Psichiatria finanziaria

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Psichiatria finanziaria

L’incubo della paura è il suo non senso.

Ancestrale è il bisogno di ogni creatura vivente di compiere azioni che possano alimentare i motivi stessi che le hanno determinate.

Il bisogno non è da intendersi soltanto come proiezione ordinata, cosciente e motivata,  di  dinamiche che confermino il senso dell’azione.

Il bisogno è la naturalità delle sequenze,  che conferiscono un senso all’azione stessa.

Un’entità unicellulare conclude il senso della sua vita nella perlustrazione possibile del suo ambiente e nel trarre gli elementi che consentono alla biochimica di farla resistere e riprodurre.

Il discorso della complessità evolutiva della vita, sino alla sofisticazione così spinta dell’essere umano, rappresenta la linfa del divenire possibile, intercalato alle fasi trasversali di apparente quiete, che si rivela attraverso le epoche di sedimentazione di forme, funzioni e automatismi.

Le epoche si succedono come fotogrammi che sembrano fermi, ma che, effettivamente, corrono attraverso un continuum, di cui non è possibile cogliere l’incessante processo dinamico.

Il comportamento degli individui, nella loro diversificazione, è come lo spettro di frequenze che compongono la luce bianca, esistono, anche se è difficile isolarne le singole rappresentatività.

Quando la notte si cerca di dormire nella giungla amazzonica, è noto a coloro che hanno vissuto questa esperienza, che la quiete notturna è tutt’altro che una realtà, perché la notte si anima di un brulichio di suoni e movimenti, che, con il riposo, non hanno nulla a che fare.

Tale è lo scenario implicato dalla notte della coscienza dell’umanità in cammino, attraverso la storia delle sue nefandezze.

Le premesse sinora esposte servono a determinare la suggestione, che pone la coscienza umana nelle condizioni di poter comprendere che cosa sta accadendo.

La natura complessa della vita espone la sua estrinsecazione a molte forme di finalità, che rispondono al rivérbero dell’errore.

Nella selezione spontanea che inasprisce i problemi a carico della felicità, primeggia la diseguaglianza, come situazione in cui cristallizzano separazioni di ruolo, che, nella vita naturale, scandiscono l’esistenza di tutti gli individui.

Nella vita sociale, organizzata secondo il contratto della comunità, la bestialità resta condannata e reclusa all’interno degli schemi di giudizio di qualità inesprimibili.

Però, durante la notte della coscienza, tutti i suoni della giungla riemergono e la impressionano,  in modo da accecarla e lasciarla abbagliata perché non colga le sfumature e possa arrecarvi dei cambiamenti.

Scrivere e parlare di certi argomenti è come evocare la musica giusta per intonare i motivi atti a risvegliare la coscienza.

I comportamenti sociali, cioè resi possibili dall’aggregazione collettiva degli individui, precludono la visuale dei meccanismi profondi, travestendo i ruoli di ineluttabile indispensabilità.

Il diritto naturale all’accesso ad ogni condizione possibile della vita subisce un violento trauma nell’impatto con il consolidarsi degli automatismi sociali.

I ruoli degli agonisti istituzionali, i totem segnaletici, che dettano le leggi del comportamento degli individui non rispondono alla luce della coscienza individuale, ma si nutrono, vampirescamente, dell’illusione collettiva dell’ordine delle cose, accettato e consolidato tramite il perpetuarsi del silenzio della coscienza individuale.

Esiste una coscienza possibile, quella totale, quella che brilla sul gruppo,  come anche la coscienza individuale, che resta annientata dalle dinamiche del gruppo.

Che cosa impedisce all’individuo di connettersi fattivamente con i suoi simili attorno a nuclei di svolgimento delle nuove ere? La paura di abbandonare le sicurezze.

Le sicurezze individuali, che entrano in collisione con l’evoluzione della coscienza libera globale, sono la gabbia in cui si rinchiude lo sguardo di chi conosce, intuisce, ma non applica il cambiamento.

La storia dell’umanità è rinchiusa nell’automatismo del valore delle monete, pubblicizzato come valore imprescindibile dello status collettivo e degli ordinamenti sociali a tutti i livelli.

Tale illusione, alimentata dalla rigidità strutturale delle emozioni applicate alla vita, condiziona  e irretisce i fiori dell’anima, privilegiando l’immondizia dell’egoismo  e della crudeltà.

Il paradosso consiste nella permanenza di orridi liquami comportamentali nel bel mezzo della civiltà più evoluta.

E’ come conservare ascessi purulenti in organi ancora funzionanti, dalle sembianze esterne perfette, ma che realmente sono il frutto dell’insanità,  profonda e nascosta.

Tale è il nostro vivere sociale, organizzato attraverso Uffici e Mansioni, che scambiano la morte e addomesticano la bellezza stessa dell’intimo sentire umano.

Sono feroci tutti gli ambiti che non consentono di alzare lo sguardo: al centro vi è la cupidigia, come mostro orrendo e di orribile movenza, che annichilisce il buon senso e giustifica la gangrena, mantenuta come un terreno di coltura per orripilanti  brutture, basate sul silenzio.

Il silenzio è quello di tutti coloro i quali sanno, ma pensano di non poter parlare, pensano che non sia il momento giusto, che la società non lo permetterà.

Lo scenario è commisto di vittime e aguzzini, ma l’incantesimo illude gli aguzzini di possedere la felicità, mentre si puliscono dagli schizzi di sangue delle vittime.

La condizione umana è prossima all’estinzione, per  il collasso distruttivo di tutte le energie libere all’interno di enormi masse di gangrena sociale.

Tenetevi forte:

·       l’ispettore del lavoro, che aderisce al blitz di cui non è convinto sta incangrenendo la propria anima;

·       il direttore di banca, che svolga funzioni di cui conosce il profondo e oscuro significato, sta svendendo la bellezza della propria vita

·       l’agente delle forze dell’ordine, che esegue ordini, facendosi il lavaggio del cervello, annacquerà anche i momenti più belli, che la sua misera vita avrebbe potuto concedergli

·       il giudice, che rispetta protocolli di giustizia nati dalla sterilità etica della nostra società malata, sta realizzando le premesse per il proprio karma di dolore e prostrazione

·       il funzionario, che non capovolge la propria scrivania per salvare l’integrità vitale della vittima da perseguire, sta ponendo le premesse per il dondolìo rimbambito della propria vecchiaia

·       chiunque viva per lavori basati su sanzioni, multe e sequestri di ambiti vitali, risulterà inattendibile nei momenti della propria vita, in cui avrebbe voluto essere ascoltato

·       tutti coloro che, per la propria famiglia, manterranno le proprie funzioni percepiranno i propri guadagni, danneggiando gli altri come mai vorrebbero che accadesse ai propri cari, conosceranno l’assurdità del dolore della disgrazia senza consolazione

·       i capi di stato e i governanti, che alimenteranno la corruzione, per non perdere i vantaggi derivanti dal profitto loro concesso, patiranno agli occhi impotenti di chi ha dimenticato la propria infanzia ed è condannato ad essere ferocemente adulto per tutta la vita

·       i professionisti, che venderanno i propri scrupoli, sul davanzale della propria apparenza sociale, in giacca e cravatta, resteranno prigionieri dell’impossibilità ad intervenire per aiutare le persone che hanno più amato

·       i sacerdoti, che cinicamente alimenteranno perbenismi sciatti e lontani dalla verità, invecchieranno col desiderio delle femmine che, laidamente, hanno sempre desiderato

·       ogni bugia, oltre ad avere le gambe corte, richiede molta più energia di quella che ci è concessa, per vivere in pace ed armonia.

Non vi è scampo per chi pensa di essere il padrone del mondo, ma la pietà della morte salverà anch’essi, dopo averli spediti nel baratro della maledizione attraverso i secoli.

Molti dei nostri uomini importanti sono in queste condizioni, molti dei nostri simboli sociali altro non sono che la vergogna vivente della collettività.

Mentre, molte delle persone, apparentemente insignificanti e prive di qualunque importanza, sono veri scrigni di bellezza e potere aggregante di valori di infinita armonia.

Al termine, va ricordato a tutti che alimentare le regole atte a determinare dolore e ingiustizia, soprattutto vantandosi di fare il contrario, è la peggiore  delle condizioni per rimanere per sempre fuori di quel senso di continuità che la  vita di  ognuno di noi concede come balzo sul trampolino dell’eternità.

Domani mattina, tutti, ma proprio tutti, la smettano di mentire e sé stessi, ed applichino immediatamente il cambiamento in loro potere, scegliendo prima di tutto quel cambiamento che meno che mai agevolerà la propria situazione e la propria intimità familiare.

La vergogna più grave di oggi è quella generata dai cambiamenti mancati che ognuno sa di dover fare e che continua a dirsi che è impossibile realizzare!

Così si aggiusta tutto, le nazioni, il mondo, l’economia, la salute ed ogni bene, che la Provvidenza ha voluto disseminare nella storia della vita del Pianeta.

Non è accordando la grandezza di alcuni individui alla pochezza del sistema, ma è accordando la pochezza del mondo alla grandezza di alcune persone, che si creano le premesse per il Paradiso in Terra.

Tutte le volte che operiamo male e facciamo finta che così non sia, tutte le volte che lasciamo operare male, tanto “non potremmo fare niente”, tutte le volte che deformiamo la nostra intuizione del bene, per lasciare che l’aberrazione si perpetui, stiamo perdendo una fetta della nostra vita interiore e non potremo mai perdonarcelo.

Salvatore Rainò

 

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