Umiltà e modestia
Oltre l’opinabilità del significato che possiamo attribuire a queste parole, sembrerebbe di fondamentale importanza:
– la verità, che è suggerita dalla percezione avvertita dall’altro e riverbera nella valutazione della percezione dell’altro da parte nostra
– la direzione centrifuga delle dimensioni formanti ogni nostro comportamento, parola e pensiero, che deve andare dall’interno verso l’esterno, per non oltraggiare la verità, ovvero l’autenticità
– il riconoscimento dei doni ricevuti da Dio, che ci rende responsabili dell’uso che ne facciamo, senza però che ce ne appropriamo, rimanendo sempre grati dell’averli ricevuti
– la responsabilità, compresa quella di occuparci delle grandi cose, che ci tiene stabilmente in una posizione di servizio agli altri e ci spinge a migliorarci sempre di più
– la necessità di essere modesti, nel senso di essere quanto mai prudenti nel ritenere che siamo al di sopra degli altri, anche se l’apparenza potrebbe essere un’altra
– il coraggio di riconoscere la propria magnanimità, che ci spinge, nella modestia, a riconoscere la grandezza di Dio in noi e ci stimola a rinunciare a forme esteriori di umiltà, lasciando spazio ad una reale percezione interiore e non ostentata della nostra possibilità di grandezza nella semplicità e nell’interesse di tutti.
Altamura, 25/04/2014. Scritto da Salvatore Rainò (dopo adeguate riflessioni)