano affianco a me.

Sembrano clienti del bar, direi ospiti abituali, tanta è la tranquillità con cui si avvicinano e passeggiano ora su un tavolino ora su una sedia ora su un altro tavolino.

Hanno le penne bagnate e forse trovano riparo sotto al chiosco antistante  il bar.

A dire il vero noto che assolutamente si comportano bene, voglio dire che non lasciano alcuna traccia del loro passaggio e poi nemmeno le altre persone che sono sedute ad altri tavoli mostrano più di tanto la meraviglia che invece mi attraversa nel vedere questi passeri così disinvolti in questo ambiente che io immagino insolito per loro.

Penso fra me e me…dalle nostre parti i passeri non prendono mai il the al bar, non mi è mai successo di vederli ardire tanto.

Continuo a sorseggiare il mio the caldo di ottima fattura, inglese, ai frutti di bosco, bustina bianca e blu…di un blu uguale al mirtillo opaco di un bosco asciutto.

Un altro passero fa l’equilibrista sul bordo del tavolo di fronte e mi guarda interessato come se pensasse qualcosa di me.

Sorseggio altro the ancora caldo, dalla tazza si alza una nuvoletta di vapore che mi appanna per qualche istante le lenti.

Subito un sole pallido smuove la foschia sul lago piatto che sembra una lamina di peltro, in alcuni punti leggermente marezzato come se un artigiano avesse soltanto iniziato a lavorarlo battendolo per  abituarlo a farsi plasmare.

Un altro sorso di the, mentre il cuoio delle mie scarpe inizia ad essere meno freddo e meno bagnato.

La pioggia infatti è riuscita appena a privarlo di quel manto tiepido che ti da sicurezza quando, sotto l’ombrello, stai attento, a piccoli passi, per non permettere alle gocce di bagnarti.

Piccoli ticchettii di tazze alle mie spalle all’interno del bar, il vento ora leggero, che appena si muove, porta dritto sotto la mia lente destra, dritto sull’occhio, il fumo del signore al tavolino affianco e mi chiedo se quando finirà andrà via oppure se ne accenderà un’altra.

L’aria sta cambiando ed anche lo scontrino che da un po’ era posato sul tavolo vola, come gli uccellini e si sposta a terra.

Un uccellino osa, si avvicina, atterra sulla tovaglia e poi costeggiando il piattino sotto la mia tazza infila il becco dritto nel biscotto bruno attraverso la bustina con su scritto “cordialità” a caratteri di un corsivo d’altri tempi.

Così capisco, apro la busta, prendo un pezzo del biscotto e lo sbriciolo nel posacenere.

L’aria di nuovo si ferma e all’orizzonte il lago si continua col cielo pallido e nebbioso.

Ma odo una specie di turbinio intermittente, un po’ come quello che fa una cartolina quando la fai ondeggiare per sventolarti, mi volgo a destra e vedo un cigno pesante che batte le ali sfruscianti ancora sull’acqua e si porta lentamente sù.

Il the nella teiera ormai è freddo. Così chiedo al signore del bar di darmici una spruzzata di vapore.

Una parte di me non è più qui e, a pensarci bene, non saprei dov’è.

Non saprei se è fuori, lontano da me, ma così nascosta, così in fondo da non riuscire a raggiungerla, a controllarla, a capire dove voglia condurmi, che cosa cerchi da me.

E’ strano, ma a volte sembra che tutto ciò che vuoi cercare nella vita, fuori, lontano da te, sia identico, coincida con ciò che senti dentro di te e che non riesci a prendere per guardarlo meglio, voltarlo da un lato e dall’altro, come un piccolo oggetto nelle mani, sulle punte delle dita…per vedere come è fatto in tutti i suoi dettagli.

Verso un altro goccio di the nella mia tazza dalla teiera ancora calda, di porcellana smaltata di bianco.

La sento ormai leggera e penso che forse il the stia finendo.

Comunque non controllo, non sollevo il coperchio…in fondo la vita è tutta così.

Sta arrivando il sole, tornano i colori e le persone a passeggiare, gli uccellini non vengono più sui tavoli ed anche il biscotto è rimasto lì sbriciolato.

Bevo un altro sorso di the ormai freddo e poi ne verso altro e capisco che è davvero finito.

Comunque è ancora tiepido.

 

 

Mia dolce signora

 

Mia dolce signora

che dallo sguardo profondo

abiti del mistero l’antro nascosto.

  Incontri con la tua magia

l’anima dei miei sogni

spegni l’ardore del mio impeto

con la bambina che ti canta dentro.

  Nel silenzio risuona la tua voce

riecheggia nei ricordi

all’ombreggiar di un fresco cortile.

  Svanisci nell’infinito

mentre ti cerco

senza averti mai trovato

anelito assoluto

fantasia della mia infanzia

fresco venticello che culla

lontani campi di fiori

profumo della vita

limite del mio volo

mia dolce signora…

*****

Ho capito che il mondo è fatto di segreti e che i segreti più importanti sono quelli delle persone, ad esempio quelle che mi raccontano la loro vita ed il baratro che la sottende.

   Ho viaggiato talmente tanto insieme a loro nella foresta oscura delle loro delusioni, delle ansie e delle passioni travolgenti, che non so a volte ove potrei ancora andare.

   Ho capito che la realtà non esiste e che in ogni caso non ha nulla a che fare con ciò che siamo abituati, per la pace dei nostri sensi, a considerare tale.

   La via della verità mi porta per mondi lontani, lontanissimi, eppure sono proprio dentro di noi.

*****

Una giornata d’autunno 

 

Dietro un vecchio

cancello arrugginito

la terra bruna

culla la vita

degli alberi

che riposano avvolti

nella scura corteccia

sullo sfondo azzurro

del cielo

screpolato di nuvole grigie.

Anche sulle foglie

ruggine

sulle pere,

sui cachi sospesi

ai rami

di un albero

come fil di ferro brunito.

L’amaro intorno alle olive

a significare

l’esistenza stentata

degli alberi e di coloro

che li hanno piantati

tanto tempo fa.

Le zolle mosse

e pastose del sudore

di chi le ha sempre arate.

La scala posata in bilico

su un albero difficile

che porge dispettoso

i suoi frutti più belli

al cielo.

Il dolce di una mora

rimasta nascosta

fra le spine

di un rovo

in mezzo alle pietre

di un muretto cadente.

I campanacci suonano

di vacche lente al pascolo

nelle radure del bosco

suoni avvolti dalla bambagia

delle foglie umide

ammucchiate

lungo i sentieri

in mezzo a tronchi

di quercioli ammuffiti

di verde, arancio

e d’argento.

Funghi nati

in una notte dal nulla

sontuosi nei loro abiti

sfarzosi nel grigiore del bosco.

Autunno,

autunno fra estate e inverno

autunno fra

giovinezza e futuro

giorni fra il passato

e la neve di un inverno

freddo ma breve.

Una vecchia, curva

col suo bastone

attraverso un sentiero

accostato a un canneto

dalle foglie lunghe e taglienti

bello e…

impossibile da attraversare

senza ferirsi.

 

Tramonto

  Appena fresca

l’aria si inebria

del venticello della sera.

  Il profumo del fieno…

ai cigli verde

la giovinezza dell’erba.

  Ai colli cupi

l’ultimo sussurro

di luce che fugge.

  Grande disco arancio

poi rosso poi viola

l’ultimo istante

di un giorno che corre via

e mai più ritornerà.

  Somiglia tanto

ad alcuni giorni

molto passati…

che appartengono

non alla mia infanzia

ma a quella parte bambina

di me

che non passerà mai.

Ragazzo

  Nel ricordo del silenzio

avanza un suono misterioso

e mi riporta lontano

tra le campagne

che sono attorno

al mio paese.

  Mi sembra di rivivere ora

la brezza profumata di quercia

che mi inseguiva fra le spighe ondose.

  In discesa verso i campanili

della Cattedrale di Altamura

al tramonto pieno della gioia

della vostra compagnia…

amici miei.

  Quando il suono delle campane

viaggiava col rosseggiar

dell’aria della sera.

  Ricordo o rivivo o sono ancora lì

non so…

  Aleggia senza tempo ormai

la nostalgia d’un tempo

chi sa quale

chi sa dove…

  La bicicletta corre sibilante

taglia l’aria, non può guardare

mai più indietro.

Storie

  Come petali di mandorlo

volano

spezzate dal vento

di una primavera precoce

anime sole dietro i volti

di ognuno di noi.

  Occhi tristi

cuori pensosi

dietro le storie

della nostre vite.

  Vite brillanti,

cammini stentati,

sufficienze eccellenti,

tutte le storie

hanno un’anima

bisognosa di un perdono.

  Lunghi cammini desolati

attraverso il segreto

delle nostre esistenze.

  Cuori infranti,

gioie scordate,

nuove speranze.

  Corre al galoppo

il silenzio del nostro cuore

di oasi in oasi

in un deserto avvampato.

Senza

 

Chiudi gli occhi e…

senti il silenzio delle cose

di tutto ciò che

non puoi vedere.

Fa’ silenzio e…

ascolta tutto ciò che

non riuscivi a sentire.

Non pensare e…

percepisci la vibrazione

tutta della vita

che ti corre dentro.

 

Coppia e futuro

 

    Quando una relazione deve affrontare un lungo viaggio nel tempo, bisogna che profumi di futuro.

   La futuribilità di una relazione dipende dalla facilità con cui arde attimo per attimo.

   Tutto ciò che si discosta dall’armonia rischia di essere una sterile frustrante, ipocrita farsa.

   La coppia acquisisce una fisionomia che supera la somma delle fisionomie delle anime che la compongono.

   E’ come se, sulla scorta delle sue caratteristiche, la coppia si impoverisca o al contrario si arricchisca di prospettive imprevedibili che germinano letteralmente come semi di grano nella morte della quotidianità.

 

Crescere

(il silenzio e la vita)

 

  In alcuni tratti

tagliano come lame

forate e consumate

dai millenni

dal vento

dalla pioggia

forse ricordano

la notte dei tempi.

  Pietre grigie

dure

e indurite

dal tempo

mai vinte

superbe

severe.

  A tratti tonde

e sfuggenti

come chi non può

e non vuole ascoltare.

  Forse non tollerano

la diversità

i cambiamenti

veloci.

  Un fiore giallo

brillante e fastoso

ha scelto una fessura

vi è nato in un paio

di giorni

in un pugno di terreno

posato dal vento

lì fra le lame

che spaccano una

pietra indifferente.

  Le foglioline delicate

quasi trasparenti

vibrano all’aria

e lasciano intravedere

un esile intreccio

di linfa.

  Ti avvicini e senti

un profumo tenue

ed insolito, gradevolissimo

come una giornata

che si muove serena.

Al mercato del pesce

  Tenue pure l’aria

ombreggiata di foschia

al mattino

sul lungomare

che pare disteso

a guardare il Vesuvio.

  La brezza profumata

si confonde con l’odore

del pesce esposto

in bellavista

anch’esso a Napoli.

  Una cassa di pesci bandiera

con gli occhi enormi

ancora luminosi.

  Lumache ancora vive

ammassate a migliaia

in una cassa

muovono le loro lingue

carnose

e forse incoscienti.

  Un cumulo di

cicale capovolte

che muovono disperate

le zampe

in un movimento

frenetico e senza…

senza speranza.

  Battiti inutili

di  valve

di telline e di vongole.

  La gente si ferma

e guarda ammirata

che cosa in fondo…

la vita che si spegne.

  Dei polpi

costretti alla

luce del sole

lontano dai

misteri del fondale

tentacolano

ostentando tranquillità

mentre si muovono

in una cassa

smaltata di legno

azzurro al di fuori

dove i polpi

non possono vedere…

bianca dentro

di un bianco

candido come

l’animo dei pescatori

e forse come coloro

che passeranno e

forse li compreranno

 e li cucineranno

con amore

magari per qualcuno

che neppure

conoscono bene

se pure hanno mai

amato.

  Un’altra cassa

come quella

dei polpi

però più vecchia

un po’ fessurata

con delle alghe dentro

lascia galleggiare

ancora aguglie

deposte su un fianco

forse ancora vive

ma stanche…

una di esse combatte

col risucchio di

un tubo per il ricambio

dell’acqua…

è stanca e non riesce

a sottrarsi al vortice

che la porterebbe fuori

ma ad una fine

più veloce.

  Fra le bancarelle

un altare a Sant’Antonio

coperto con una vetrata

un po’ sporca di polvere

che non lascia vedere

in trasparenza il cielo.

  Ai piedi dell’altare

una cagna distesa

allatta placidamente

cinque cuccioli che

rotolano

sul pavimento

come pure

verso il loro futuro.

  Un uomo si ferma

tutto commosso

e con la voce

di bimbo

ripete sin troppo:

“Che bell, che bell”.

  Ritorna dell’acqua

al mare

dal mercato

apparentemente

brillante…

proviene dalle bancarelle

corre allegra

lungo canali

di sabbia bruna

fra alcune barche

posate e altre

capovolte e spaccate

che forse non prenderanno

mai più il mare e che

nessuno mai riparerà.

  In altre barche invece

pronte ai moli

alcuni pescatori

preparano le reti

tendono nuovi tranelli

a chi non sa

né può sapere

laggiù in fondo

al mare.

  I gabbiani “quacquano”

scuotendosi le ali

da quell’acqua

che li appesantisce

in volo.

  Io li guardo

e non so

dove vanno.

 

Alla fine dell’universo

  Buio

oltre l’ultima stella

oltre l’infinito

dopo ogni paura

attraverso il mio lungo viaggio

attraverso i tuoi occhi

oltre me stesso

dove non posso

né immaginare

né cercare

null’altro

alla fine dell’universo.

   A Edoardo

E poi potremmo

raggiungere quell’olmo

gigantesco

lassù

dove una volta

tanti anni fa

lasciammo che

un aquilone volasse

i nostri occhi guardassero

volteggiare il sogno

nel cielo

legato da fili

di gioia

alle nubi

incontro al vento

tanto che il nostro filo

si spaccasse

e ci lasciasse

gli occhi umidi

mano nella mano

per non perderci

e tentare di capire

perché così forte

anche se era

il vento più bello

mai soffiato.

A Roberto

  Immagino

la tua avventura

da medico dei malati di mente

a medico delle anime

il tuo lungo viaggio

che si ripete ogni volta

avvicinandoti sempre di più
alle persone

i tuoi silenzi, i tuoi occhi

che guardano con la profondità di bimbo

anche tu rispondi all’eco

di un disegno lontano

annulli te stesso

per gli altri.

Mani in tasca

Vorrei

ma che dico

non vorrei

non so, forse

…camminare, le mani in tasca

giù per un viottolo

con le scarpe vecchie e impolverate

tra le pietre in mezzo alle pozze

di fango, le zolle d’erba

le spine di cardo e il trifoglio.

Vorrei guardare beffardo

tutti quelli che incontro

mentre lancio ora un piede

ora un altro in alto

col pantalone grinzo

e la giacca aperta

il vento al collo

spettinato

con i capelli proprio arruffati

come un pazzo

che non conosce ragioni.

Annusare l’aria del fieno

mentre pagliuzze d’erba secca

si alzano in volo e si posano

sui capelli

fra il naso e gli occhi

strizzati per guardare lontano

lungo il pendio che corre

ai lati della via.

Fermarmi con qualcuno

che a mala pena conosco

per dire della pioggia

e di tutto quello che forse

faremo nei giorni che il sole

ci regalerà.

Più su verso il paese

un aggiusta manici d’ombrello

si annuncia festoso

come se potesse aggiustare

chi sa cosa, chi sa dove.

La notte

   La notte è il momento

magico per scrivere

magico per leggere

ciò che ci è scritto dentro

e che viene da molto lontano

forse così lontano

da non poterci essere

più dentro.

   Esiste una notte

per ogni giorno che

non riusciamo a capire…

esiste un giorno per ogni notte che

non riusciamo a vivere.

   Attraversare l’oscurità

la nostra notte interiore

con i suoi ritmi tribali

sconosciuti alla nostra

inquieta quotidianità.

   La storia cerca il ritmo

della nostra vita

il guerriero danza

lanciando in alto

le lance

saettandoci dal tempo che ci appartiene

a quello che non vivremo mai.

   Alla ricerca di eternità

comunque persi

in una strada già percorsa

che non appartiene al nostro divenire

ma soltanto

al divenire dell’universo

al confine fra l’essere

e il nulla.

La danza della vita

  Danza la vita

nella corsa fra gli alberi

nel gioco di ombra e di luce

lungo il sentiero della mia storia

incontra silenzi

e dirompenti cascate

e fruscii di piccole bestiole

nel fogliame del bosco

lungo la freschezza

della mia serenità

al riparo dalla pioggia

sotto un grande albero

alle pendici delle montagne.

  Danza la vita

nell’oblìo del passato

verso gli attimi futuri

di un presente che non c’è

corolla di un fiore notturno

che la luce del sole

invita a riposare.

  Danza la vita

fra un tramonto e l’alba

di un giorno sognato

alla ricerca dei motivi

nel mistero di un tuono

che schiocca

sopra il tempio del mio cuore.

  Danza la vita e si fonde

col tutto e col nulla

nell’oceano più aperto

delle emozioni…

e la poesia non è scritta

da una penna, ma

cristallizza sul foglio

come aghi di sale

e brilla

di ogni sfumatura di colore

e di ogni momento…

  Danza la vita.

Eppur  poesia

  Se la poesia è libera

se il suo canto non conosce

né ricchezza né povertà

se nasce dal cuore

non di un uomo

o forse di un altro

più o meno famoso di lui.

  Se almeno la poesia

è libera

dalle azioni in borsa

e dalle quotazioni

soltanto allora forse

s’eterna

col suo vero nome

e chiunque la canti

editore o no

partecipa

al suo incanto.

Posillipo

Luna su Posillipo

il cuore della città

ricordi che incontrano

la poesia di Napoli.

Argento nel mare

pensami…io ti ricordo

soffri…ti sono vicino

ricordami

cercami.

Non chiederti il perché

cresci insieme a me

non avere paura

di volare

sempre più in alto.

La tua coscienza 

  Vivi la tua coscienza

come se fosse un amico.

  Con un amico

non puoi vincere sempre tu

né puoi permettere

che vinca sempre lui.

  Una giusta amicizia

deve essere equilibrata

non puoi essere

nessuno tu e

qualcuno lui

né il contrario

bisogna che siate

a modo vostro

importanti tutti e due.

  Non puoi avere

sempre ragione tu

né il contrario.

  La tua natura

e la tua coscienza

sono diverse.

  Esisti tu e

non puoi permettere

di essere soltanto

una proiezione della

tua coscienza.

  Altrimenti esisterebbe

soltanto la tua coscienza

e non esisteresti tu,

ma ciò non può essere

perché la tua coscienza

non può esistere

senza di te.

  Non fare in modo

che la tua coscienza

si ingelosisca di te

sarebbe poco conveniente…

falla sentire importante,

ma non permetterle

di annientarti

perché ti annulleresti

e ciò non deve essere.

  L’amicizia serve a

farti stare meglio

e non a porti in disagio.

  Non puoi essere diverso

da ciò che la tua natura

permette e perciò

potrai usare

la tua coscienza

soltanto

per aiutarti a capire

se stai volando

nella direzione giusta.

Ai sassi di Matera

  Si lanciano dal cielo

lungo i vicoli scoscesi

sfiorano i piazzali

ed i cespugli di parietaria

all’imbrunire fresco

di profumi in fiore

e di colori che riposano

verso sera ai sassi

rondini come frecce nere

dall’azzurro soffiato dai cirri

verso i cuori di bimbi

che sussultano ancora

al termine del giorno.

Diversi

 

Granchi sbattuti

sulle pietre

da pescatori che

ricompongono

le reti da una

barca ormeggiata

al molo.

Pozzanghere scure

di acqua lo costeggiano.

Un gruppo di

ragazzi, forse una decina,

passano accompagnati…

i loro passi pesanti

goffi e andicappati

due di loro

un ragazzo e una ragazza

camminano per mano

precedono il gruppo

felici.

Desiderio e realtà

   Inseguiamo sogni

sogni che forse

non appartengono a noi.

I sogni inseguono noi

in una staffetta che è la vita

all’ombra dei nostri desideri

quelli vivi di una volta

ormai appagati

per i quali non vibriamo più,

quelli che vorremmo realizzare

l’importante di adesso

e tutti i sogni

quelli che forse

non realizzeremo mai

perché non ce la faremo

perché non ne avremo

il tempo

quel tempo che occorre

per vivere

per accorgersi

dei nostri desideri

per riconoscere la nostra strada

imparare a sognare

capire qual è il sogno

che vi è in ogni desiderio.

 

L’infinito attraverso Te

Alcuni uomini sono ciechi

altri sono sordi

altri ancora sono muti

purtroppo può accadere

perché non è per tutti

la ricchezza di tutti.

Alcune volte tutti non vedono

altre volte tutti non sentono

altre volte ancora tutti non parlano

purtroppo può accadere che nessuno

nessuno sia ricco come tutti.

Però, quando hai visto la via lattea

sulle cime dei monti la notte

quando hai sentito le cascate

mentre dormi nel bosco all’alba

quando cerchi di parlare con gli alberi

che giganteschi ti guardano al tramonto.

Mentre nascono i raggi del sole

allora soltanto allora

saprai che non vi è nessuna ricchezza

più grande che sapere

che la tua donna ha avuto il coraggio

di guardarti e di ascoltarti.

Di parlarti e di toccarti

mentre tu non sapevi

che la luce di quelle stelle della via lattea

ti guarda ancora attraverso i suoi occhi.

 

Tu e la tua sofferenza

Senti la tua sofferenza

provala e ringrazia

di viverla.

Ti permetterà

di essere

e di conoscerti.

La sensibilità nasce

dalla tua sofferenza

che ti conduce,

ti vuole bene

seguila

ascoltala

non rinnegarla.

Amala per quanto dura

e ricorda…senza di lei

non sarai mai un uomo.

Affanni

  Scambiali

i tuoi affanni

non sono soltanto tuoi

sono gli affanni

di chi ama

di chi cerca

della vita.

  Fa’ silenzio

ed ascolta

ama

non avere paura

conquista la tua

sicurezza.

Ai miei figli

  Non si riesce

a spiegare tutto

né a comprendere

tutto ciò che…

succede e che

ci porta via

lungo la corrente.

  I miei sogni

sono pieni

delle vostre

note garrule

e dell’attesa

nell’immaginarvi

nell’aspettarvi

ancora oggi

per sempre.

  Quando per amore

non si riesce

ad amare oltre

per paura

di non essere

e di non respirare

e di non riuscire

a vivere ancora

allora tutto

può succedere

ma non di

dimenticarvi.

  Amarvi invece

ed esserci

più di prima

vedrete, lo so.

  Vi scrivo perché

ha paura che

possiate perdere

non me o

il mio caldo abbraccio,

ma  per chiedervi

di non smettere

di sperare e di

credere ancora

nel futuro

e di ricordare

che, nonostante tutto,

alle vostre spalle

vi è stato tanto

tanto amore.

  Quante ferite

quante battaglie

probabilmente

vinte mentre

ignorati

si perdeva

quella più importante.

  Eppure non è possibile

perdere la battaglia

per chi vuole

continuare

ad amare.

  Non arrendetevi mai

e continuate

se potete

ciò che vi ho donato,

credetemi,

con tutto me stesso

fino all’ultimo respiro.

  In fine, se riuscite,

perdonatemi

per tutto ciò che

avrei potuto fare

se ancora ne avessi

avuto la forza.

  Vi amo.

Anime

   Si cercano

nel corso dei millenni

attraverso mondi distanti

storie diverse

vite e situazioni.

  Sanno di esistere

e non sanno dove,

si fiutano e …

secondo il loro

destino

si incontrano

anime gemelle

energie comuni

e si guardano

con lo stupore

di bimbi

che hanno

giocattoli interessanti.

  Stanno bene

insieme e

non sanno

né vogliono sapere

perché.

  I corpi che le

avvolgono

cercano

di spiegare invano

l’universale profondità

della loro unione.

Autunno

E guardi nel vuoto

fra le pieghe di ciò che

non vuoi vedere

nei contorni vaghi dell’essere

 

Nell’immagine imprecisata

di quella vita che ti fa

l’occhiolino e che ti sbircia

dietro uno  sfondo indistinto

 

A cercare il silenzio

fra i passi nelle foglie

di un’autunno che

non ricordavi più

 

Nel paesaggio

delle tue emozioni

cercate che ti risvegliano

quando la notte ti distrai

 

Nei sogni antichi

che non cerchi più

su quella corteccia

di un grande albero di fichi

 

A sentire le creste

rugose dell’infanzia

protesa verso

l’abisso del futuro

 

A cercare appigli

sulla roccia liscia

e scivolosa di una vita

bizzarra e dispettosa

 

seduto su di un tronco

di cerro secco

contornato da funghi

profumati di solitudine.

Ciò che non esiste più 

  La sensazione

che ti manchi

qualcosa

una canzone

un respiro

un’immagine

eppure sono

tutti ricordi

ricordi che

non riesci

a vivere più

vorresti

attraversarli

per sempre

di nuovo

ed invece devi

devi cercarli ancora

dentro di te

in una dolcissima

tristezza

anch’essa

effimera.

E S S E R E  

Spazi

Tempi

 

Vivere

Morire

 

Essere

Avere

 

Fremere

Capire

 

Combattere

Ricordare

 

Sperare

Perdonare

 

Amare

Dimenticare

 

Credere

Lasciar correre

 

C O M U N Q U E

Fra i monti

  Lande innevate

custodite

da pini

come campanili

sulla grande cattedrale

della mia vita

al termine

di una lunga giornata

trascorsa

fra i boschi

a cercar

di che vivere

mentre fiocca lieve

altra neve

a innalzar

il mio guardo

lungo il sentiero

ovattato.

  A notte

ramoscelli umidi

ardono con difficoltà.

GLI ALTRI 

 Arpeggiano

Soffiano

Stridono

Impattano

Come schiaffi

Attendono

Silenziosi

Dubitano

Incalzano

Oscillano

Tentennano

Come fili d’erba

Aggrediscono

Nel silenzio

Ritornano

Senza pudore

Poi vanno via

Tornano ancora

Fischiano

Fanno finta di niente

Non ti guardano

Dimenticano

Ti cercano

Più di prima

Capiscono

Ma per poco

Poi vanno via

Cercano altrove

Demandano

Non possono

Eppure sono

Oppure erano

O saranno

Invocano

Temono

Si lamentano

Fan finta di

Ignorano

Parlano di te

Come tu parli

Di ciò che loro

Dicono anche

Sembrano te

Tu sembri loro

   I tuoi occhi

Quando

mi racconti

di te bambina

che guardavi

le rondini

accudire

i figlioletti

sola a sognare

nel centro storico

azzurro

il cielo

si affaccia

dai tuoi occhi

all’anima mia

e m’incanta

col sogno

che sai dare

sembri ancora

a giocare

più bambina che mai

senza tempo

più bella di così

non t’ho vista

mai e…

mi sussurri

poche cose

e mi trasporti

con te

lungo i tuoi ricordi

e m’è soave

guardarti

delicato ascoltarti

nella poesia

che sei

amica mia

quando

chini il capo

e guardi nel vuoto

e ricordi ancora

e mi tieni affianco

tra le tue mani

delicate

come ali

di uccellino

che cerca

le mentine

del nonno

e torna

alla vita.

Il destino di volare

  Libere le ali

volteggiando alti

nel cielo finissimo.

  Lontani eppure

presenti a quel mondo

di vallate e di dirupi

scoscesi lungo le fiancate

delle montagne

del mio procedere.

  Orizzonti infiniti e lontani

abbracciare non puoi

se non con lo sguardo

di chi si affaccia

alla finestra del mio cuore.

  Sottile lo sguardo

verso tronchi di pino loricato

squarciati da fulmini

che nessuno ha conosciuto

e pietrificati dalle intemperie.

  Lungo sentieri poco battuti

al risuonare di una voce di bimba

che non incontrerò mai più.

  Oh Dio, oh Dio perché

la  mia memoria è senza tempo

e l’eterno mi è immane dentro

e l’assoluto mi appartiene,

perché Tu vuoi che io viva

 la mia profonda sacra e sola

avventura.

  E’ come se io debba ricordare

ciò che nessuno può e riesce

a serbare e allora,

allora mi alzo in volo

ed è come se

i boschi, i fiumi

e le cascate dirompenti

del mondo

mi appartenessero

e corressero

dentro la mia anima.

 Il gregge

Appeso ad un dirupo scosceso

lungo un pascolo erboso

gregge solitario e lontano,

l’incontro del mio viaggio

con ricordi

e giornate d’un tempo…

mi riporti il profumo

che avevo dimenticato.

Il muro dietro la finestra

  Al termine di

un lungo corridoio

quasi completamente oscuro

una finestra

con delle sbarre.

  Dietro la finestra

un muro grigio

illuminato da

una luce fioca…

qualche petalo

scende

e brilla del sole

mentre volteggia

prima di scomparire.

  Guardo da lontano

e non oso percorre

sino in fondo

quel corridoio.

  Accompagnami

perché ho paura.

Il pozzo e la luna

Quando gli occhi

sembrano più grandi

e tu li guardi

e non ne trovi il fondo

pensa che laggiù

dentro quel pozzo

qualcuno guarda te

come se fossi luna

nel cielo scuro della notte.

Egli vorrebbe risalire

da quel pozzo profondo

ma non può

ed allora sogna

e lancia con l’immaginazione

una corda al cielo

e vi si aggrappa

e chiude gli occhi

ed è fuori

più in alto della luna…

Quando tu guardi gli occhi

e ti sembrano più grandi

ricordati anche

di chi è in te

e sogna anch’egli

di superare la luna.

L’ultimo viaggio

  Ci sono viaggi

dai quali

non si torna mai.

  Sto per partire

e sento che

questo viaggio

potrebbe essere

l’ultimo viaggio

il viaggio dei viaggi.

  Lontano, non so dove

c’è qualcuno che

mi aspetta

da sempre.

  La mia solitudine

mi terrà compagnia

mi preparerà

all’assoluto.

  Non so bene,

ma sento

che è così e

che ne coglierò

la ragione profonda

soltanto quando

non potrò

spiegartelo più.

La nuova poesia 

Dopo aver letto tante poesie

Di tantissimi poeti

Di ogni tempo e

Di ogni luogo

Mi chiedo ormai

Quale sia la poesia

Più adatta a svolgere

La sua funzione magica

Di leader  dell’anima

Quale sia il senso

Quale lo stile

Quale il modo

La scienza

Il fine

In coro

Tutti i poeti dell’universo

Mi ascoltano e cantano

Di un linguaggio

Ineffabile e vissuto

Intriso del sorriso

E del pianto di tutti coloro

Che han saputo

Fare a meno del parlare

Per morire

Sognare per fare

Intraprendere per sognare

Un coro unico

Discorde ma intonato

Soltanto sul senso

Del lasciarsi andare

A raccontare

Ho dissecato i corpi

Delle loro parole

Ho intriso la mia siringa

Nelle loro vene  ho vissuto

E capito che è il bisogno di

Far poesia

Di non rispettare le regole

Facendo proseliti

Nel canto libero

Dei sentimenti

Accennati nell’incertezza

Del loro nome

Io stesso mi offro

All’esame ardito

Come  già non fossi

Come se mai

Fossi stato

Sempre ed oggi

Mai e adesso

Contraddittorio e logico

Solo e me stesso

Poeta uomo

Uomo poeta

Nessun linguaggio

Solo l’anelito

Pensante

Al termine della coscienza

Di appartenenza

All’inizio dell’orizzonte

Di una nuova era.

Impossibile

 

  La tua bellezza ho sciolto

il vento la porterà via

perché possa continuare

a volare nella mia fantasia.

Incontri

Nel mistero degli incontri

sta racchiuso

il senso dell’esistenza.

Gioco magico di attrazioni

il vento muove le foglie

nella loro ineffabile leggerezza

lungo viali cosparsi

dei colori dell’autunno.

Volano anche i desideri

portandosi dietro

i nostri anni,

e ci conducono

lontano.

Io

  Percepisco

la mia eternità

oltre il confine

del mio corpo

e dei suoi limiti.

  Sento il soffio

che mi anima

nella sua

assoluta libertà.

  Mi guardo

e sorrido

dei miei affanni

e quando il mio cuore

vuole fermarsi

percepisco una

sensazione di

leggerezza

anzi di inconsistenza

di impareggiabile

beatitudine. 

Io appartengo

appartengo a un fiume

di idee e di uomini

passati, presenti e futuri

certezze e intuizioni

amori e passioni

mondi e universi

lotte e sconfitte.

Io appartengo

ad orizzonti comuni

guardati da lontano

da anime amiche.

Profili accennati

all’imbrunire

di cieli distanti

tali sono le idee

che l’anima nostra

può scorgere quando

il sole tramonta

ed il futuro

inizia a mancare.

Non vi è solitudine

se ti fermi

e ritrovi la speranza

di tornare ad essere

un giorno

ciò che mai

il tuo giorno

ti ha potuto donare.

La candela

   In una fiamma di candela

 nell’oscurità della notte

puoi vedere la tua vita:

il centro quasi non c’è

il cuore giallo come il sole

fluttuante nei bordi

indistinto col tutto…

lo stoppino bruno

affogato nella cera

…bollente.

“La ghiandaia”

(Un sogno)

Salta

la ghiandaia tra

una foglia e l’altra

nell’odore denso e fresco

del muschio e della pioggia

che tutto bagna.

Corre il rigagnolo

verso valle, lontano

porta con sé

l’odore del bosco

della vita che corre

di quel soffio

che ti fa vibrare tutta

nel sogno che crei

in chi ti è vicino.

La grande quercia

  Nella vallata

raccolta

dagli orizzonti

dei pascoli

vivi ancora

le vibrazioni

dei secoli

che ti hanno vista

aspettare immane

l’ultimo viandante

rapito dalla tua maestà

grande quercia

chioma d’argento intrecciato

sui cieli

del passato

profondi.

La tua musica

La musica

che ascolti

e sembra che

venga dall’esterno

nasce in verità

in te

ti riscalda

ti vivifica

esprime

il mistero

del tuo profondo

porta fuori di te

la tua vibrazione

e ti permette

finalmente

di riconoscerla.

Ecco perché

la musica più tua

è il silenzio.

L’invisibile

  Non si vede, ma

ti corre dentro

e poi dai tuoi occhi

si esprime invadendo

chi incontri

chi ricordi

chi pensi.

  Non dimenticarlo

è dentro il tuo cuore

nella tua pelle

nelle tue ossa

nel tuo sangue

ha una memoria

senza tempo

non ha spazi definiti

è eterno

ne cambia soltanto

la percezione

che puoi averne.

  Gli altri possono

vederlo sempre meglio

di quanto tu possa

coscientemente viverlo.

  Non cercarlo

gli appartieni.

  E’ l’invisibile.

L’ittice

Come da tante punte

in tutte le direzioni

ha diffuso

la sua vita nascosta

all’aere

che in silenzio

l’ha presa

lasciandone un guscio

ligneo a ricordo…

a forma soltanto

di ittice.

 

Luce

  Nelle fessure della terra

sono entrato

lasciandomi la luce del sole

alle mie spalle sole.

  Nell’oscurità feconda della terra

sono entrato

per morire nella vita dell’universo.

  Nell’immobile silenzio

sono entrato

ed ho lasciato i rumori

del mondo

che non hanno potuto

seguirmi laggiù nel profondo.

  Nelle crepe del terreno

bruno,

sgretolandolo,

penetrandolo,

per cercare nell’oscurità

la luce.

  Morire nell’oscurità

entrare

e non avere bisogno più della luce

seguire dell’acqua il destino misterioso

nelle viscere segrete del pianeta

al centro del mondo

e poi

correndo lungo altri pianeti

sfondare i muri dell’universo

e ricongiungersi ad una luce

milioni di volte quella del sole

e tutto attraverso

l’oscurità, la morte

la rinuncia alla percezione

del mio dolore.

  Rinascere alla mia morte

annientandomi per esistere…

un cammino di luce infinito

mi appartiene e mi aspetta.

Mattino

   Il cracchiar di un corvo

solitario lungo le strisce

rosse del cielo di un mattino.

La freschezza silenziosa

dei miei passi

lungo il sentiero.

Quei fiori blu

lunghi sotto il muro

protesi verso l’alto

ancora svegli e bagnati

della brina del mattino.

L’inizio di un nuovo giorno

di un nuovo anno

proteso come quei fiori

verso l’alto.

Mentre cammino

sogno di volare

alzo lo sguardo

verso il cielo,

il corvo ormai

cracchia lontano

alle mia spalle:

la striscia bianca e brillante

di un aereo di linea

entra sopra l’orizzonte

sembra che racconti

dei sogni di chi vi è a bordo,

scricchiolano i sassolini bagnati

sotto le mie scarpe.

 

Notte di luna

  Gelida la luna

riflessa nella risacca

a mezzanotte.

  Null’altro che

le onde nere

sotto la costa a picco

qualche pennellata

d’argento e poi…

a chiedersi giusto

il senso di tutto ciò.

Oggi per domani

Desiderio di un futuro,

non l’avvenire

e nemmeno

la percezione

che puoi averne…

eppure col capo chino

mentre realizzi qualcosa

per il tuo domani

ti lanci

verso un mondo

che non c’è ancora

né sai se mai

esisterà.

La capacità di

scommettere

come un pazzo

che gioca alle corse

ti salva e

ti rimette

in movimento

verso il futuro

se mai sarà il tuo,

ma è importante

scommettere

per non morire.

 

                     Ombra, non mai                         

   Percorro i miei ricordi

come se fossero

ombra

del mio presente.

   Forse sono

emozioni

di un presente

alla luce del passato.

   Forse  emozioni

del presente sono

i ricordi del passato

che ritornano.

   Vorrei che non fossi

mai  ricordo

mai  passato

mai emozione.

   Ti vorrei non vivere

per essere vissuto

per sempre da te

come non mai.

Pagine di vita

  Sopra un tavolino a tre piedi

nel giardino pieno di foglie

all’ombra di una grande quercia

un libro posato

con le pagine volte dal vento

un vento leggero

che procura un lieve

sfarfallio di carta

affastellata di significati

da leggere.

  Non si sa ove sia

quel lettore che era seduto

tranquillo e avvinto

da quel romanzo.

  Un viandante

passando per la strada

che costeggia il giardino

attraverso uno squarcio di siepe

coglie l’immagine e

continuando verso le sue cose

con passo affrettato

la porta con sé

qualche metro ancora

e pensa al libro

sfogliato dal vento

poi alla sua vita

ed al vento che

ne sfoglia le pagine.

 

Perché  l’anima

  Perché l’anima possa…

possa non soffrire

traversando il tutto da cui è emersa

volgendo a termine nel nulla

magici sentieri dovrà correre

in un itinerario di luce senza sosta

spiagge battute dalle tempeste

ed accarezzate dai tramonti

di brezza ebra verso l’infinito

di brividi si nutrirà

e di distacchi

alla ricerca del senso

di ogni più piccola emozione.

  C’era una volta…

una favola alta come una nube

nel cielo azzurro e adesso…

piove nella campagna

dal grigio ricordo coperta

e già da un nuovo cielo

di un azzurro più profondo

cercata e follemente amata.

Segreti 

   ***Ho capito che il mondo è fatto di segreti e che i segreti più importanti sono quelli delle persone, ad esempio le persone che mi raccontano la loro vita ed il baratro che la sottende.

Ho viaggiato talmente tanto insieme a loro nella foresta oscura delle loro delusioni, delle ansie e delle passioni travolgenti, che non so a volte ove potrei ancora andare.

Ho capito che la realtà non esiste e che in ogni caso non ha nulla a che fare con ciò che siamo abituati, per la pace dei nostri sensi, a considerare tale.

La via della verità mi porta per mondi lontani, lontanissimi, eppure  essi sono proprio dentro di noi***

 

Sentimenti

Nella penombra

al tenue bagliore

di un lume

quello dell’amore

che ci lega.

In un momento

della nostra vita

sicuramente l’unico

e che senz’altro

mai più

si ripeterà.

Pulsa da un brulichio

fremitante

un ondata di luce.

Tra i riflessi

dei nostri ricordi

e le note

di una sinfonia

che ti entra nel cuore.

Perché tutto

ha un significato

e quando il vento

avrà spazzato

tutti i nostri ricordi

resteranno

come un arcobaleno

le gocce

dei nostri

sentimenti.

 

 Sogno: sosta notturna

Le  montagne

azzurre

ed il vento in cerca

di stelle

lungo le ciglia increspate

dell’orizzonte.

Una sosta importante

al riparo di una roccia

mentre già si vede

il passo fra le nuvole

che apre alla valle

incantata e futura.

Il mio cane resta vicino

stretto al sacco a pelo

mentre il lupo canta

sottovento alla notte

senza fuoco né riparo

all’uomo solo tra i monti.

Fruscii tra i rami scuri

lungo le dorsali tonde

di pendii solcati d’acqua

silenzi e ricordi misti

d’amore, d’infanzia

solcati di dolore.

Paziente attesa

carica di nulla

sguardo profondo

nell’aria della notte

mistero del domani

sospeso a mezz’aria

Non un ricordo

che non sia lanciato

in alto verso strade

di galassie scarlatte

e di dolci profumati

della nonna…sogno.

 Sospesi

Non è possibile

di fronte al cielo

pennellato di cirri

descrivere, ma tacere

di fronte alle rondini

senza peso saettanti

fermarsi, ma volare

tra il vento

che ti sfiora

e la terra

che ti accoglie

pensare, ma soltanto

essere

persi nell’etere

dell’infinito.

S’odono campane

a scandire il respiro

di questa vita

di così tanto silenzio.

Dove hanno imparato

a volare

così bene gli uccelli?

Non è forse l’aria

che ha loro

insegnato?

Dove hanno imparato

a tacere

le paure?

Non è forse l’illusione

che le ha accolte?

 

Tempesta

  Tutto era quiete

e da molto tempo.

  Forse taceano i ricordi

e le gioie di un tempo.

  Le albe inseguiano i tramonti

frammiste a silenziose notti

in cui udir si potea

silenzioso lo schiocco del gufo

e della nottola il mistero dell’ali.

  Nei meriggi la quiete varcava

del nostro affanno il confine

e con l’ansia del futuro confondeasi

ignara dei motivi che non sapea ancor.

  Delle mosche lo stupido volar

di un rigagnolo il possibile rumor

dell’operosa ape la fatica lenta e saggia

del sole i ritmi e i tempi ordinati

scandir le stagioni e i giorni.

  Tutto era quiete

e dei suoni e dei color la finta pace

era possibile nel silenzio delle giornate

consumar.

  E il dolce miele della vita

parea tutto di poter gustar

bugiardi ai propri abissi

che da tempo ormai bruciavan

nella sconsolata vastità del nostro cuor.

  Nell’estate calda e sicura

al rosseggiar di ciliegie e pesche

al loro olezzo ingannator

che il gusto alle succose labbra

di un bimbo offre della sua corsa al fine.

  All’ali di quel vento cheto

che la pelle sfiora scoprendoti leggermente

alla poesia di un tempo

che ancor di quell’eco vibra

delle prime rondini coraggiose

alle serate fredde per prime approdate

con gran lestezza al tetto

dal calore di un nido consolate.

  A quell’autunno mite

e fresco di fogliame colorato

dal vento delle stagioni della vita

miti viandanti

di un pendio boscoso

che all’erba una magia sotto la pioggia dà.

  A quegl’inverni freddi

dal fuoco dei camini cheti

riscaldati nei silenziosi cuori.

  Alla pioggia cara e tranquilla

che sulle chianche delle vie

della gente dilava i polverosi affanni.

  A quell’odore fresco che il senso della vita

offre a chi guardare ed ascoltare sa

nei vicoli antichi delle nostre città.

  Tutto era quiete

e da molto tempo.

  Ad un tratto però

il cielo plumbeo

da un canto l’azzurro pomeriggio

oscurò profondo e minaccioso.

  Fuggìan le stagioni e della vita

nei vari dì le opre, quei suoni,

delle api i voli,

le rondini basse e silenziose

ai tetti volte con l’angoscia della morte

dei propri piccoli preoccupate

ma ignare del mistero che dalla vita

volge alla tempesta.

  Piccole e ancora fresche

bugiarde e perigliose le prime gocce

di quel plumbeo ciel cadean

e freschi pure gli occhi della gente

in alto guardavan a cercar l’inganno.

  Poi furon solo tuoni e fulmini

e soffi duri e sferzanti

e muri d’acqua e grandine

e tutti che correano al riparo

senza ahimè trovarlo

perché non vi è in vita

sicuro riparo a sicuro destino

e la tempesta spazza e inonda

e spezza e travolge

e sferza e sfonda e fora

delle ciliegie il cuor

e annienta ed impone

della vita l’immaginato dolor.

  E tu che attento alle prime gocce

di chianca in chianca

fanciullo salti e scansi l’acqua

e asciutto ti sforzi di correr ai ripari

ben presto vinto dalla tempesta

e prima mesto e poi pian piano

tutto bagnato

di un nuovo disegno la legge impari

e poi  zuppo di pioggia

nelle buche salti e ti crogiuoli

e non più preoccupato stai, ma

gioioso aspetti e dell’acqua non più ti curi

indugi e godi e della tempesta

quasi il volger disperi e quasi vorresti

che non finisse mai

e della fine cogli il senso

dell’inizio l’inganno

e della quiete l’inconsistenza

dell’eccezione la regola

mentre il cielo azzurro ritorna

con il profumo di quella pioggia

che da anni ormai non ti inondava più.

  Tornano ancora i suoni delicati

e delle brezze il tocco

e dei colori tenui il senso

ma col ricordo della tempesta

che scatenata nella sua immane violenza

di nuovo il senso dà

alla pace velata dei nostri cuori.

Eternità

Non perde il suono

ciò che non vede

 

non perde la vista

ciò che non sente

 

il profumo dell’essere

incanta ancora

 

l’anima soffia

come un vento sottile

 

se solo dimentichi

di essere

 

se passi con facilità

da te a te altro

 

in un altro momento

in un altro luogo

 

da tuo padre

a tuo figlio

 

dal passato

al futuro

 

dal volere

al distacco

 

comunque libero

comunque altro

 

come un fiume

che corre veloce

 

ed è sempre lì

come te domani

 

per sempre

come mai.

 

Oltre

Da quanto tempo

in silenzio

senza poesia

come in un campo

arso dal fuoco

di persone moleste.

Eppure, dopo

dopo la sconfitta

dopo la morte

dopo l’indifferenza

dopo tutto

dopo la vita.

Esiste ancora un filo

d’erba verdissima

e trasparente

alla luce soave

del mattino

pronta

al candore lunare.

La speranza

il sogno

l’ardire

lo sguardo

fermo

oltre.

Ecce homo

 

Quando vedo che cosa ne è stato dell’uomo,

ritrovo dei racconti che non volevo ascoltare.

Quando osservo di che cosa egli non è più capace,

sogno il suo destino.

Quando odo il suono della sua fuga,

immagino il terreno polveroso sotto i suoi piedi.

Quando ascolto il silenzio del suo cuore,

capisco che si è perso.

 

L’anno vecchio  – dedicato a tutti quelli che ho conosciuto nell’ultimo anno

 

Buonanotte anno vecchio

questo è il momento di dirsi addio

per quanto sia tardi

non posso più farne a meno

ho sempre pensato che un giorno

avrei potuto saltare da un anno all’altro

senza provare quella strana sensazione

di nostalgia e di speranza insieme

che porta gli uomini a non vivere mai

mi accorgo oggi

che quello che ho cercato ieri

arriverà forse domani

ma non importa, perché

anche l’amore ritorna

solo quando lo lasci andare via

penso oggi a tutti quelli

che Ieri hanno sperato

quello che oggi non hanno ancora

nemmeno perché l’hanno avuto

ma soltanto perché

l’hanno dimenticato

è un anno che attendo

quello che ho chiesto un anno fa

attendo ancora un altro anno

perché io possa sperare ancora

dopo un anno e poi tornare

a sperare perché non ho vinto ancora

questo cantano nel cuore tutti

mentre cercano di essere nessuno

in mezzo a tanti che non sanno ancora

chi saranno domani

un giorno di un anno di questi

ci alzeremo, al mattino

senza più dubbi su dove

dovremo recarci per lasciare andare

ogni problema senza che

possa mai tornare

liberi di vivere liberi di essere

qualcosa di diverso

da quello che vogliono

tutti quelli che non sanno chi siamo

che non sanno chi sono i propri figli

che hanno dimenticato le lacrime dei propri genitori

che hanno pensato di diventare

ricchi del dolore degli altri

non posso più tacere

non posso più aspettare

domani parto per una festa

che non finirà mai più

e che nessuno potrà mai disturbare

perché non è stato invitato

e non ci sarà mai

domani parto e non torno più

andrò in giro per il mondo

a prendere per mano tutti i fratelli

come se non ci fossimo mai lasciati

distrarrò tutti i cattivi

e li porterò con me

a giocare perché così

non potranno più farci del male

amici venite e andiamo tutti

insieme a guardare il sole che tramonta

perché le stelle vogliono brillare

non dimenticate quanto era bello

sognare e perdersi nei ricordi

e nelle speranze

non tornate indietro

tu non sperare più

in cose che

non potrai avere mai

spera di essere oggi

quello che domani

avresti voluto essere ieri

pensa a quello che saresti oggi

senza cadere in ciò che sei

per non essere più domani

buonanotte anno vecchio

penso che l’anno nuovo

ti somiglierà soltanto

perché non avrò richieste

se non quella di non doverti salutare

m a i    p i ù.

POESIA DEL RISVEGLIO

Durante la notte, immagino di vivere in un mondo armonioso, dove i bambini possono avere il moccio al naso, e le mamme scegliere di non fare l’epidurale.

Sento le urla dalla casa affianco, litigano perché non hanno i soldi per le bollette.

Un mondo dove posso guardare la strada mentre guido e non temere di distrarmi per gli autovelox.

Gli extracomunitari si strabaccano negli hotels a cinque stelle…come il movimento cinque stelle.

Un mondo dove i terremotati non ci sono più, perché le case sono studiate. Dove i terremotati si sentono al sicuro perché sono nella loro patria.

I negozi aprono in pochi giorni l’attività e lavorano senza pensare a come evadere le tasse, perché la figlia deve sposarsi.

Il pane, di qualità, perché non vi sono limiti di costo per una farina onesta.

Il vino, tanto buono, da non essere costretto a mentire con i bisolfiti.

Le erbacce nei campi, senza diserbanti…ma le persone le chiamano erbette.

La salute che bussa in farmacia, per chiedere di chiudere.

I medici che non dicono più bugie e curano gli altri come i loro figli.

Ogni lavoro dignitoso e utile, perché ognuno sente il dovere di dire la verità e di fare quello che sente.

Gli ufficiali giudiziari, i picchiatori, la guardia di finanza che si alleano per combattere la prepotenza.

Le banche che restituiscono il sudore alle persone, aiutandole a non illudersi mai più.

Un mondo dove il denaro si crea con la sola fantasia e le opere con il lavoro dell’uomo.

Un mondo dove chi comprende la verità non ha più il tempo e la forza di parlarne, ma vuole soltanto dedicarvi la vita.

Un mondo dove i soldi non finiscono mai e la voglia di riconoscersi è come la linfa vitale per una pianta meravigliosa.

Mi sveglio, e l’immaginazione è diventato il sogno, mentre guardo il mondo che si trasforma sotto il mio sguardo.

L’acqua scorre pulitissima e immacolata, senza bollette, senza trivellazioni, senza menzogne, nel paradiso della nostra evoluzione migliore: la nostra.

 

 

Fortuna

Abbiamo una fortuna

Di non averne una

Di non averne bisogno

Di non appartenerle

Di non cercarla

Di non capirla

Di non desiderarla

Di non sapere che cosa

Di non sapere come

Di non sapere quando

Noi siamo il tempo

Noi siamo

Noi sogniamo

Noi siamo la fortuna

La fortuna.