Biografia

Crescono, a centinaia, gli articoli pubblicati, per citare soltanto le comunicazioni ufficiali, che fanno testo nella storia dell’informazione libera contemporanea.

Salvatore Rainò è nato il 25/10/1961 ad Altamura (BA) in Puglia ed è figlio del Dr. Carmelo Rainò, medico anch’egli. Sicuramente suo padre gli ha trasmesso l’amore per il sapere ed il culto dell’interezza della medicina.

Alcuni tratti della sua personalità: sensibilità, intuito e creatività a disposizione di una dimensione planetaria.

La sua storia è costellata di avventure e viaggi a contatto con la natura e di esperienze di altissima performance psicofisica (escursioni in ambienti selvaggi, nuoto di superficie e subacqueo, viaggi in bicicletta ed in moto, corse illimitate, alpinismo, speleologia) esperienze no-limits per apprezzare tutte le potenzialità che un uomo ha nella sua vita.
Si impegna nel dispiegarsi di un mondo nuovo con lo stesso spirito ed entusiasmo.
Il tema centrale della sua vita è che il futuro del mondo ha bisogno da ognuno di noi di un impegno che non sia ordinario bensì straordinario, un impegno che superi la nostra esigenza di avere una vita normale e che si proietti continuamente ad una grande famiglia planetaria che ci veda davvero tutti fratelli spirituali.

Maturità classica a 18 anni al Liceo Classico Cagnazzi di Altamura.

Ha frequentato il Corso di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari con il piano di studi completo, scelta libera di pochi medici, (di seguito sono indicate in corsivo le discipline nelle quali un futuro medico poteva evitare di formarsi), con frequenza quotidiana di tutte le lezioni, le esercitazioni e dei reparti di tutte le discipline cliniche e mediche del Corso.

Elenco delle discipline del corso sulle quali egli ha dimostrato la sua formazione con ratifica formale di accertamento di profitto:

Biologia e zoologia generale – Chimica e propedeutica biochimica – Fisica medica – Istologia ed embriologia generale – Anatomia umana normale – Chimica biologica – Microbiologia – Fisiologia umana – Patologia generale – Farmacologia –– Patologia speciale chirurgica – Patologia speciale medica – Istologia patologica – Anatomia e istologia patologica – Clinica neurologica – Igiene – Clinica psichiatrica – Clinica chirurgica generale – Clinica medica generale – Clinica ostetrica e ginecologica – Clinica pediatrica – Medicina legale e delle assicurazioni – Radiologia – Clinica dermosifilopatica – Clinica oculistica – Clinica odontoiatrica – Clinica otorinolaringoiatrica – Clinica ortopedica – Anatomia chirurgica e corso di operazioni – Patologia cellulare – Oncologia sperimentale – Neuroftalmologia – Neurofisiopatologia – Dermatologia sperimentale – Semeiotica neurologica – Neuroradiologia – Chirurgia maxillo facciale – Psicologia medica – Patologia ostetrica e ginecologica – Neurochirurgia – Fisiopatologia ostetrico ginecologica.

Durante il corso di studi egli ha frequentato in qualità di allievo interno l’Istituto di Patologia chirurgica del policlinico di Bari dal 1982 al 1984.

Dal 1985 al 1986 è stato allievo interno dell’Istituto di Anatomia e Istologia Patologica, ove ha svolto attività scientifica di ricerca in Immunoistochimica.

Laurea in Medicina e Chirurgia a Bari a 24 anni con pieni voti assoluti, tesi in Anatomia e Istologia Patologica su un suo lavoro scientifico: La displasia epatocellulare: inquadramento nosografico e ricerche sistematiche immunoistochimiche.

Nell’anno accademico 87/88 ha svolto attività didattica in Anatomia macroscopica presso l’Istituto di Anatomia umana normale dell’Università degli Studi di Bari.

Dal 1986 al 1990 ha svolto attività di ricerca scientifica e attività clinica presso la Cattedra di Allergologia ed Immunologia Clinica , Istituto di Medicina Clinica dell’Università degli Studi di Bari, ove ha tenuto anche vari corsi di Immunologia sull’ipersensibilità al veleno di insetti. Per questo settore, ha anche frequentato uno Stage Universitario presso l’Ospedale Maggiore di Milano.

Sempre per quanto riguarda l’ipersensibilità al veleno di Imenotteri, egli ha creato e condotto, presso l’Università degli studi di Bari, il Settore di Diagnosi e Terapia per l’Ipersensibilità al Veleno di Imenotteri, promuovendo un rapporto di collaborazione con l’Istituto di Rianimazione dell’Università degli studi di Bari, ove conduceva la delicata desensibilizzazione con veleno d’insetti dei pazienti a rischio di reazioni anafilattiche mortali, argomento in cui è stato pioniere nella Struttura Universitaria Barese.

Dal 1990 al 1995 ha svolto attività di Medico Interno presso l’Istituto di Clinica Medica II dell’Università degli Studi di Bari.

Nel 1996, Salvatore Rainò, a termine di una durissima e lunga selezione su candidatura europea, è stato chiamato come unico vincitore a ricoprire un’importante posizione di dirigente di ricerca clinica per un’azienda leader della farmindustria, ma , ben presto, si è licenziato perché ha capito che non era la sua strada.

In questi anni ha ricoperto diversi incarichi presso le ASL locali, come medico di guardia, medico di pronto soccorso, medico di guardia interdivisionale, medico scolastico, medico di reparto ospedaliero di medicina e di ostetricia e ginecologia.

Ha ricoperto la nomina di Tenente Medico, dirigente di servizio sanitario presso il 13mo BTG Logistico di Manovra della provincia di Udine, dal 1987 al 1988.
In questo periodo veniva insignito di Encomio Solenne e riceveva il titolo di Nobil Homo per il “Senso di altruismo ed il Cosciente sprezzo del pericolo” dimostrati nel corso di un drammatico incendio.

Specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica a Bari a 27 anni, con 50/50 e lode, tesi sull’attività clinico-scientifica: “Allergia al veleno di Imenotteri – Stato dell’arte e studi preliminari”, di cui Rainò si è occupato per vari anni presso la Cattedra di Allergologia ed Immunologia Clinica dell’Università di Bari.

Specializzazione in Medicina Interna a Bari a 33 anni, con 50/50 e lode, tesi su: “Indagine epidemiologica su un campione di 458 pazienti di osservazione allergologica, con particolare riferimento agli aspetti atopici nella patologia respiratoria”.

Diploma di Medico Omeopata presso la LUIMO di Napoli, Corso Triennale di Metodologia Sperimentale Clinica Terapeutica Omeopatica a 39 anni.

Diploma di perfezionamento annuale di Metodologia e Pratica Clinica Omeopatica presso la LUIMO a 40 anni, tesi finale su “Prescrivibilità del rimedio omeopatico, ritorno dei sintomi e metastasi morbose: uno studio su 600 casi clinici ed i suoi insegnamenti per il futuro dell’umanità.

Nell’ambito della LUIMO, il dr. Rainò ha svolto attività divulgativa, ha partecipato, anche come relatore, a diversi momenti di livello internazionale, ha ricoperto incarico di Docenza, ricevendo da Alma Rodriguez lo Stemma d’oro di Hahnemann.

Già Consulente dell’International Hospital “Salvator Mundi” di Roma.

Oggi, Salvatore Rainò esercita la medicina omeopatica nel suo Studio in Altamura ed è impegnato nell’esprimere la professionalità più pura in omeopatia alla luce dei dettami dell’unicismo hahnemanniano.
Sulla scorta delle indicazioni fornite nel 1806 da Hahnemann nel suo primo lavoro importante, “La medicina dell’esperienza”, l’omeopatia si basa essenzialmente sui seguenti fondamenti:

le medicine devono essere scelte in base ai sintomi del paziente, senza fare riferimento alla presunta malattia che li avrebbe causati;
l’effetto delle medicine si può scoprire solo con esperimenti su persone sane, in quanto nei malati i sintomi della malattia si confondono con quelli causati dalla medicina;
il “principio dei simili” (similia similibus curantur): le medicine devono essere scelte in base alla somiglianza tra i loro effetti e i sintomi del paziente;
le medicine devono essere date in piccole dosi;
il trattamento deve essere ripetuto soltanto al ripresentarsi dei sintomi.

Alla luce della complessità delle attuali conoscenze, la medicina omeopatica si inscrive nel panorama delle possibili scelte mediche come un sistema elegante di diagnosi e terapia di particolare efficacia e soprattutto rispettoso della congruenza psicofisica della persona, senza astrarre la malattia da tutto il dinamismo che parte dagli aspetti costituzionali e si sviluppa nell’autobiografia completa dell’individuo.

Salvatore Rainò è autore di numerosi articoli scientifici e divulgativi, interviste, interventi in Congressi e Conferenze di Medicina Allopatica ed Omeopatica.

Autore di:”Omeopatia – curarsi senza medicine” , libro che spiega i motivi profondi dell’omeopatia, e di “Tre senza sesso una sola persona”, una triplice testimonianza per un anno delle formidabili dinamiche delle persone dal punto di vista omeopatico.

Da alcuni anni si è occupato di una sintesi innovativa di concetti di medicina, elettronica, informatica, chimica, fisica e bioenergia, mettendo a punto ricerche ed idee che hanno preso corpo nella realizzazione di invenzioni particolari che troveranno impiego nel campo del benessere.

Principali momenti ufficiali dell’attività formativa e partecipativa al contesto scientifico internazionale del dr. Rainò

– Membro della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica per molti anni

– Ospite referenziale della Società Europea di Allergologia ed Immunologia Clinica e della Accademia Americana di Allergologia ed Immunologia Clinica in diverse occasioni

– Convegno della Sezione Apulo-Lucana della Società Italiana di Alcologia: “La patologia epatica alcol-correlata”. Bari, 27/09/1986.

– Convegno A.I.D.P.E.V. su: “Aspetti epidemiologici, clinici, diagnostici e preventivi dell’epatite virale da virus B. Bari, 09/10/1986.

– Corso breve della Società Italiana di Pediatria, Sezione Apulo-Lucana: ”Aggiornamento in chemioantibiotico-terapia. Bari, 17/10/1986.

– Corso della Scuola Superiore di Scienze Farmaceutiche: “L’intervento farmacologico nell’immunità”. Bari, 13/12/1986.

– VI Seminario di Aggiornamento in Allergologia ed Immunologia Clinica. Taranto, 14/05/1988.

– Corso di aggiornamento della scuola di Specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica dell’Università degli Studi di Bari: “Attualità in tema di sindrome asmatica e criteri pratici di terapia delle allergopatie. Foggia, 10-11/06 e 10/09/1988.

– Giornata di Allergologia nell’ambito del Congresso “Medicina Levante”. Bari, 13/10/1988.

– III Workshop: “Patologie stress-correlate ed immunità” – Università degli Studi di Bari, Regione Puglia USL BA/9. Bari, 09/12/1988.

– Incontro di aggiornamento della Scuola di Specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica dell’Università degli studi di Bari: ”Recenti acquisizioni in tema di asma bronchiale”. Canosa di Puglia, 10/12/1988.

– I I Convegno Associazione Italiana Studi Asmatici su: “Asma e malattie polmonari sociali”. Bisceglie, 25/02/1989.

– Corso Parallelo di Apprendimento Attivo della Scuola Superiore di Oncologia e Scienze Biomediche: “Le reazioni avverse ad alimenti – dal sintomo alla terapia”. Bari, 10/06/1989.

– Workshop: ”Anticorpi monoclonali e popolazioni linfocitarie in medicina. Bari, 27/10/1989.

– Convegno della Cattedra di Pediatria dell’Università degli Studi di Bari: ”Incontro al caminetto: discutiamo di atopia”. Bari, 25/11/1989.

– XIX Congresso della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica. Bari, 12-16/12/1989.

– Incontro di Aggiornamento: ”Le patologie da inquinamento ambientale”. Bari 15-16/11/1990.

– Convegno: ”Attualità in tema di malattie a trasmissione sessuale”. Taranto, 09/02/1991.

– Convegno di Studio: ”La diagnostica in vivo ed in vitro delle malattie allergiche”. Bari, 16/02/1991.

– Congresso della società Ionico-Salentina di Medicina e Chirurgia: “Attuali orientamenti diagnostici e terapeutici sulla patologia pancreatica e sulla antibioticoterapia”. 15-16/03/1991.

– Convegno AIDPEV Puglia su: “L’epatite da virus C (HCV), epidemiologia, criteri diagnostici e decisioni terapeutiche. Bari, 30/11/1991.

– I Edizione degli: “Incontri di immunoprotidologia”. Bari, 05/12/1991.

– Convegno della Cattedra di Ematologia dell’Università di Bari: “Le talassemie – Dalla biologia molecolare alla terapia”. Gravina, 07/12/1991.

– IV Corso di Aggiornamento dell’Ospedale Regionale di Pneumologia Cotugno USL BA/9: “La patologia interstiziale polmonare”. Bari, 04-05/06/1992.

– I Convegno della Sezione Inter-Regionale Apulo-Lucana della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica. Bari, 03-05/12/1992.

– Meeting Internazionale della Cattedra di Gastroenterologia dell’Università degli Studi di Bari: “Malattie infiammatorie croniche dell’intestino: fatti e controversie”.
Bari, 27/03/1993.

– International Symposium on Insect Allergy. Ancona, 03/04/1993.

– Congresso dell’Associazione Pediatrica di Basilicata: “Infezioni erpetiche ed asma cronico”. A.U.S.L. MT/6. Matera, 28/05/1994.

– XXI Congresso della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica, Milano 09-12/11/1994.

– 51st Annual Meeting of American Academy of Allergy & Immunology. New York, 24/02-01/03/1995.
– Convegno Nazionale di Immunologia Clinica e Allergologia. Taranto, 23-24/09/1995.

– 1er Symposium Internacional de Immunoterapia para residentes en Alergologia. Madrid, 12-13/04/1996.

– Curso Teorico-Practico Sobre: “Tecnicas in vitro en Allergologia” Madrid, 15-17/04/1996.

– Primo Convegno sezione Apulo-Lucana dell’Associazione italiana di Aerobiologia:
“Habitat e salute. Aspetti sociosanitari e tecnicoambientalistici”. Gallipoli, 28/04-01/05/1996.

– Convegno della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica – Sezione Apulo-Lucana: “Dermatite atopica”. 06-07/09/1996.

– Convegno della Italian Federation of Immunological Societies: “Clinica immunologia”. Bari, 22-23/11/1996.

– XV Corso di Formazione e Perfezionamento in Coagulazione, Emostasi e Trombosi, VII Unità Didattica: “Trombosi venosi profonda ed embolia polmonare” organizzato dal Dipartimento di Medicina Università degli Studi di Bari, Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale Miulli. Acquaviva, 27/11/1996.

– “Incontro di Studio: gli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute”. A.U.S.L. BA/3 Santeramo in Colle, 07/12/1996.

– V Convegno della sezione apulo-Lucana Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica. Bari, 13-14/12/1996.

– Joint Meeting della American Academy of Allergy Asthma & Immunology. San Francisco, 21-26/02/1997.

– Congresso di: “Patologia polmonare e coinvolgimento sistemico”. Bari,18-19/04/1997.

– Symposium Astra Draco: “Therapeutic rationals of asthma treatment”. Lund, Sweden, 30/05/1997.

– Annual Meeting 1997 della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica: ”Autoimmunità e allergia alle soglie del 2000”. Alghero, 24-27/09/1997.

– V Giornata Allergologica Brindisina: ”Emergenze in allergologia”. Mesagne, 03-04/10/1997.

– XVIIth Congress of the European academy of Allergology and Clinical Immunology. Birmingham, 21-26/06/1998.

– I Seminario Interdisciplinare A.A. 1998/99 della Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica: “Il medico che prescrive un solo rimedio: l’omeopata. Il nuovo Codice deontologico”. Napoli, 30/01/1999.

– Convegno Internazionale del CEMON: “Medicina omeopatica classica”. Garda, 17-18/04/1999.

– Convegno dell’AUSL Ba/2 – Ambulatorio Sperimentale di Agopuntura e Omeopatia: “Un nuovo orizzonte per il Servizio Pubblico. Le medicine non convenzionali”. Trani, 22/01/2000.

– Forum 2000 sostenuto dal Parlamento Europeo: “L’insegnamento della medicina. Il programma universitario per il medico del futuro: l’omeopata”. Sorrento, 24-27/02/2000.

– Convegno Internazionale del Centro di Medicina Omeopatica Napoletano: “Mammiferi e Serpenti – Medicina omeopatica classica”. Versilia di Forte dei Marmi, 13-14/05/2000.

– Corso della Fondazione Europea Dragan C.E.R.M.A.: “Ruolo e responsabilità dell’Editor e RAI TV nell’informazione medica radio-televisiva”. Roma, 06/10/2000

– Convegno del Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica: “Etica della salute e terapie non convenzionali”. Napoli 01/12/2000.

– International Congress of Complementary Medicine with George Vithoulkas: “Research in homeopathy: do we need new rules?”. Taranto, 5-7/04/2002.

– III Seminario Inernazionale di Medicina Omeopatica Classica: “Il metodo omeopatico – analisi e prescrizioni”. Garda, 9-12/05/2002.

– Evento formativo della Commissione Nazionale per la Formazione Continua – Ass. Dulcamara: “Approcci teorici e sperimentali all’omeopatia: teoria, analisi dei casi, provings”. Genova, 29/03/2003.

– Programma nazionale per la formazione continua degli operatori della Sanità: Patologie autoimmuni e Medicina omeopatica – L.U.I.M.O. Napoli, 10/11/03.

– IV Seminario Internazionale di Medicina Omeopatica Classica della Homeopathic International Research and Educational Society: “I Maestri della materia medica”. Bagni di Tivoli, 13-16/11/2003.

– Congresso Internazionale: Le Medicine non convenzionali, validità, atualità e potenzialità d’impiego. Università di Farmacia degli Studi di Napoli.                                                   Napoli, 04/11/07.

– Vivi la Conchiglia – Iter. Tivoli, 6-7/12/2014.

– I Convegno Regionale: Sensibilità Chimica Multipla. Terni, 30/05/2015.

– Negli anni successivi, Salvatore Rainò ha raccolto tutte le sue forze per impegnarsi nel condurre ricerche scientifiche personali destinate alla soluzione di alcuni problemi in omeopatia, allo scopo di fornire un contributo originale alla storia di questa medicina. In questi anni, egli ha creato personalmente una lunga serie di eventi culturali e divulgativi facilmente evincibili dal web.

Inoltre, in questi anni, oltre ai vari eventi scientifici e culturali da lui curati, egli ha prodotto Studi su alcune teorie scientifiche innovative che hanno suscitato una vasta eco nella comunità scientifica mondiale ed in particolare nell’ambiente della Fisica quantistica, in relazione ad alcune spiegazioni dei meccanismi dell’omeopatia e di alcuni originali modelli applicabili alla memoria dell’acqua.

All’interno dell’attività di ricerca, primaria attenzione è prestata ai rapporti fra materie prime ed energie ad esse legate, argomento attorno a cui è in via di sviluppo una florida attività creativa anche di tipo artistico, con la realizzazione di opere che arricchiscono un numero sempre più alto di ambienti con la loro magia tecnica ed il loro irresistibile fascino.

Diversi Brevetti teorici e industriali e Marchi registrati storicizzano l’attività svolta e consolidano i risultati conseguiti, ma sempre in itinere.

Alcuni Studi hanno tale dignità scientifica da risultare fuori da qualunque possibilità di facile inquadramento standard, pur confermati da numerosi testimonials anche ufficiali, rappresentando vere e proprie pietre miliari del divenire futuristico del sapere, di stile eretico, nei Trattati e nel Sociale, come gli interventi sull’acqua con Hydrobiotronics, le vittorie scientifiche sulla Xylella dell’Olivo, sul Cinipide del Castagno, sulla qualità del Grano, i lavori con acqua informatizzata, il processo di acquascissione, i lavori e le consulenze per la Magistratura in relazione all’uso di energy drinks.

Una profonda revisione sociale delle regole e dei limiti è indispensabile per dare spazio agli Studi di Salvatore Rainò.

In una vera biografia, non può mancare la firma noetico-cognitiva, che caratterizza lo stile del personaggio, nonchè la mappa etica e morale che ne contraddistingue il passo.

Darei la vita per far vedere a tutti, ma proprio a tutti,
ciò che mi è stato concesso di vedere!

Ho sempre detto che fare il medico significa prendersi cura di chi soffre.
Fin dalla prima volta che ho usato questa espressione, ho provato dentro di me il bisogno di definire meglio il significato della professione medica, dell’essere medico, del vivere da medico le stesse cose che vivono tutti in fondo, ma forse in modo diverso.

Ho scelto tanti anni fa di diventare medico, non facilmente perché ricordo che avvertivo enorme la responsabilità di intraprendere una strada così lunga e che forse non avrei avuto la capacità di percorrere per intero e nel modo giusto.
Il modo giusto.

Mio padre era medico e rappresentava per me il modello ideale di medico e di uomo.
Ricordo quando ero ammalato e lui mi si avvicinava silenzioso ed attento, mi osservava, posava le sue mani su di me, mi auscultava con il fonendoscopio e poi con tono molto rassicurante decideva il da farsi.
Ricordo la figura di quest’uomo al quale volevo tanto bene che quando si prendeva cura di me riempiva ancora di più di amore quel rapporto fra padre e figlio, un figlio tutto teso a crescere verso il futuro portandosi il meglio del suo passato come modello e come sicurezza nei momenti di indecisione.

Ho sempre avvertito che presto avrei dovuto fare da solo e mi ritrovavo più facilmente di quanto si possa immaginare a proiettarmi verso la mia autonomia e verso la dedizione a tutte quelle persone, e sono ormai varie migliaia, che ho già incontrato e cercato di aiutare nella mia vita.

Mi rendo conto che ho sempre considerato la vita come servizio agli altri, come gioia profonda di chi sa che può disporre delle proprie ricchezze per aiutare gli altri.

L’amore per l’immensità e per tutto ciò che poteva evocarla è stato sempre una nota principale del mio essere e mi ha dato la forza, anche quando era davvero difficile, di stringere i denti e di andare avanti in mezzo a rinunce e sacrifici.

Il senso del dovere, se così vogliamo chiamarlo, ha sempre pervaso ogni mia decisione.
Non è un dovere fine a sé stesso, ma è il dovere di chi sente di poter fare molto, tanto di più, avverte che alcune cose spetta a lui di farle altrimenti forse potrebbe non farle nessuno ed allora resteranno dei buchi in quel contesto che ci vede inestricabilmente insieme.

Se procedendo con la mia vettura, a causa di un tratto di asfalto intriso di olio, quasi perdo il controllo del mezzo e mi rendo conto che qualcuno magari dopo un incidente in cui si sia disperso dell’olio, ha omesso di farlo rimuovere dalla strada per evitare che altre persone possano patirne le conseguenze, allora telefono alla stradale immediatamente col mio cellulare per avvertirla che occorre far ripulire la strada per evitare altri incidenti.

Se passo da un luogo e vedo delle fiamme ancora controllabili, mi fermo e cerco di estinguerle, oppure, se il fuoco è già dirompente, avverto immediatamente i vigili del fuoco o la forestale se si tratta di un bosco.
Insomma non riesco a pensare che qualcosa possa non riguardarmi e sento sempre che una responsabilità personale vi può essere e che è sbagliato pensare che tanto c’è qualche altro che farà quello che potrei fare anch’io.
Vi è sempre la consapevolezza che se magari non mi muovo io, posso con la mia indolenza avallare il prosieguo di un vuoto dannoso per tutti.

Non è necessario che vada tutto bene a me perché io possa essere felice, avverto che la felicità di una persona non può essere sconnessa da quella degli altri che le vivono vicino, ma non solo vicino, perché vi sono dei rapporti che legano anche due persone che vivono molto lontane in aree differenti e che non si conosceranno mai.

Quando ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Medicina e Chirurgia, il senso della vastità delle cose da fare immaneva in me e nel contesto energetico che mi alimentava.
Avvertivo il bisogno di utilizzare la mia vita nel modo più congruo alle aspettative che la mia sensibilità suscitava.

Avevo quasi diciotto anni e stavo ultimando i miei studi liceali, fin da bambino volevo fare il medico, ma negli ultimi anni ero stato così preso dalle tematiche naturalistiche e ambientalistiche, da aver timore di ingabbiarmi in un sentiero universitario che avrebbe potuto farmi trascurare altre modalità di impegno sociale in cui avrei potuto far meglio.

Sentivo che diventare medico poteva essere bello ma anche denso di incongruenze e contraddizioni nel momento in cui mi sarei sforzato di curare persone che potevano essersi ammalate magari per squilibri ambientali o per problematiche in ogni caso più grandi di ciò cui l’atto medico può arrivare.
Bisognava fare attenzione a scegliere la strada che mi avrebbe permesso di accedere davvero a qualcosa di importante per contribuire al benessere della gente e del pianeta.
Questi erano i miei propositi e i miei dubbi e mi sentivo come un falegname che sta per intraprendere la costruzione di un mobile importante, avendo a sua disposizione della materia prima di ottima scelta, tutto preoccupato di utilizzarla nel migliore dei modi e di non fare errori nei tagli del legno e nell’assemblaggio dell’opera.

Quando ho iniziato a fare le mie prime visite, all’inizio della professione, più volte ho dovuto discernere fra carriera e missione.
Infatti più volte avvertivo la presenza di forze che mi avrebbero spinto ad adeguarmi a meccanismi che nulla avevano a che fare con l’amorevole compito del medico di prendersi cura dei suoi pazienti.
Quanto tempo perde un giovane medico per fare carriera e quante energie potrebbe impiegare invece per addestrarsi a capire di più che cosa accade veramente alla gente che egli incontra!

In queste fasi della mia vita ho iniziato a maturare una sorta di anarchia nei confronti della vuotezza del sistema e delle sue regole di buonsenso per non dire di perbenismo che omettono molte volte ciò che è dovuto celandosi dietro scuse di tipo procedurale e di presunta natura medico- legale e trascurando i compiti profondi del medico nei confronti della persona e della società.

La mia tesi di laurea consistette in un lavoro effettuato presso l’Istituto di Anatomia patologica.
Anche questo non fu un caso, dato che nella mia perenne ricerca della verità ritenni ad un certo punto che per penetrare i segreti delle malattie bisognasse passare dallo studio del cadavere e dai misteri biologici che sottendono il limite fra la vita e la morte, fra la funzione e la disfunzione , fra l’armonia della fisiologia e la capricciosità della patologia.

Così dedicai diversi anni della mia vita allo studio dei cadaveri e dei loro misteri microscopici ed utilizzai per molto tempo il microscopio pensando di avere tra le mani uno strumento che mi permettesse di capire tutto ciò che non si riusciva a capire vicino al capezzale dell’ammalato o nelle corsie della Clinica medica.
Ignoravo tutto quello che avrei capito molti anni dopo.

Già prima di divenire medico omeopata, la mia intelligenza mi suggeriva sempre più insistentemente che il mio modo di avvicinarmi alle persone doveva essere più profondo, che dovevo riuscire a capire non soltanto di che malattia esse soffrissero ma soprattutto chi fossero e quale sentiero avessero attraversato per giungere in quella radura dove stanchi si fermavano a leccarsi le ferite.
Cresceva in me l’esigenza di strutturare le visite in un modo sempre più attento alla persona oltre che alle caratteristiche che potessero farmi fare diagnosi e terapia secondo lo schema tradizionale di un buon medico.
Iniziavo ad avvertire che il prestigio di un medico non può pagare la sua sete di verità ed il suo profondo bisogno di comprendere per quali meccanismi si realizza la malattia.

Bisogna che il medico sappia condividere le tappe evolutive della persona che lo consulta e che sappia utilizzare tutta la propria sensibilità per cogliere le reali caratteristiche della sofferenza della gente.

Per la sol cosa di aver fatto intuire al paziente che si è veramente disposti ad ascoltarlo, la visita assume una conformazione completamente differente ed i risultati in termini di impatto terapeutico sulla persona sono enormi.
Quante volte ho capito che il paziente andava ascoltato e poi, se proprio occorreva, trattato farmacologicamente, ma aggiungevo, soltanto sfiorato con i farmaci.
Ripetevo che il paziente non va altro che capito e sfiorato farmacologicamente.
Non mi rendevo conto della omeopaticità di quello che mi attraversava la mente.

Eppure passavano gli anni e la mia professione mi permetteva di affermarmi notevolmente annientandomi letteralmente nei bisogni degli altri.
La gioia era tanta, ma anche la fatica in alcuni momenti era intollerabile e lo sforzo di essere sempre presente quando qualcuno avesse bisogno di me.

Mi rendevo sempre più conto che il modo abituale di fare salute era inadeguato alle persone, nonostante le spese enormi che faceva sostenere al sistema.
Raccoglievo spesso testimonianze di pazienti che mi raccontavano il vuoto interiore, la tristezza e la solitudine che avevano vissuto in precedenti avventure diagnostico-terapeutiche anche in imponenti strutture sanitarie di fama.

La salute della gente non può essere un fatto di pura managerialità imprenditoriale, rigore procedurale o come modernamente si dice oggi una questione di algoritmi e di adeguatezza delle diagnostiche e delle strumentazioni.
Quante volte un paziente si sente male, si sottopone ad una serie di esami che non danno esito patologico per nulla ed allora gli si dice che non ha nulla.
Sembra quasi una barzelletta, anche se a viverla in prima persona nella contingenza, la cosa assume connotazioni di una drammaticità unica nel suo genere.
Come si fa a negare la sofferenza, con criteri così detti scientifici, a chi la sofferenza te la pone in un piatto d’argento sporcato del suo sangue?

Quante volte il paziente diviene antipatico perché con le sue continue richieste al medico gli si presenta come elemento antitetico che pone in evidenza la sua reale incapacità di fare un a vera “diagnosi” e di risultare professionale?
La malattia ha una sua oggettività, ma soprattutto una sua soggettività sulla quale il medico di cultura convenzionale non ha molti strumenti professionali per agire.
La professionalità si misura dalla capacità di risolvere problemi e se risolvere problemi significa coglierne la dinamica profonda con “strumenti adeguati” e con altrettanto adeguati strumenti rispondere utilizzando una strategia rigorosa, allora bisogna riconoscere, cosa possibile soltanto dopo adeguata informazione, che l’omeopatia possiede strumenti quant’altro mai adeguati per fare tutto ciò.

Nelle Facoltà internazionali ormai si fa sempre più pregnante la collaborazione fra medici, biologi, antropologi, filosofi della scienza, tutti tesi con un unico sforzo a rivedere la chiave di lettura delle problematiche di salute e malattia, di felicità e sofferenza.
Anche molte altre categorie di uomini di scienza sono coinvolte in questo lavoro comune perché questo è un lavoro che richiede necessariamente un’apertura vastissima di opinioni e di competenze per condurci fuori dallo stato attuale delle cose in cui si è finito per scambiare spessissimo l’arte medica con un servizio che di per sé non può gestire la felicità, argomento centrale della salute, se non con annaspanti logiche tutte imbastite di protocolli e molecole farmaceutiche di sintesi.

La salute e la malattia fanno parte del mondo della natura e possono essere comprese con strumenti che derivano dalla profonda conoscenza della natura e dal profondo rispetto che essa esige per rendere all’uomo ciò che egli chiede con sempre maggiore arroganza e cecità.

Da quando ho iniziato ad esercitare la medicina omeopatica, ho iniziato a poter disporre di mezzi più affilati per entrare in tutto quello che prima non riuscivo a comprendere dei miei pazienti.
Sono in grado di testimoniare che i pazienti spessissimo hanno bisogno, per guarire da una malattia che li affligge profondamente, di ripercorrere tappe di sofferenza manifestatesi in precedenza nella loro vita e che sono state per così dire risolte farmacologicamente senza che fossero effettivamente capite e risolte nell’unico modo esistente per accostarsi a ciò che il medico convenzionale chiama malattia e l’omeopata chiama reazione adattativa.

Quando mi guardo indietro e considero le mie certezze passate che sono state sostituite da altre posizioni che non oso più chiamare certezze, capisco che l’atteggiamento migliore nei confronti di ciò che abitualmente chiamiamo realtà è quello di non isolarla al di fuori di noi stessi ma di considerarla continuamente una sorta di interfaccia in gioco tra due “non realtà” che sono rappresentate dalla nostra individualità e da ciò che è oltre di noi.

Avverto l’osmosi, lo scambio continuo fra i due compartimenti che modificano sé stessi reciprocamente, variandone la risultante finale.
E’ come sostituire continuamente i mattoni sui quali si è già camminato in passato e guardare dietro di sé compiaciuti delle sostituzioni già effettuate sapendo che probabilmente si dovrà fare la stessa cosa per molti mattoni che sono ancora davanti a noi e che già ci sembrano incrinati.

Un sentiero conosciuto diventa un nuovo sentiero da sottoporre a nuove verifiche e a nuovi procedimenti di conoscenza.
Il dinamismo della conoscenza non consente irrigidimenti di alcun tipo, per cui può essere veramente difficile gestire con eleganza il rapporto fra il diritto alle certezze acquisite e l’esigenza di rimettersi in discussione per crescere.
Germogliare a se stessi corrisponde alla rinascita primaverile che subentra al grigiore autunnale delle nostre fasi di adagiamento.
Perché probabilmente non si fa in tempo ad adagiarsi su di un tratto di spiaggia che un altra onda giunge a sospingerti oltre.

L’osservazione scientifica, irrigidita talvolta da schematismi propiziatori di rigore , può mancare di quella povertà esemplificativa che è necessaria per accorgersi di nuove strade.
E’ come se, tutti presi dal voler essere ad ogni costo “scientifici”, si perdesse l’attitudine stessa alla scienza che si basa su un’osservazione “disarmata” dei fatti.
Mi viene in mente l’immagine di chi cerca i suoi occhiali e non si accorge di averli sul naso oppure di chi cerca la pinza per i capelli e non si accorge di averli già raccolti.
Conosco questa sensazione e ricordo l’imbarazzo che ho provato quando mi sono accorto di cercare ciò che già avevo.

La distrazione è quasi sempre un aspetto della rigidità cioè della mancanza di attenzione alla flessibilità del proprio essere e delle sue percezioni.
La ricerca di nuove integrazioni nei procedimenti di conoscenza corrisponde al riarrangiamento biologico della vita.

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Aggiornamento: è da un po’ che mi chiedevo che cosa aggiungere alla mia biografia.

Col tempo, ho sviluppato una propensione al silenzio crescente.

Capisco sempre più che non serve parlare, ma serve adoperarsi per la verità, con coraggio e costanza, per non perdere nessuna occasione che ci è data di testimoniare.

Penso che la Medicina abbia fatto molti passi in avanti, che goda di strumenti talvolta sensazionali.

Eppure, guardando alla totalità della salute, mi risulta raccapricciante trovare la situazione di vita globale migliorata rispetto a certi passati.

Non viviamo meglio, anzi non viviamo più, perché la vita che conduciamo è troppo artificiale e sacrificata.

Le malattie abbondano, abbonda la coscienza di malattia, scarseggia la consapevolezza dell’autonomia della vita, manca la saggezza per vivere rimanendo sani.

Impèra la paura di non poter stare bene senza mezzi esterni, senza tanti mezzi che sono pubblicizzati, imposti, invece di insegnare a vivere, invece di evitare di ammalarsi.

Consegniamo la malattia nella mano dei Medici, che arrivano quando è troppo tardi e non sono formati ad essere dei Maestri di Vita, dei custodi della salute.

L’unica vera necessità che ha il Mondo della Salute è di essere conosciuto, rispettato, praticato, tramite figure che sono poche volte dei Medici.

I Medici devono tornare a scuola, con umiltà, senza preclusioni di strade ove seguire una luce che conduce a nuove certezze.

Ho avuto l’onore, ultimamente,  di ricevere l’attenzione speciale e squisita del Preside di Facoltà di Medicina e Chirurgia degli Studi di Bari, con cui ho collaborato, anche se i tempi sono ancora prematuri a che l’Università possa definire una reale e fluida  apertura al panorama olistico della Medicina, in un Paese come l’Italia del giorno d’oggi.