Il supermercato

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E’ logico che riteniamo contenuta nel supermercato la merce che osserviamo ordinatamente disposta negli scaffali. E poi, quando l’abbiamo acquistata, la portiamo in casa ed abbiamo la sensazione che sia nostra.

Disponiamo sulla credenza la bottiglia di latte di mandorla pensando forse a quando ne assaggeremo un po’  e ne gusteremo l’aroma soave.

Quale illusione pensare che qualcosa sia in un luogo ed un’altra invece sia lontana da essa in un altro luogo!

E’ possibile che una bottiglia di vino ed una stecca di burro siano l’una affianco all’altra senza che  non vi sia più che della contiguità a tenerle vicine.

Quanto possono essere risonanti invece due cose lontane tra di esse, ma vicine perché facenti parte della stesa dimensione.

Al ritorno da un viaggio a New York, diversi anni fa, ebbi la sensazione che Milano fosse quasi un villaggio contadino. Ero in una dimensione che avevo visto sempre come la grande città, ma che adesso, al ritorno da una dimensione molto più grande, non riusciva più a procurare le stesse sensazioni in me.

Qual è la verità? Milano è una grande città? New York è una città più grande di Milano? A me New York è sembrata più grande di Milano?

Non esiste la verità, ma soltanto l’idea che noi ce ne facciamo. L’abitudine è la nostra principale guida nelle valutazioni: se soltanto ci pensassimo ogni tanto, potremmo evitare di assumere posizioni rigide da essere costretti a rivedere.

La beffa delle nostre convinzioni ha sempre la complicità dell’abitudine.

Abbiamo la tendenza a compartimentare le cose, ma anche i pensieri e persino le emozioni. Quando arriva la passione, si rompono gli argini che abitualmente dividono gli ambiti e qualcosa irrompe da un luogo in un altro.

La passione scioglie i determinismi ed apre la comunicazione fra atmosfere che non potrebbero incontrarsi per le regole dell’abitudine.

L’allenamento alla interdimensionalità è scoraggiato dal sistema che viene controllato ciberneticamente e controlla la nostra vita.

Così l’evoluzione delle persone viene prevista, pronosticata e pilotata dalla rigidità, senza variabili, senza sorprese, apparentemente senza ostacoli, quando invece l’ostacolo è rappresentato proprio dall’assenza di ostacoli.

La promessa della gestibilità della vita e della libertà nella prevedibilità di copioni investiti del massimo rispetto da parte di tutti è soltanto un’illusione.

La coscienza dell’uomo può sperimentare l’infinito soltanto quando si esce dalle regole e si avanza intrepidi verso mete inimmaginabili.

La curiosità non può esprimersi nei percorsi abituali, ma deve necessariamente attraversare la paura, il senso di vuoto e la possibilità che non si possa tornare più indietro. Nuovi lidi appariranno soltanto dopo lunghi viaggi in oceani sconosciuti, senza certezza e forse anche nella disperazione.

Che cosa guida una persona, quando questa non sa più dove sta andando e conta soltanto sulla consapevolezza dell’inconsapevolezza?

E’ una questione di compartimentazione dei tempi: noi pensiamo che le cose che stanno accadendo adesso siano posteriori al passato ed anteriori al futuro.

Il tempo però è un’illusione di luoghi e, così ciò che sembra lontano oppure avanti a noi è in effetti in un luogo comune che non riguarda la scansione del tempo ma una frequenza sulla quale siamo sintonizzati nel nostro divenire.

Il tempo è il nostro divenire. Ecco perché a volte abbiamo la  sensazione di aver vissuto già in passato, e non potremmo dire quando, quell’incredibile momento che ci riempie la vita in quella situazione  che non possiamo più definire presente tanto essa coinvolge la nostra persona nella sua globalità. Globalità di tempo e di luogo, atemporalità ed aspazialita’, assoluto di cui forse non è nemmeno legittimo parlare!

Eppure, per spiegare tutto ciò, è necessario comunicarlo e per comunicarlo bisogna piegarlo alle regole di una lingua, conformarlo, irrigidirlo nella scelta di alcuni suoni anziché altri. Sembra di impazzire, tanto è complicato pensare di potersi abbandonare all’assenza di una scelta di stile di comunicazione. Eppure è semplicissimo: basta imparare a vivere senza sapere di star vivendo, come respirare senza pensarci.

Assimilare del cibo senza sapere di farlo, lo sta facendo il nostro organismo senza che la nostra coscienza debba compiere uno sforzo per questo.

Spesso i sogni o delle atmosfere sognanti aprono la strada all’impossibile, su cui potrà basarsi una fetta di futuro a dir poco imprevedibile se non capovolgendo le regole del passato.  E’ facile intendere che non esiste, come ben si vede, il passato oppure il futuro, ma soltanto una frequenza oppure un’altra e la nostra capacità di accedervi.

Fa sorridere il racconto della “historia”, quando vorrebbe convincerci del fatto che occorreva del tempo perché l’umanità raggiungesse delle mete specifiche!

Vi è una fetta di storia che non  viene fatta passare nelle aule della scuola: è una fetta di storia che viene prima della storia ufficiale e riguarda civiltà passate che hanno preceduto di migliaia di anni l’evoluzione della civiltà attuale.

Sembra che il livello di evoluzione delle civiltà precedenti sia stato superiore al nostro, pare che chi ci ha preceduto conoscesse l’antigravità e potesse grazie ad essa realizzare opere che oggi sono impensabili per la nostra scienza e per la nostra tecnologia!

Può dunque il tempo giustificare l’evoluzione dei popoli, o invece il tempo è soltanto una nostra illusione e invece l’umanità non è legata ad esso per ciò che riguarda la sua evoluzione?

Quando beviamo quel latte di mandorla acquistato nel supermercato, entriamo nell’intento di chi ha piantato l’albero che ha prodotto quelle mandorle, nel destino della pianta in base a come è stata coltivata, a quanta acqua ha ricevuto, se ha ricevuto trattamenti chimici, come è stata concimata, in quale terreno è cresciuta.

Il procedimento di estrazione del prodotto ha risentito di scelte filosofiche, culturali e metodologiche, la qualità della lavorazione è direttamente legata ai valori etici dell’imprenditore, dei suoi collaboratori, di chi eventualmente ha dovuto controllare i procedimenti produttivi.

Ogni tappa citata è a sua volta espressione di altre dimensioni che coinvolgono anche le scelte tecnologiche, i materiali impiegati per la realizzazione delle macchine industriali, le nozioni utilizzate per decidere l’opportunità delle scelte e la formazione nonché l’integrità di giudizio e quella morale di chi ha dovuto autorizzare il tutto.

Non ci si ferma più, se si vuole ricostruire la traccia attraverso la quale si è arrivati a gustare quel latte di mandorla e, probabilmente si compie il giro del mondo chi lo sa quante volte, passando per luoghi e circostanze anche lontani non solo per logistica ma anche per epoche.

Ecco che la lettura di qualunque argomento può essere spostata da una frequenza che ci permette di coglierne alcuni aspetti ad un’altra frequenza che ci consente di spostarci su piani dimensionali completamente differenti.

Comprendere che cosa tutto ciò significa è di fondamentale importanza, poiché consente di cogliere l’unità della vita attraverso i mille rivoli che soltanto in apparenza sembrano scomporla in frammenti. Questi frammenti però compongono un’unica grande immagine e questa è l’immagine in cui una persona deve riuscire a riconoscersi per significare pienamente la propria evoluzione contestualizzata nell’universo.

L’io è tendenza al proprio futuro che viene utilizzato come punto di partenza per costruire il proprio tempo.

Il significato dell’esistenza si realizza attraverso la ricerca del significato dell’immagine che si ha del proprio futuro.

La probabilità di malattia è proporzionale allo screzio fra il nostro immaginario e la realtà in cui contestualizziamo il nostro corpo.

Il percorso di salute è un percorso di evoluzione, ben diverso dall’involuzione che attanaglia la maggior parte degli esseri umani.

L’indottrinamento di cui proprio la scuola si fregia non conferisce strumenti esattamente di cultura, ma annichilisce le possibilità evolutive della persona a partire proprio dalle spinte più originali che andrebbero sviluppate nella loro spontanea tendenza da ciò che c’è a ciò che non c’è.

Un vero processo di astrazione che consente il reale progresso del singolo e dell’umanità, un processo che viene puntualmente bloccato proprio nella scuola.

La scuola uniforma e indottrina, non aiuta a scoprire la dimensione  più fertile dell’essere umano che non è prevista nello svolgimento dei programmi.

Un aspetto molto particolare riguarda i carcerieri della libertà, coloro che quasi sempre inconsapevolmente, impediscono ai loro simili di aprire le ali e volare, coloro che non raccontano mai della possibilità di volare perché nessuno forse la ha mai raccontata a  loro.

Per volare, occorre che non si abbia il  dubbio di poterlo fare.

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