Dopo trentacinque anni (lettura di prologo a “Pittura e ‘ Napule” di Viliana Cancellieri -Teatro Massimo di Benevento, 15/11/2014

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Un Medico fa il punto delle situazione, dopo trentacinque anni.

 

Percorrevo il Policlinico, l’altro giorno, stava calando il sole. Sembrava che il tempo non fosse per niente trascorso.

Ad ogni passo, tornavo indietro e ridiventavo ragazzo, costeggiavo gli Istituti, lentamente, perché non volevo uscire da quel cammino senza aver fatto incontrare, a pieno, le mie varie parti, quella del bambino che voleva diventare Medico, per curare i propri genitori, e farli vivere in eterno, quella che voleva occuparsi dell’Universo, per non restare fuori del proprio vero destino, quella del Clinico, che si è mosso fra i letti degli ammalati per anni e ricorda il loro nome, i loro occhi, il sorriso quando entravo nella stanza al mattino, in Reparto, ove non vedevo l’ora di chiedere come fosse andata la notte.

I Reparti ospedalieri, il Regno dell’amore da condividere attorno alla scienza, specialmente la scienza della comprensione della vita. Non dimentichiamolo!

I miei Professori, tutti defunti, tornavano a salutarmi nei corridoi, davanti alle Aule, mi guardavano soddisfatti e mi invitavano a continuare da solo, senza di loro. Ed io, camminavo, senza posare i piedi al suolo, leggero come il ragazzo che si affrettava dal termine di una lezione all’inizio di un’altra.

La voce del mio papà mi ricordava le sue corse nel Policlinico, come me…..ricordo talmente bene tutto che non conosco il passare del Tempo e sono in ogni luogo, in un tempo senza fine.

Le autopsie, i microscopi, i laboratori, tutto tutto tutto tutto, come se mai fosse finito.

Il senso dell’Insegnamento, il senso della fiducia nei miei grandi Maestri della Medicina…il nome di uno di loro, cui oggi è dedicata un’Aula. Ricordo il volto di molti altri, anziani, quando li andavo a salutare dopo molti anni di Laurea.

Professor Fumarola, Professor Miragliotta, Professor Mitolo, Professor De Rinaldis…dove siete? Vi ricordo. Lo sapete? Voi potete ancora guardarmi? Potete sentirmi?

Mi affaccio all’ingresso di un’Aula che ci ha visto per anni insieme, ricordo la Vostra voce, la luce dei Vostri occhi, dalle finestre si affaccia la fine del sole di un giorno dopo trentacinque anni! Grazie per tutto quello che mi avete insegnato, grazie per avermi fatto crescere. Ora vorrei, io, darVi qualcosa, mostrarVi dove sono arrivato, che cosa ho capito.

Ora tocca a me spiegare, prendere la storia del pensiero e della scienza e lasciarle qualche epoca più in là, ma Vi prego, continuate ad aiutarmi!

Ho visto la luce attorno ai corpi, ho visto l’energia della vita che si sprigiona  e chiede di essere riconosciuta, per consentire all’uomo un nuovo tipo di guarigione e di vita.

Come quando ho temuto di essere diventato più forte di mio padre ed ho evitato prove di forza con lui

Come quando ho capito per la prima volta che non avevo ragione

Come quando ho capito che potevo fare di più

Come quando ho capito che bastava soltanto impegnarsi con fiducia

Come quando ho visto l’orizzonte dai tremila metri

Come quando ho guardato il lupo negli occhi, nel bosco all’imbrunire

Come quando ho raccolto i miei figli e li ho scortati nel passaggio alla vita

Come quando ho raccolto la sfida

Come quando ho pianto per la prima volta per un mio paziente ed ho avuto il coraggio di farmi vedere da lui

Come quando ho capito di non aver capito nulla

Come quando non sapevo più dove andare

Come quando sono stato incerto ed ho capito

Come quando il primo paziente mi ha detto che mi voleva bene

Come quando ho abbracciato chi moriva

Come quando sono morto perché ho sofferto troppo

Come quando son risorto perché non avevo finito il mio compito

Come quando ho visto risorgere dei fratelli tra le mie mani

Come quando ho sentito respirare nuovamente qualcuno che era già morto

Come quando ho urlato a mio padre che l’amavo, mentre ci lasciava

Come quando non potevo più sopportare

Come quando ho dovuto capire che occorreva un altro cambiamento

Come quando è finita veramente

Come quando è iniziata davvero un’altra epoca

Come quando ho detto    che ero pronto

Come quando non avevo immaginato, mentre già stavo capendo

Come quando mi hanno accusato, mentre io avevo solo dato molto di più di tutto me stesso

Come quando non potrei dire di aver ripetuto abbastanza come quando

Perché è come un sogno

Perché è come ricordare, attraverso più vite

Perché è come perdere l’ultimo volo e rimanere la notte in aeroporto a Kiev, con la tormenta fuori e 30° sotto zero

Come quando ho toccato il corpo freddo del mio amico, sul tavolo dell’obitorio

Come quando raccoglievi l’ultimo sorriso dal ricordo che lui mostrava in volto ancora davanti a te

Come quando devi aver pazienza perché gli altri non capiscono e vogliono fermarti

Come quando non trovi più la forza e ti chiamano allora per chiederti aiuto

Ho scoperto da che cosa nasce la vita, la salute, la malattia e posso far dono di tutto ciò al Mondo!

Grazie, Padre! Adesso aiutami TU!

2 COMMENTI

  1. Caro Salvatore,
    ho letto moltissimi Tuoi articoli, ma questo debbo ammetterlo, ha qualcosa di diverso.
    Ho dovuto fermarmi, per leggerlo, non so quante volte perché singhiozzavo e le lacrime non mi permettevano di vedere le parole.
    Le parole utilizzate sono bellissime, ma sono i sinceri e delicati sentimenti che arrivano dritti al cuore.
    Tra queste righe ci sono tutti i Tuoi ricordi, il Tuo vissuto, il Tuo essere e il Tuo modo ” SPECIALE ” di voler bene..
    Questo non è un semplice articolo: Può essere un manuale dove la gente, al solo sfiorare con gli occhi queste righe, può imparare moltissimo, può rivedere il proprio vissuto e cercare di migliorare per proseguire il cammino.
    E’ stupendo ascoltare il Tuo vissuto perché mi permette di viaggiare con la mente e cercare di vivere, per un attimo, quello che hai fatto Tu…e Ti garantisco che per me il viaggio non finisce qui.
    Sono talmente toccanti queste righe, emanano un odore di Sacrificio, di Amore, di Sofferenza, di Gioia che è impossibile non lasciarsi trasportare e rivedere se stessi.
    Personalmente ti dico: Il Mondo, La Vita e Il Cambiamento, Per Me, Sei Tu…
    Con grande Stima e Affetto
    Grazia Gramegna

  2. Grazie Salvatore: hai donato al mio spettacolo un “armonioso preludio” fatto di magici momenti di aggregazione umana. Ascoltando le tue parole ho sentito nascere un sentimento diffuso di serenità e di speranza e ho avvertito, in modo tangibile, la condivisione di forti emozioni. Il battito di 600 cuori si è unito, durante quel preludio, al battito del tuo GRANDE CUORE.

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