Un bambino
Qualche giorno fa, ero in visita dopo vari giorni di assenza dal mio Studio, per un viaggio.
Forse avevo perso l’abitudine, forse ero in uno stato d’animo particolare, quando, mentre ascoltavo i genitori di un bimbo di quattro anni, questi mi dissero che nell’ultimo mese, dopo aver assunto una dose unica di un rimedio, il piccolo angelo aveva mostrato segni inconfondibili di un particolare sviluppo psicofisico. Nel frattempo, il bimbo, fra le braccia del suo papà, comodamente accovacciato sulle sue gambe, mi guardò con gli occhi che non erano più i suoi, erano profondi e sereni e sembravano gli occhi di un uomo, difficile dire di quale età.
Rimasi impietrito per l’emozione e capii che la creatura che mi stava guardando non era un bambino, ma era un progetto vitale nella giusta direzione che mi stava ringraziando di averlo curato con l’omeopatia.
Sullo sfondo, dietro i miei ricordi, il volto di tanti bambini venuti da me dopo aver preso treni di farmaci di ogni genere, gli occhi torvi e stanchi, la luce del loro volto nascosta da una sofferenza strana e indicibile in esseri umani così piccoli. La luce dei loro occhi dopo qualche mese di omeopatia, la gratitudine dei genitori, il palese rifiorire che ho visto non so quante migliaia di volte.
Tutto questo mi ha insegnato qualcosa, mi ha fatto risuonare gli insegnamenti di alcuni dei miei Maestri e mi ha sbattuto come un soldato caduto da cavallo sul lastricato del mio divenire a volermi santo.
Non ho mai perso la facoltà di meravigliarmi, ma gli occhi di quel bimbo mi hanno nuovamente fatto sentire all’inizio del mio lavoro. Si, ho fatto ancora troppo poco, ho bisogno di incontrare di più i miei colleghi e di confrontarmi con loro sul senso profondo della vita e sui motivi che li hanno spinti ad intraprendere un giorno la strada che li avrebbe condotti ad essere medici.
In questi giorni, una pubblicità televisiva richiama simpaticamente alla memoria la libertà delle persone di essere sé stesse: un artista, un gay, una lesbica, un creativo. Una strana pubblicità, nuova nel suo genere, ardita e probabilmente tesa a smuovere le coscienze dal profondo.
Ho pensato: allora i medici avranno anche il diritto di essere omeopati? Qualche giorno fa, ho incontrato una persona molto colta che, sul più bello della nostra chiacchierata, ha alluso al solito tema della mancanza di ripetibilità scientifica delle prove dell’omeopatia. Ho sentito che qualcosa ci attanaglia e ci lega tanto più forte quanto più potremmo volare alto.
Voglio fare un appello a tutte le persone molto colte, quelle che hanno studiato, che occupano posti importanti nel nostro scenario sociale: attenzione, la nostra distrazione è tanto più grave quanto più siamo qualcuno, è facile avere la convinzione di qualcosa, qualunque cosa, ma attenzione, ogni cosa è vera sino a prova contraria.
Personalmente ritengo che il livello di informazione sia tanto più pericoloso quanto più scontato sia il senso della sua obiettività.
Torno a dire, come in altre occasioni, che il “fatto omeopatico” è oggetto di studio dei fisici d’avanguardia e che i medici non possono comprendere se non rivedono i codici di accesso alla lettura dei vari piani sia professionali che culturali. La memoria dell’acqua non è una fandonia, è invece uno dei più avanzati fronti di ricerca scientifica che condurrà ad un tipo di futuro completamente diverso da quello attuale.
Quando l’altro giorno parlavo con quella persona che parlò dell’omeopatia in un certo modo, fu sufficiente continuare a parlare per una ventina di minuti per poter osservare una luce completamente diversa nei suoi occhi.
Quando non conoscevo l’omeopatia, non potevo capire quello che oggi è la base di molte mie osservazioni e determina la ragione per cui posso aiutare molte persone. Un medico chi è? E’ un uomo che può aiutare tante persone. Come? Io non darei la risposta, ma promuoverei dei confronti pubblici fra pazienti allopatici e pazienti omeopatici.
Nel 1951 il Dr. Zammarano scriveva:”La Medicina Ufficiale ha voluto giudicare più volte l’Omeopatia, e l’ha detta assurda, perché non ne ha ricercato prima il fondamento, non ne ha studiato i motivi di scientificità; ciò che Essa può e deve fare con la ragione. E’ solo questione di metodo; è difetto del soggetto inquirente; non si tratta di assurdità o di irrazionalità che sia intrinseca all’Omeopatia”.
Le prese di posizione sono pericolose. Bisogna che siamo disposti a rivedere le nostre sicurezze, dopo aver ascoltato con attenzione fonti diverse ed abbiamo accettato di confrontarci serenamente con esse.
Mi hai fatto commuovere nel leggere queste bellissime e vere parole, specialmete nelle prime righe, percependo che riguardano la recente visita di mio figlio dove mi accorsi di quel tuo sguardo descritto benissimo come se lo percepissi nuovamente, che mi fece subito sentire in un abbraccio di calore e sicurezza indescrivibile. E’ vero, mio figlio ha molta gratitudine nei tuoi confronti e si riconosce, quando gli dico che deve prendere le pillole che solitamente era restio a prendere; dicendogli però che sono del suo dottore, che sa essere tu, le prende subito volentieri e poi viene a visita contentissimo.
Perchè appunto lui stesso si è reso conto già dalla prima monodose somministratagli, che sparì subito quel dolore misterioso alle ginocchia che da circa 2 anni gli e ci rendeva, sopratutto le notti, sempre più tormentose.
Dopo tanti altri tentativi fatti da altro omeopata che non è riuscito affatto a far nulla se non a peggiorare il tutto.
Grazie, grazie, grazie…..
Mi ha emozionato tanto l’immagine che viene descritta, da Salvatore, del piccolo. Siamo veramente fortunati noi, che conosciamo Salvatore e l’omeopatia, perché viviamo in maniera più libera e piena di emozioni che non tutti percepiscono.
Spero che chi non conosce ancora questa realtà, un giorno possa farlo, perché sarebbe un dono bellissimo.
Sono fiera di aver fatto un DONO ad una persona per me importante e speciale: Avergli fatto conoscere Salvatore e L’omeopatia, camminando sempre al suo fianco.
Sono fiera di vedere nei Suoi occhi una luce spettacolare..
La Vita può rifiorire ma dobbiamo essere pronti al cambiamento.