Futuro presente
Ogni volta che usiamo “qualcosa” perché non stiamo bene, stiamo prendendo un frutto da un albero, ma dovremmo chiederci da che cosa dipende la salute di quest’albero.
La salute che ricostruiamo è ben diversa da un consumo che ci viene propinato da un sistema di marketing.
E’ lontano il giorno in cui le operazioni di marketing determineranno comportamenti sicuri.
Siamo nella confusione dell’attribuzione dell’io, l’io cosciente e quello prestato da un inconscio collettivo che non riconosce l’identità, ma soltanto automatismi voluti da coscienze parziali e ammalanti.
L’amnesia delle nostre origini, del mistero di un destino comune che ci vede tutti coattori dello stesso spettacolo.
Non ci sarà davvero la salute pubblica, finché l’etica della coscienza non si riapproprierà di ogni responsabilità fra modalità di guadagno e finalità della vita individuale.
Il futuro del mondo è attratto da un imbuto in cui vorticosamente convergono al centro le coscienze riunite degli individui al servizio del bene comune, mentre quelle orientate al tornaconto personale restano ai margini e non riescono a entrare .
Occorre che le Istituzioni scendano in campo nell’imparzialità più assoluta e nella dedizione personale identificata con i bisogni collettivi.
Il criterio di identità sta uscendo dalla sfera miopica dell’interesse personale e sta investendo in beni collettivi: questo è il paradigma del rinnovamento sociale, politico e culturale.
Le logiche abituali si stanno capovolgendo, perché diversamente non potremmo considerare la possibilità di un’evoluzione itinerante.
Vanno cambiati i ruoli che non ci soddisfano e vanno cercate le regole che rispettano il ruolo di tutti.
Ogni giorno che concludiamo senza porci domande rischia di essere l’ultima possibilità per cambiare qualcosa.
La domanda sarà uno stile con cui affronteremo le certezze viste con gli occhi di tutti.