Telefonino e consapevolezza

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Telefonino e consapevolezza

 

Il mondo della comunicazione si é insinuato nella solitudine dell’uomo ed è diventato il principale virus del sistema migliore per sopravvivere: l’autonomia. Tutte le persone hanno il telefonino e lo usano continuamente per sentirsi più efficienti ed in relazione con gli altri, ma forse stiamo perdendo la forza che soltanto la solitudine può dare, proprio quella condizione che si ha sempre più la sensazione di sconfiggere, tenendo sempre tra le mani il proprio cellulare, talvolta i vari propri cellulari.

E’ raro ormai incontrare persone che sappiano, almeno in alcuni momenti, mettere da parte il telefonino per essere presenti interamente in un momento ed in un luogo. Che cosa sta accadendo?

E’ possibile che il frutto di un progresso tecnologico senza precedenti abbia la capacità di generare un vero e proprio sconvolgimento dell’evoluzione umana?

Alla guida di veicoli, il cellulare ha la priorità sulle più elementari mansioni della guida stessa. Nelle riunioni di ogni genere, il telefonino rivendica la sua importanza sulla priorità di prestare attenzione ai presenti. Nei momenti più sacri ed importanti della vita, ognuno è pronto a sostenere l’indispensabilità di non “isolarsi” dal mondo e di tenere, anche silenziato, il proprio telefonino davanti ai propri occhi.

Una rete di relazioni a distanza sta diventando sempre più importante della relazione che richiede la nostra presenza in carne, ossa e pensiero, la nostra assoluta attenzione.

Esiste veramente una priorità di rispondere al telefono, in ogni momento? E’ davvero giusto convogliare sempre la propria attenzione prima di tutto a ciò che non è fisicamente a contatto con noi?

Sembra che l’essere umano abbia incorporato un’appendice nel proprio apparato di sensi e non possa farne più a meno. Fa riflettere l’immagine di un bambino, col telefonino in mano, che muove velocissime le mani sul display e non si accorge di altro attorno a sé.

Dietro uno sviluppo del genere dei comportamenti umani vi è presumibilmente una visione della vita basata sul soddisfacimento di un bisogno. Il bisogno è ritenuto indispensabile ed in quanto tale viene confermato e reso quasi un valore. Se così non fosse, le persone non si sentirebbero autorizzate a comportarsi in un certo modo e non trascurerebbero le più elementari regole di buona educazione, che puntualmente saltano all’aria quando rispondiamo al telefonino, mentre stiamo parlando con una persona seduta vicino a noi.

L’uso del telefonino riflette l’uso della vita secondo i canoni più disinvolti di un certo modo di fare. E’ vero che la connessione in tempo reale risolve molti problemi e fornisce un senso di sicurezza che prima non era appannaggio dell’essere umano. Comunque è anche vero che, alla fine, non si presta attenzione ai propri passi e si lanciano messaggi a distanza nel cielo.

Il problema del cellulare è solo da sentire o non sentire, da riconoscere oppure no. L’alternativa è esserne vittime e non avere strumenti per riuscire a raccogliersi nella propria fisicità utile del momento e del luogo in cui si è.

Far notare ad una persona che egli abusa del telefono è come tentare di dire a qualcuno di non fumare! Si ottiene solo una reazione più o meno vivace ed anche aggressiva, ma il significato di tutto ciò non può essere spiegato a nessuno che non voglia già occuparsene.

Insomma, una volta, si aspettavano giorni per ricevere una lettera e poterne inviare un’altra. Adesso, nel giro di pochi minuti, si brucia l’intero destino di una comunicazione e si pongono le premesse per orbitare all’infinito attorno al bisogno crescente di comunicare.  Così si virtualizza sempre di più la relazione e si confonde il bisogno di comunicare con l’ansia di poterlo fare. Una volta, però, era in gioco il tempo, ma oggi è in gioco soltanto la variabile della volontà. E’ come se dovessimo vedercela soltanto con la nostra intenzione di fare o ricevere una telefonata o un messaggio. Il senso di potere che tale prerogativa concede rischia di impoverire l’uomo di intenti stabili e maturi. Ogni guizzo viene “trasmesso” e non corrisponde quasi mai ad un gesto davvero pensato ed accoppiato alla sua fattibilità reale.

Parole, parole, parole, ma poco incarnate e poco solide perché cresciute troppo in fretta senza potersi radicare nel tempo.

Non sono a caccia di applausi per sermoni moralistici sulla vita, ma mi interrogo soltanto sul senso delle cose e sulla reale ricaduta in termini di quotidianità vivibile.

La comunicazione troppo facile a distanza potrebbe rovinare quella più delicata che ci attende lì davanti a noi.

La mancanza di sedimentazione delle idee e dei propositi verbali potrebbe rendere effimero il senso stesso del comunicare.

Siamo di fronte ad una nuova epoca: l’epoca dell’improvvisazione della comunicazione….come quando l’artista jazz si lascia andare alle note e non aspetta di poterle scrivere in musica, tanto non serve.

Voglio dire che si tratta di un nuovo stile per parlare, con il quale dobbiamo ancora familiarizzarci e che dovremmo imparare ad usare nel modo più sano.

Vorrei soffermarmi in particolare su un fenomeno osservabile quando siamo alla guida delle nostre automobili. E’ facile vedere mezzi che sia pure per pochi secondi non tengono la traiettoria ed assumono comportamenti strani e pericolosi…poi si guarda meglio dentro l’abitacolo e si nota che il conducente è impegnato al telefono. Se tale comportamento interessa due conducenti di mezzi differenti nello stesso momento e nello stesso luogo, è inevitabile un rischio di incidente.

L’articolo 173 del Codice della Strada vieta l’uso del telefonino alla guida di un veicolo.

Ho visto usare il telefonino alla guida del motorino, della bicicletta, mentre si attraversa la strada, praticamente in ogni momento possibile ed immaginabile, con evidenti vuoti di attenzione che sfiorano la tragedia e ripropongono il senso della responsabilità.

In tutto ciò vi è  qualcosa che contorce la logica, come uno squarcio nella vita di tutti i giorni, in cui spariscono tante persone come risucchiate dai crepacci che il nostro progresso apre sotto lastre di ghiaccio in discioglimento.

Finora abbiamo parlato soltanto delle implicazioni sociali e psicologiche del telefonino, ma non dimentichiamo che molti studi provano i danni fisici da elettromagnetismo indotto dall’uso del cellulare in modo prolungato. In conclusione, l’uso del cellulare ha apportato dei vantaggi, individuabili in una maggiore raggiungibilità delle persone, ma ha anche creato fenomeni nuovi per il genere umano, come distrazione da attività importanti, superficialità della comunicazione, sottovalutazione del “qui ed ora”, incidenti di vario genere, una vera dipendenza psichica che di fatto riduce la libertà delle persone.

L’uomo si interroga sul senso della propria vita e dei propri comportamenti, ma lo fa spesso in modo impersonale e senza implicazioni pratiche che possano riscattarlo nella quotidianità.

Ecco alcune proposte pratiche per diffondere un uso responsabile e sicuro del telefonino:

1) diffondere la voce tra i propri conoscenti sulla potenziale pericolosità del cellulare sia a livello fisico che sociale, menzionando i rischi per la salute ed il pericolo di vita

2) dare avviso che l’uso che si vuole avere del telefonino riguarda solo comunicazioni importanti e di breve durata, lasciando in segreteria un orario nel quale si preferisce essere chiamati

3) abituarsi a tenere il telefonino silenzioso, controllando non appena è possibile se ci sono chiamate che ci interessano e concordando, tramite sms, un orario conveniente per sentirsi

4) togliere dalla propria vista il cellulare, anche se silenziato,  quando stiamo parlando con una persona, facendo notare che prestiamo la nostra totale attenzione ad essa

5) non utilizzare mai il telefonino quando siamo impegnati in una mansione che richiede attenzione

6) non usare il telefonino per lunghe serie di sms a ping-pong, che isteriliscono la necessaria sedimentazione di un pensiero, dopo la sua formulazione e prima della sua esternazione

7) non utilizzare il telefonino per passatempo con solitari o giochi simili, ma non disdegnarne l’uso per la lettura di testi di approfondimento e di studio ormai facilmente fruibili tramite il web

8) prestare attenzione alle persone che non sono d’accordo sullo stile di tali cautele e che facilmente ci faranno solo perdere tempo con la loro frenesia

9) l’uso del telefono cellulare la dice lunga sulle scelte di vita e sul livello di consapevolezza delle persone

10) non dimenticare mai che la comunicazione richiede tutta la nostra attenzione e merita quindi delle scelte del canale che vogliamo utilizzare di volta in volta

L’uso è sempre una funzione incerta, almeno per quanto riguarda la sua direzione: cioè chi o che cosa usa e chi o che cosa è usato!

3 COMMENTI

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  2. Ho letto il suo articolo e lo trovo molto interessante…io penso che il telefonino sia una delle cause per cui molte persone si sentono sole al giorno d’oggi…è una fonte di distrazione che porta le persone ad essere superficiali e a dimenticarsi di tutto ciò che le circonda…dovremmo usare il telefono senza esagerare e imparare ad ascoltare chi ci è accanto.

  3. Cara Maria,

    penso che il telefonino “nasca”, quasi sempre da un senso di solitudine mal gestito, che genera nuova solitudine e che non risolve i problemi che una persona penserebbe di arginare con l’uso sfrenato di un dispositivo che ti porta lontano e ti benda gli occhi sulle impronte dei tuoi passi.
    Ben venga qualunque meditazione sul mio scritto!

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