Red Bull (l’altra faccia della medaglia)

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La Red Bull, come altre energy drinks, è una bevanda energizzante che deve la sua azione all’attivazione di  precisi e combinati  meccanismi biologici.

Hydrobiotronic   è una metodica impiegata nel Self-Remedier che consente di riconoscere ed estrarre l’informazione specifica di una sostanza oppure replicare l’informazione di un rimedio, veicolandola in granuli vergini di tipo omeopatico in cui stocca un messaggio segnaletico di valenza stimolatoria per i sistemi biologici complessi.

Ponendo il sensore del Self-Remedier a contatto con la bevanda per circa 10 secondi e così informando contemporaneamente dei granuli vergini di lattosio all’interno del sito di caricamento del dispositivo, si sono ottenuti dei granuli portanti l’impronta  della Red Bull e si sono somministrati a  sperimentatori in ottimo stato di forma psicofisica.

Il primo dato che si è imposto all’attenzione è stato caratterizzato dall’estrema dolcezza che i granuli avevano acquisito, parecchio superiore al senso di dolce che abitualmente la presa di granuli omeopatici evoca in chi li assume. E’ noto che la Red Bull è una bevanda dolcissima, in grado di procurare picchi glicemici estremi.

Nei primi minuti dopo l’assunzione dei granuli per via sublinguale, la sensazione è stata di lieve eccitazione e nervosismo, con risposte cliniche che inducevano a pensare ad un aumento della pressione arteriosa.

Successivamente sono rapidamente subentrate risposte differenti con calo pressorio documentato fino a valori davvero ai limiti del collasso cardiovascolare, senso di astenia profusa, vertigini e formicolio agli arti, disturbi del ritmo cardiaco avvertiti soggettivamente.

L’aspetto preponderante della modificazione verteva quindi su di una grave astenia, esattamente il contrario dell’azione attesa per assunzione diretta della bevanda.

L’assunzione dei granuli di rimedio ottenuto è stata ripetuta ogni circa 10 minuti per 5 volte, rendendo lo stato di prostrazione sempre più profondo.

Gli effetti della sperimentazione sono stati interrotti prontamente dall’assunzione di una bevanda di  menta concentrata, come è giusto che accada nel corso di una sperimentazione patogenetica omeopatica.

L’esperimento fa riflettere e mostra che il Self-Remedier, lungi dal riprodurre l’azione della bevanda nella sua veste molecolare e quindi nel suo versante recettoriale, ha invece stimolato una risposta nell’organismo che è esattamente il contrario di quella attesa per assunzione diretta della Red Bull o di altre energy drinks.

In più, è bene aggiungere che il modello di dinamizzazione e diluizione automatico operato dal Self-Remedier, corrispondente approssimativamente a quello di una 30CH, presenta lo stimolo informazionale in forma avanzata rispetto al piano di base della bevanda, siamo cioè già nell’infinitesimale,  e quindi nelle condizioni di una risposta secondaria immediata e netta, diversamente da ciò che accade per l’assunzione della bevanda stessa.

Tale risposta è quella dell’organismo rispetto all’azione perturbante della sostanza stimolante, pertanto ha le caratteristiche dell’autonomia, della spontaneità e dell’autoregolazione, come in tutti i casi in cui l’attenzione è volta al sistema biologico che risponde e non al mondo esterno che interferisce.

La centralità della vita consiste nella possibilità di livelli di complessità crescenti (Fladimir Voeikov).

Questo modello sperimentale ci fa capire che ci troviamo di fronte allo stimolo dell’informazione tratta dalla bevanda, grazie al Self-Remedier,  e letto dal principio autocratico omeostatico dell’organismo. La sua azione sull’organismo opera promuovendo una reazione atta a ripristinare l’equilibrio che sarebbe stato turbato dalla dinamica farmacologica della sostanza. Lo scopo della risposta sarebbe di evitare una superstimolazione che la bevanda avrebbe procurato.

Certo, dato che gli sperimentatori non hanno assunto effettivamente la Red Bull, siamo in presenza di una “chimera”, ma proprio quest’ultima è possibile grazie alla natura semantica dell’informazione.

Infatti l’azione di un rimedio omeopatico è sempre quella corrispondente all’azione secondaria dell’organismo in risposta all’azione primaria della sostanza dalla quale è stato ottenuto il rimedio.

L’azione secondaria è opposta a quella primaria. Così, mentre il caffè eccita, allo stesso modo in cui  il suo rimedio fa con lo sperimentatore in equilibrio, al contrario di chi è eccitato allo stesso modo,  la Red Bull eccita, ma il suo rimedio deprime chi è in equilibrio.

Cerchiamo di spiegare meglio. Se avessimo dato la bevanda eccitante ad un soggetto in equilibrio, questi avrebbe avuto in pieno e per diverse ore la risposta eccitatoria, ma in seguito avrebbe manifestato una risposta contraria con calo della performance psicofisica per poi ritornare lentamente ad una situazione di normalità.

Quindi la risposta allo stimolo farmacologico è duale, prima quella propria del farmaco e poi quella propria dei meccanismi omeostatici.

Con l’esperimento descritto, abbiamo fornito l’informazione corrispondente alla bevanda eccitante, senza alcuna assunzione della stessa, cioè senza il reale impegno dei sistemi biochimici e recettoriali, quindi l’organismo ha potuto rapidamente fornire la risposta secondaria che in questo caso è di natura depressiva.

La metodica ha perciò fornito direttamente uno stimolo tale da saltare le tappe metaboliche che avrebbe seguito l’assunzione della Red Bull. Nello stesso tempo la risposta dell’organismo ha reso manifesto il piano effettivo che la somministrazione ripetuta della sostanza selezionerebbe nel tempo secondo i principi della tachifilassi (cioè l’abitudine).

Infatti l’assunzione ripetuta nel tempo di sostanze ad azione farmacologica  determina l’assestarsi della risposta dell’organismo su di un piano opposto a quello procurato da un’esposizione acuta ed episodica.

L’esperimento prova implicitamente che l’unica risposta importante possibile dell’organismo è, in fine, di tipo adattativo, che l’aspetto più importante che determina le condizioni della vita è di natura squisitamente centrifuga, cioè che si propaga dal nucleo centrale della persona e, alla fine, poco dipende dai substrati metabolico-biochimici, bensì  può condizionarli.

E’ un’altra prova che il piano farmacodinamico delle sostanze farmaceutiche è di scarsa importanza e che può più facilmente svolgere un’azione tossica, essendo affidata la risposta armonica esclusivamente alla capacità di reagire alla perturbazione esterna anche patogena.

Se intervistassimo con attenzione chi assume Red Bull o altre bevande eccitanti, non sarebbe difficile raccogliere gli elementi evolutivi che, partendo da una risposta eccitatoria  iniziale, volgono ineluttabilmente verso una fase inibitoria sempre più profonda e stabile man mano che si persevera con la reiterazione dello stimolo rappresentato dalla bevanda eccitante.

Quindi non “External  Red Bull”, ma “Inner Vital Reaction”.

***

   Un altro esperimento interessante e che implica una serie considerevole di riflessioni consiste nel provare l’azione corrispondente all’informazione della bevanda eccitante (ad esempio Shark – contenente anche Guaranà) in un soggetto sottoposto a deprivazione di sonno e vedere se tale azione opera come nel caso della somministrazione a soggetti in ottima forma.

In questo caso si è proceduto, come per la Red Bull, all’informazione dei granuli tramite immersione del sensore del Self-Remedier  nella bevanda per 10 secondi.

Quindi lo sperimentatore inizia ad assumere i granuli e si manifesta una evidente ripresa della performance generale con ripristino del tono, della forza, aumento dell’attenzione, scomparsa degli sbadigli,nuova vivacità dell’espressione del volto etc.

Che cosa è successo?

Verosimilmente la qualità della risposta individuale dipende dalle condizioni momentanee del soggetto sottoposto al segnale portante l’informazione. 

 

 

                Facciamo un esempio

I segnali avvisano del pericolo di CADUTA MASSI e del rischio di ATTRAVERSAMENTO DI ANIMALI sulla strada.

Che cosa significa?

Che nel luogo ove il conducente sta transitando possono cadere dei massi oppure esserci animali.

Coincide forse il segnale  con la presenza di ciò che sta rappresentando?

Da che cosa dipende il comportamento effettivo del conducente in presenza del segnale?

La risposta che il conducente fornisce al segnale è univoca e dipende dal segnale oppure dipende soprattutto dalle sue condizioni psicofisiche del momento?

Il segnale porta un’informazione che é completamente svincolata da quella che infine sarà l’obiettività della situazione.

Che cosa è davvero importante? Che il pericolo segnalato ci sia o non ci sia? Oppure che il segnale sia riconosciuto e valutato in una condotta adeguata alla potenziale circostanza?

Ipotizziamo che il conducente sia stanco, distratto oppure che non abbia mai immaginato che cosa significa, mentre si guida ad una certa andatura, imbattersi in una mucca che sta dietro alla curva!

Fondamentale è la capacità di rispondere in modo individuale all’informazione di cui il segnale è latore.

Torniamo al soggetto che assume una sostanza eccitante oppure che ne riceve un segnale informativo.

L’assunzione della sostanza procura un impatto farmacologico, con azioni elettive, meccanismi d’azione e siti specifici, tempi biochimici di esecuzione della risposta, tempi di dissipazione dell’azione e di smaltimento dei prodotti metabolici.

In più c’è da considerare la ripetizione dell’assunzione, con gli adeguamenti funzionali e biochimici alla stessa, quindi la modificazione della risposta a somministrazioni successive, fino all’inversione anche permanente del profilo reattivo dell’organismo alla sostanza.

Invece nel caso del segnale che corrisponde alla sostanza, tutte queste fasi non esistono e si passa direttamente alla modulazione della risposta individuale sulla scorta delle condizioni personali biologiche, funzionali, psicofisiche del momento.

Si tratta di una gestione a livello energetico, vibrazionale, del significato possibile e conveniente dell’informazione.

Ampio spazio dunque alla singolarità delle risposte, in accordo ai meccanismi autoregolatori della persona, fuori dell’ambito delle azioni di tipo tossicologico delle sostanze.

Nessuna sostanza, in farmacologia, funzionerebbe se non fosse dotata di azione tossica: Farmacum-Venenum.

Alla diffusione del farmaco nell’organismo si contrappone l’irradiazione di un’informazione che sottende una dimensione regolatoria  congruente stimolata nella persona in base alle esigenze del momento, senza che vi sia una fase di esposizione tossico-farmacologica a preludere a tutto ciò.

Non una risposta riparatoria allo straripamento di effetti per somministrazione della sostanza, ma una risposta diretta al segnale che la rappresenta.

La risposta dell’organismo, sia eccitatoria che inibitoria, è sempre frutto di un meccanismo stimolatorio, come in neurofisiologia, la veglia ed il sonno sono entrambi frutto di attivazione di circuiti nervosi di significato funzionale opposto.

Nessuna camomilla calmerà chi ha motivo di essere nervoso, nessun ansiolitico toglierà l’ansia a chi è stimolato da situazioni paradossali intense. Piuttosto una deprivazione di sonno renderà possibile una inspiegabile ansia, ma fino al punto in cui la persona piomberà in un profondo sonno ristoratore.

E’ sempre la perfetta intelligenza biologica profonda che decide e, a questo piano, non si accede con i farmaci, bensì con segnali non farmacologici, e gli esperimenti con il Self-Remedier sembrano provarlo.

E’ evidente che, alla luce degli esperimenti effettuati, potrebbe aprirsi una strada di terapia basata sui segnali anziché sulle sostanze.

Proseguire con gli esperimenti in questa direzione è l’unico sistema per capire se veramente siamo all’inizio di una svolta.

Le differenze fra una terapia farmacologica ed una terapia segnaletica sono a questo punto chiare.

Il farmaco costringe l’organismo a risposte obbligatorie e prevedibili, ma facilmente seguite da una contro-risposta sconveniente. Il segnale presenta lo stimolo rappresentato dalla potenzialità agonista di un farmaco, ma nel contempo incontra la risposta intelligente dell’organismo che decide in quale modo utilizzare lo stimolo per preservare l’omeostasi.

Il farmaco esprime un tentativo dall’esterno che dovrebbe aggiustare una modificazione patologica, ma poi ricade nell’imprevedibile e nel pericoloso a causa dell’azione tossicologica che lo caratterizza. Il segnale non intossica perché passa direttamente ad un livello di autoregolazione biologica spontanea, partendo da uno stimolo che funziona come una frase detta a qualcuno che poi risponde col suo stile e secondo la convenienza del momento.

Il farmaco crea abitudine e dipendenza, mentre il segnale promuove una risposta evoluta e svincolante dai meccanismi che legano al farmaco.

Se volessimo spiegare come è possibile ottenere una informazione segnaletica della sostanza, potremmo immaginare che cosa accade se lasciamo cadere sul tavolo un oggetto da qualche centimetro di altezza.

Facilmente a seconda del suono prodotto potremmo riconoscere se si tratta di un bicchiere in vetro, in plastica, oppure se si tratta di un coltello o di un pezzo di plastica o altro.

Così il cervello può riconoscere il segnale prodotto da una sostanza in qualche modo eccitata e posta in condizioni di emettere un’informazione che consenta di riconoscerla.

In fondo la stessa luce che illumina un oggetto gli permette di restituire la propria immagine nello spettro del visibile, ma sappiamo che la materia è solo una delle scansioni possibili sulle quali è possibile ottenere informazioni relative alla sua natura apparente.

Quanto all’uso sempre più diffuso delle energy drinks, si ha motivo di sostenere, alla luce delle sperimentazioni illustrate, che molti incidenti stradali possano essere ascritti a tale abitudine.

L’energia di una persona non può essere ripristinata da nessun altro sistema che non sia una corretta scansione dei tempi ed un congruo periodo di sonno.

 

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