LETTERA A CHI GOVERNA (Dr. Salvatore Rainò)
In data odierna, 10/06/2018, domenica, a diversi giorni dall’elezione del nuovo ultimo Governo italiano, raccolgo alcune considerazioni, che traggo dal fodero di esperienze di una bella fetta di vita spesa per gli altri, per il benessere comune, per la società.
Per le strade, la gente, semicomatosa, gravemente sedata, per opera di mille interventi attivi dall’alto, si aggira in cerca dei soliti diversivi, per non pensare, per distrarsi, per avere la sensazione di vivere una vita felice, memore delle incombenze dei prossimi giorni, per sostenere un sistema sociale parassitario e inconcludente.
Molte persone, però, sanno che in Italia, oggi, la vita spensierata non è possibile, pur potendo teoricamente disporre di ogni mezzo per garantire il diritto di vivere ed esprimersi a tutti.
Ugualmente, sono ordite numerose trappole alla dignità degli esseri umani, con tecniche sottili, perverse, miste di simulazione e dissimulazione, per far dimenticare che cosa potrebbe davvero essere l’esistenza.
In questi giorni, molti si aspettano le risposte ai grandi interrogativi della nostra vita politica e sociale.
Perché si parla di nazione, se una grande organizzazione extranazionale antagonista ne impedisce lo svolgimento di qualunque attività?
Perché si continua ad ammalarsi, in modo sempre più misterioso e grave, anche se ogni giorno si osanna la scienza, che avrebbe fatto progressi indiscutibili?
Perché le Istituzioni sembrano sempre più votate alla privazione più scandalosa di libertà delle persone che invece dovrebbero tutelare?
Perché la società, reale e virtuale, si basa ormai fondamentalmente sulla menzogna?
Perché gli alimenti sono divenuti oggetto di un dominio perverso, che vuole toglierne la fruibilità spontanea e farne terreno di conquista speculativa mondiale?
Perché poche persone si arrògano il diritto di decidere della vita e della morte dell’intera umanità, sostituendosi letteralmente, con logiche finanziarie, alle logiche universali della provvidenza e della solidarietà?
Perché si privatizza il diritto di erogare fonti di vita e benessere, che appartengono al Mondo nella sua naturalità?
Perché si continua a far credere che l’origine della vita è il denaro, se questo mezzo è soltanto un ultimo surrogato derivante dallo svolgimento delle naturali attività umane?
Perché si giustifica la ristrettezza delle condizioni possibili di vita per tutti, portando argomenti che pongono, come limite, la disponibilità di fonti finanziarie?
Perché si insiste tanto nel voler fare dipendere la salute delle persone da un gigantesco indotto speculativo, che si ammanta di etica e di scientificità, mentre isterilisce la vita, come se si avvelenasse la sua stessa origine?
Perché le persone diventano spietate, come automi, e pensano di aver diritto a violare ogni legge divina, per conquistare il proprio mondo di interesse materiale e individualista?
Perché il nuovo Governo italiano esita ancora, dopo le mille nefandezze, che lo hanno preceduto ed ispirato, e non produce nemmeno adesso i cambiamenti che spettano di diritto alle persone che abitano in questo meraviglioso territorio che si chiama Italia?
Perché, una volta compreso che le tasse sono una volgare sopraffazione a danno della comunità, si continua a parlare degli evasori fiscali come se fossero dei pericoli pubblici?
Perché, anche se le persone hanno capito che la vaccinazione di massa è un inganno globale, oggi siamo ancora a dover sopportare le grottesche intimidazioni di mille impiegati, che nemmeno sanno di avere dentro di sé dei linfociti?
Perché un Ministro, che sembra una brava persona, come Giulia Grillo, fa passare ancora tempo prima di dire che la Legge sui vaccini è cancellata?
Mentre scrivo, ho davanti ai miei occhi, uno spicchio di città, e guardo alcune gru, utilizzate per edificare, grazie al lavoro dei cantieri in corso.
Attrae la mia attenzione l’immagine dei grandi cassettoni di metallo, che vengono lasciati sospesi al braccio lungo delle gru, quando il cantiere è chiuso, come oggi che è domenica.
Le gru sono lasciate libere di ruotare con il loro asse orizzontale, sul lungo piantone verticale, in modo che il vento non possa eventualmente spezzare le strutture investite da esso.
All’interno del grande cassone, sospeso, vi sono le attrezzature importanti, trapani, attrezzi di ogni genere, martelli pneumatici, tutti gli articoli che si vuole proteggere dai furti.
Quando il cantiere è chiuso, il cassonetto viene lasciato sospeso alla gru, in balia del vento, sopra i caseggiati, stampato nel cielo azzurro, oppure sotto la pioggia incessante.
Sembra che tutto quel ben di Dio sia indisponibile, e sequestrato in alto, perché nessuno possa raggiungerlo.
E’ inevitabile, da parte mia, scivolare verso la libera associazione mentale, che assimila quel carico prezioso, sospeso e irraggiungibile, al ruolo di molti di noi, di cui, a pieno titolo sono dignitoso esponente.
Chi siamo?
Siamo gli intellettuali, siamo le persone che restano fuori della politica dei partiti, non perché non avevamo la possibilità di candidarci nei giochi olimpionici della guerra delle elezioni.
Siamo persone che rappresentano fondamentali pilastri della società civile ed evoluta, professionisti, uomini e donne di scienza, talvolta di sopraffine cultura, di sensibilità estrema, animati dai valori più nobili che possano ispirare l’umano.
Siamo persone che hanno trascorso la vita a studiare, a produrre i frutti preziosi del proprio lavoro, offerto veramente con il cuore trepidante di amore, per il benessere collettivo e il migliore destino dell’umanità.
Siamo coloro i quali hanno deciso di rimanere lontani dai clamori delle contese della sopraffazione reciproca, che alimenta i meccanismi alla base del governo delle popolazioni.
Spesso siamo i bambini migliori delle nostre scuole, che sono cresciuti senza perdere la poesia della vita.
Siamo le persone semplici, che non hanno cercato di arricchirsi a discapito degli altri.
Siamo quelle persone che si sono sentite sempre ricche per la gioia di aver letto un altro libro oppure per averne scritto uno di proprio pugno.
Siamo quelle persone che passeggiano all’imbrunire, con la speranza di poter fare di meglio il giorno dopo, da sempre.
Siamo quelli che, per essere coerenti, non hanno avuto timore di rimanere fuori da alcuni, diciamo, argomenti, ma la notte dormono dopo pochi secondi che hanno posato il capo sul cuscino.
La verità non ci ha mai fatto paura, non abbiamo mai volto lo sguardo da un’altra parte.
Per questo motivo, siamo stati anche accusati di essere inopportuni, di avere comportamenti inappropriati, ma noi non siamo quelli che agiscono e poi nascondono la mano.
Ebbene, Signori al Governo, noi siamo sospesi al quella gru, sopra i cantieri della nostra vita sociale, ma siamo gli strumenti preziosi, senza i quali non è possibile riprendere i lavori, quando il cantieri riaprono veramente e portano nuova linfa alla vita di tutti i giorni.
Voi, Politici in vista, ai quali i mezzi di informazione danno massima e ripetuta visibilità, sappiate che non siete nella scatola sospesa alla gru, ma siete in mezzo alla ferraglia rimasta nel cantiere, e potete essere utili alla comunità soltanto se nobilitate la vostra funzione, alla luce dei valori che hanno portato gli operai a collocare noi nella scatola sospesa nel cielo.
Voi, Politici, e Amministratori, che non mi prestate attenzione, finché non avete bisogno di recuperare la vostra salute.
Voi, Politici, di ogni genere e grado, ricordate che non siete al di sopra di noi, piuttosto siete sotto osservazione, quella di Dio e quella delle persone che da Voi si aspettano la soluzione, che potete apportare, con estrema facilità, se soltanto liberate il vostro cuore dal fango depositato in tanti anni di deprimente lotta per la supremazia, personale e del vostro partito.
Anche questa lettera è scritta con lo spirito tipico di persone che non hanno paura di continuare a fare il proprio dovere, come quando ho detto che cosa penso delle malattie infettive, quando ho spiegato che la Medicina di tutti i giorni non è così scontata, quando ho avuto il coraggio di notificare l’arresto a Sergio Mattarella, oppure alla Sig.ra Lorenzin, come quando ho intimato al mio Ordine Professionale di non disturbarmi nell’esercizio della parte più nobile della mia professione al servizio della comunità.
Adesso, miei cari, davvero spero, che questa mia lettera diventi il fiore all’occhiello della parte più sana e propositiva della nostra società, nella quale credo e per la quale spendo le mie energie più sante.
Le persone come me non perdono tempo in compromessi, ma sono sempre pronte a svolgere la propria nobile funzione, quando vengono chiamate a fare quello che sanno fare, molto meglio dei tanti politici, che restano inetti e cinici, nel coacervo di interessi confusi di quella parte di società malata di psichiatria finanziaria.
Se potessi, vi lascerei senza stipendio, soltanto per farvi comprendere che le persone sono tutte uguali e meritano di essere solo aiutate a realizzare i loro progetti.
Ma la cosa più importante, che voglio che sappiate, è che, come per la Perdonanza Celestiniana, noi siamo pronti a perdonarvi, se solo fornite un chiaro segnale di ravvedimento, e riconoscete a noi di aver lavorato con serietà nella direzione, che ora rendiamo fruibile anche per la vostra anima.
Altamura, 10/06/2018.
Un uomo che ha apportato contributi inestimabili alla qualità del vivere, e resta sospeso nel cielo alla gru…..
Dr. Salvatore Rainò
Medico Chirurgo
Specialista in Allergologia ed Immunologia Clinica
Specialista in Medicina Interna
Omeopata Unicista Hahnemanniano LUIMO
Ricercatore Bioenergetico, Scienziato, Filosofo, Scrittore e Pensatore del superamento del ventesimo secolo