Appunti sulla comunicazione

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APPUNTI SULLA COMUNICAZIONE

Il problema nasce nel momento in cui si ha la pretesa di rivolgersi a qualcuno per spiegargli qualcosa. Nel contempo, mi chiedo che cosa significa spiegare, che cosa significa comunicare.

Si pone il problema della definizione degli obiettivi, per i quali si prende la parola, per i quali si tenta di porsi in ascolto. E poi. Perché dovrei comunicare? Perché dovrei accettare che qualcuno mi spieghi qualcosa?

Interessa a me la stoffa che quel commerciante vuole vendermi? E’ il momento giusto della vita per acquistarla, per occuparmene, per prenderla in considerazione, anche soltanto velocemente, per tenere contento il venditore? E se, fra qualche tempo, volessi cucirmi un abito e scoprissi che proprio quella stoffa era l’ideale per concretizzare un mio desiderio?

Ma perché sto parlando di queste cose, che non c’entrano nulla con la comunicazione? Per quale motivo ho deciso di scrivere due righe, su argomenti dei quali il primo passante per caso mi dirà che non ho titolo ad esprimermi?

Magari mi dirà che non so scrivere in italiano, mi dirà che non si capisce niente. Mentre  io cerco di dire”ma”…. ma lui è troppo preso dal comunicare le sue grandi verità, con le quali salverà il mondo. La sua analisi è l’unica possibile, senza la quale non ha senso parlare  di nulla.

Mi viene una voglia di fare silenzio, un silenzio assoluto, come la morte. Inizio a  farlo, ma  sento il mio respiro, e mi accorgo di essere vivo. Che senso ha la mia vita?

Si ode una voce che proviene dal corridoio:”Bisogna essere concreti”. Allude al pragmatismo, l’arte del fare, la scienza del decidere che cosa non fare. E se il pensiero fosse anch’esso fare?

Poi iniziano i ricordi, che balzano sulla scena, mentre stai cercando di occuparti di altro. Che confusione!

Un momento! Facciamo silenzio, e guardiamoci, specie negli occhi, ma non solo. Osserviamo il ritmo del respiro dell’altro, lasciamo che ci guardi e ci dica di che cosa non vuole che si parli.   Ma come!

Abbiamo deciso di essere concreti. Perché non decidiamo di che cosa parlare? Non perdiamo tempo! Abbiamo tante cose da fare! E gia!

La comunicazione serve soltanto per occuparsi di qualcosa di utile, cioè concreto, in pratica per occuparsi di un piano, che viene dopo tanti altri, che non importa da dove sia iniziato. Insomma non serve pensare per comunicare. Orsù. Siamo pratici e, soprattutto, immediati!

E basta con le frottole…..lei non mi sta comunicando niente!!!!…..siamo qui per essere concreti. Mi viene in mente che i concreti sono anche  materiali da  costruzione, chiamati anche inerti, inerti, cioè inattivi, inoperosi. Chi sa perché li hanno chiamati così! A dire il vero, non me ne importa niente, perché non mi piace proprio la parola…inerte. E poi, non mi dice nulla.

L’eco delle parole, delle frasi, delle prime cose che forse comprendevo, quando iniziavo a parlare. E poi, quei suoni di cui non capivo nulla, come il frastuono dei clacson in mezzo al traffico, ove a mala pena riesci a rimanere fermo sul tuo sedile, che non sai nemmeno quando arriverai a casa.

Dove arriverò, quando deciderò di iniziare a parlare? Mi sento poco sicuro e poi, per niente incline a capire di che cosa potrei occuparmi mentre parlo, dato che mi distrarrò per cacciare la mosca che mi si poserà sulla fronte, sudaticcia. Che fatica, far finta di comunicare, mentre non so nemmeno come mi chiamo e che cosa sono venuto a fare qui. Potevo rimanere a casa.

Insomma, dottore, finora non ha parlato ancora di nulla!!!!  Non sono venuto qui per perdere  tempo….ma solo per sblaterare tutti i miei singhiozzi, fra uno spasimo e l’altro! La cravatta stringe il collo, guarda l’orologio. Poi gli viene in mente che soffre di stomaco, il suo sguardo si illumina: “Che cosa posso prendere per i miei fastidi”?

Lo guardo e dico che la situazione deve essere esaminata con attenzione….bla bla bla….si annoia e passa rapidamente ad altro.

Qualcuno passa e ci guarda e con sguardo intelligente fa come la mossa di intendere che stiamo parlando di qualcosa di interessante.  Non stiamo dicendo un “ca…..”. E’ tardi, mia moglie mi aspetta. Mai fare aspettare una moglie!

Fa un po’ fresco. Mi   alzo per prendere un maglioncino. Questa giornate autunnali. Non si sa mai come bisogna vestirsi.

Ma mi dica, di che cosa si occupa sua moglie?       Ah!

E lei quindi afferma che l’intuizione è più importante della logica! Sa che è davvero interessante? Mi scusi, devo rispondere al cellulare.

“Si, ma  certo….le ricordo che ci avevo già pensato”…….comunque non posso rimanere ancora molto….sa …arriva mia figlia all’aeroporto. Non vorrei trovare traffico.

Quando andiamo la prossima volta al golf? Le giornate stanno ancora elargendo un tiepido e piacevole calore.

Vorrei dirle che le sue considerazioni sulla comunicazione hanno lasciato un segno indelebile dentro di me.

Sa che a volte non ricordo dove ho lasciato l’auto? Succede. La fretta!

Mamma mia, come abbiamo fatto tardi!  Non riesco più a fare nulla. Il tempo corre e non basta mai!

Mi rendo conto che non l’ho fatta parlare per niente! Ma comunque quello che ha detto è terribilmente interessante!!!

A presto dunque, e non dimentichi che le darò una mano! Comunque me lo ricordi la prossima settimana.

E mi saluti sua moglie, anche se non la conosco.

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