Le cause delle cause

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Le cause delle cause

Ho imparato che è indispensabile arrivare all’individuazione della causa, per poter rimuovere un fenomeno.

L’etiologia è un capitolo importante della logica, per esempio è capitolo fondamentale della Medicina, in quanto affronta lo studio delle cause all’origine delle malattie.

Però, parlare di cause è sempre un fatto molto relativo, che rischia di non concludere in modo adeguato l’inquadramento delle dinamiche, che conducono al processo che vorremmo controllare.

Facciamo un esempio.

Un infezione è causa di febbre, quindi molti pensano che vada combattuta l’infezione per fare sparire la febbre.

In effetti, tale deduzione è quanto di più inesatto possa dirsi, se riusciamo ad essere più precisi.

L’infezione è stata resa possibile da un calo delle difese immunitarie, mentre la febbre è la risposta per risvegliare l’immunità, quindi non dovremmo preoccuparci della febbre, ma di innalzare la risposta immune.

Ciò si ottiene prima di tutto rispettando la febbre, tanto più, quanto più è alta.

E poi, bisogna chiedersi come è stato possibile che l’infezione si sia affermata rispetto all’organismo.

Può essere che una ferita non sia stata opportunamente lavata e disinfettata, quindi dei germi hanno guadagnato l’organismo tramite la soluzione di continuo della ferita.

Oppure, il soggetto ha ingerito dei cibi contenenti una carica batterica esagerata, quindi non bisogna bloccare il vomito e la diarrea, che sono il sistema per allontanare rapidamente i germi che stanno attaccando la mucosa dei visceri.

La causa di una tossinfezione alimentare non sono i germi svilupattisi all’interno del biberon, sul comodino, durante la notte. La causa è l’ignoranza e la pigrizia dei genitori, che hanno consentito il pericoloso fenomeno, non sostituendo il latte del biberon dopo l’utilizzo da parte del bambino.

Una persona può albergare nella propria bocca una situazione di sfacelo gengivo-dentario, quindi, per presenza di sacche di pus  e di tessuti perennemente in preda ad infezione locale può andare incontro a continue reinfezioni che generano ondate di febbre e malesseri di vario genere.

In questo caso, non è corretto assumere ripetutamente antipiretici, antiflogistici, ma nemmeno utilizzare colluttori disinfettanti, o gomme da masticare, per contrastare l’alito fetido.

Occorre che il soggetto comprenda l’importanza dell’igiene orale, che molto probabilmente sarà carente come è carente l’intera visione della vita, per cui il soggetto sarà facile preda di meccanismi di malattia svariati e ricorrerà con facilità ad automedicazioni, sinché non lo troveranno morto nel letto al mattino, magari per una gastrite erosivo-emorragica da farmaci antiinfiammatori.

Cambiamo argomento.

Arriva una pioggia torrenziale e rade al suolo un villaggio di case, quindi tutti dicono che la pioggia abbondante è stata la causa dell’incidente.

Invece, un anno prima, di notte, qualcuno ha appiccato il fuoco a vari ettari di querce secolari, così da poterci speculare, costruendo un villaggio turistico.

Il corso delle acque che da secoli non riusciva a diventare così impetuoso è stato il nuovo evento che ha generato la distruzione del villaggio di cui prima.

La causa è stata la corruzione che ha spinto alcuni uomini a compiere il misfatto dell’incendio doloso.

Un altro esempio.

Un uomo di una certa età sviluppa una malattia della pelle, con grandi lesioni sanguinolente e crostose. Si veste elegante e si reca dallo Specialista, che lo visita e non riesce a capire, quindi prescrive una pomata antibiotica e cortisonica, che sembra risolvere la situazione.

Dopo qualche settimana, punto e daccapo, ma il Medico, mentre guida la sua auto, incappa nello stesso signore, che rovista all’interno dei cassonetti dell’immondizia.

La causa della malattia dermatologica è la carenza di vitamine, trattasi di Pellagra.

La terapia è la somministrazione di vitamina PP,  in particolare.

Però la causa reale è che quell’uomo, poverissimo, in difficoltà per alimentarsi, aveva messo un abito elegante prestatogli, per non fare cattiva figura dal Medico. La causa è la povertà.

La causa non è la povertà, la causa è la cattiveria di Renzi, la causa non è Renzi.

La causa è un meccanismo satanico che fa in modo che Renzi si presti a dinamiche di comportamento oltraggioso nei confronti dell’umanità. E così via, sino a chissà quale causa.

Un altro esempio.

Grande dispiego di forze per catturare spacciatori di cocaina, grande impiego di magistrati e via di seguito, quindi la causa dello smercio della droga è la Ndrangheta.

Si conclude che bisogna lottare contro la criminalità, per evitare il fenomeno della cocaina.

Invece, la cocaina è una droga che ha tutte le caratteristiche idonee a produrre una ventata di ottimismo, energia e vitalità, in un contesto sociale gravato da costrizioni tali da attaccare la vita nelle sue più elementari manifestazioni.

Gli imprenditori, i professionisti, in misura del proprio coinvolgimento  in avventure di lavoro, quindi in misura del carico di delusioni  e nel conseguente abbattimento, sviluppano abitudini tossicomanìgene, per sentirsi vivi, anche se così scavano un fossato ancora più profondo attorno alla propria persona.

La causa della diffusione delle droghe è lo svilimento del tessuto quotidiano della vita, dovuto alle nefandezze governative atte ad annichilire l’uomo.

Potremmo continuare, ma arriveremmo a comprendere sempre meglio che ogni causa è solo apparente sino a prova contraria.

L’individuazione delle vere cause è strettamente dipendente dal livello di cultura, dalla formazione umana di chi si sta facendo le domande, dall’assenza di pregiudizi e dalla disponibilità a riconoscere anche sé stessi come elemento concausale di una realtà che non si riesce facilmente a correggere.

Lo studio delle origini è difficile, nella misura in cui si resta ancorati a stereotipi, che inglobano buona parte della nostra intelligenza e ci impediscono di osservare le cose dal di fuori, per trovare  il sistema che conduce alla libertà.

Vi è un pericolo nel volersi occupare delle cause, che è lo stesso del non volersene occupare.

Voglio dire che scegliere un ruolo rigido è sempre troppo lontano da quella mediazione necessaria, ma costosa, nella misura in cui richiede di mettersi in discussione e costringe a rivedere i motivi della nostra esistenza e lo stesso accanimento che ci determina per avere ciò che chiamano il successo.

Non penso che per avere successo bisogna perseguire i propri scopi ad ogni costo, molte volte il successo è solo il risultato del rapido catapultamento delle nostre convinzioni, compresa la certezza dei nostri scopi.

Ci vuole umiltà, come dice Sartre, bisogna riprendere le misure ogni volta che si inizia nuovamente.

La mondanità, la cronaca e lo zelo di apparire fedeli al proprio ruolo possono, talvolta, raggelare il genio che conduce alla soluzione dei problemi, ritardando l’evoluzione della vita.

Una buona dose di attenzione disincantata protegge dal rischio di stasi e protegge dall’ambiguità del giudizio di chi ci osserva, magari avendo argomenti più avanzati dei nostri.

Vince la squadra, vince l’innocenza, vince il coraggio, vince l’apertura a collaborare con gli altri.

Le cause hanno cause altre, se si accede ad uno studio sempre più rifinito, senza remore, con grandissima onestà.

Ad maiora!

 

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