Il fare e il non fare

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Una volta fissata una metodologia, mentre la si applica e si lavora con essa, si perde quasi completamente la possibilità di verifica e l’opportunità di modifica, compromettendo anche irrimediabilmente la possibilità di migliorare un processo e di intraprendere strade nuove più valide.

In pratica, nella metodologia sperimentale, come pure nel  menage delle normali procedure, la  parte più importante in assoluto è immersa in una fase che precede qualunque posa in opera e riguarda esclusivamente la pura astrazione o, al massimo, la modellizzazione teorica.

Mentre si è al lavoro, risulta impossibile riconnettersi all’astrazione  ed occorre, pertanto, prevedere delle tappe di sosta in cui il pensiero fuoriesce dall’automatismo applicativo e riacquista la fluidità necessaria  per consentire la totipotenza primitiva delle idee.

Le fasi corrispondenti alla sosta che apparentemente creerebbero un rallentamento della produzione, sono, in verità, indispensabili per innalzare la qualità dei procedimenti per riconnettere questi ultimi alle più argute possibilità di accrescimento evolutivo della storia dell’uomo.

Alcune implicazioni psicologiche sottendono i  meccanismi di invalidazione, nutrendosi delle istintive attese di riscontro, determinando, anche nei casi di una metodologia serena, una buona dose di fretta.

Per fretta è da intendersi il bypass di alcune tappe di controllo che rischiano di divenire impossibili per vari motivi e non lasciano spazio all’innovazione e al progresso.

Paradossalmente, è facile che nelle fasi di pausa, si producano idee ed applicazioni così avanzate da non lasciare dubbi sull’opportunità di una revisione dei concetti.

Insomma, il movimento delle mani tende a frenare in dinamismo della mente.

Se cresciamo in analogia con il linguaggio, è facile comprendere che nei momenti in cui facciamo silenzio riprendiamo a crescere attraverso una fase di astrazione, mentre nella tensione dell’espressione di un contenuto, non riusciamo a tenere un sufficiente livello attentivo nei confronti delle novità emergenti della nostra sfera cognitiva e percettiva.

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