Scienza e Vita

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SCIENZA E VITA

Non è la prima volta, e sicuramente nemmeno sarà l’ultima, che sento contrapporre, in modo denigratorio, beffardo e incongruo, lo stile di vita salutare ai benefici artificiali della scienza, ostentata, quasi sempre a voler significare che il comportamento sano e intelligente delle persone non può competere con lo strapotere delle indicazioni di un pugno di altisonanti pubblicazioni scientifiche e con l’uso di prodotti, procedure, farmaci che  il progresso scientifico propone, aggiungendo che la scienza non può essere democratica, cioè che  il buon senso non è degno di essere considerato anch’esso come una parte fondamentale del saper vivere.

In occasioni, anche molto blasonate, alcuni personaggi si insinuano nella coscienza collettiva, divertendosi sadicamente a far sentire degli sprovveduti coloro che ragionano e ci tengono a far tesoro ancora dei consigli della nonna.

Lo stile di tali personaggi è molto irriverente, tanto che c’è da chiedersi se per caso loro una nonna non ce l’hanno avuta!

La conoscenza e l’esperienza delle persone, e il buon senso che le spinge anche a fare delle scelte, come, per esempio,  quella di non assumere un farmaco o farsi somministrare un vaccino diviene motivo di dileggio, di scherno, senza alcun rispetto, sicché, alla fine, queste povere persone finiscono per patire di più, almeno moralmente, dell’insulto dei personaggi blasonati che ostentano le loro sicurezze scientifiche, che risentire del danno paventato se non ossequiano i dettami dall’alto, che oggi, in varie occasioni, divengono costrizioni violente e ingiustificate.

Curioso che l’eventuale intercorrere di effetti collaterali, problemi e spiacevolezze, derivati dall’assecondare i dettami scientifici, viene dissimulato, mentre i problemi, magari molto meno accentuati, derivanti dall’astenersi  dall’impiego dell’oggetto di culto scientifico, vengono ingigantiti.

Tale aspetto è particolarmente evidente, soprattutto se il business che sta dietro alla diffusione dei dettami scientifici è molto considerevole.

Il fatto che le persone che premono per diffondere l’impiego dei dettami citati siano le prime che, nella loro vita privata, non assecondano i modelli che propongono agli altri, non sfugge ai più attenti di noi e insospettisce, perché non convincono tutte le fandonie che vengono spalmate abbondantemente per ottenere il credito della quanto più grande  massa possibile di consumatori (si chiamano così).

In questi giorni ho letto un interessante articolo, “Alla ricerca dell’Elisir di lunga vita” del Dott. Giacomo Bo, con cui mi complimento, per la puntuale rassegna effettuata,  che ritengo molto importante da leggere:

( https://www.riflessioni.it/salute_alimentazione_naturale/elisir-di-lunga-vita-1.htm ).

In questi giorni, ho dovuto presenziare all’excursus dei motivi sciorinati per giustificare l’obbligo vaccinico, sostenendo che i vaccini, in primis, e lo sviluppo tecnologico e scientifico della società, specialmente di tipo medico, avrebbe generato un incremento dell’aspettativa di vita. Contemporaneamente, si lanciavano lazzi di insulto ad ogni dimensione che possa sottendere la necessità di vivere in modo sano, facendo riferimento a criteri di cultura olistica e orientata all’applicazione del più sano umanesimo.

Una vignetta veniva esibita ripetutamente in tale occasione, ripetendo che, una volta, pur essendo la vita più salubre, si viveva massimo sino a trent’anni. Poi è arrivata la scienza e…..tutti immortali.

Mi fa piacere che l’articolo del Dr. Giacomo Bo indichi, documentatamente,  che le cose non stanno proprio così, come, del resto, ripeto da molti anni.

Infatti, non penso che la vita di oggi sia invidiabile e che la scienza abbia dato la felicità. Tutt’altro: nonostante il mio ottimismo e la mia apertura alla vita, raccolgo continuamente segnali franchi di un deterioramento del tessuto linfatico della vita e della società in ogni suo aspetto.

Inoltre, la lettura di tale splendido articolo mi dà conferma che, come ho spiegato in varie occasioni, nonostante il nostro livello di evoluzione, probabilmente il tallone di Achille,  che mina la nostra salute ad ogni pie’ sospinto, è la scarsa logica con cui ci dedichiamo al nostro cavo orale.

A tal proposito, se fossi una figura che deve decidere obblighi sulle masse di popolazione, installerei, al posto degli autovelox e degli obblighi vaccinali, delle trappole per verificare se ogni bipede che calchi il Pianeta sappia tenere in ordine la bocca (non consumare alimenti, se non è possibile effettuare, immediatamente dopo, il passaggio del filo interdentale, magari con bicarbonato, quindi spazzolino e dentifricio, pena il deterioramento della salute della bocca e della persona nella sua interezza).

Leggi    http://salvatoreraino.com/vaccini-si-grazie-intelligenza/

Per non parlare della prepotenza con cui si invoca la scienza, con le sue cattedrali investite di un potere esorbitante, che sono le testate delle Riviste scientifiche, veri e propri magisteri della verità cui riferirsi.

Attenzione, non dico che non sia questo il sistema per scansionare il progresso delle conoscenze scientifiche; però si esagera, passando dal contrastare ciò che ancora non è oggetto di pubblicazione all’osannare, invece, ogni verità che viene presentata tramite pubblicazione, anche se poi, non poche volte è successo che un lavoro scientifico, anche dopo molti anni, sia stato cancellato e anche aspramente criticato per la sua infondatezza.

In tutto questo altalenarsi di conferme e di bocciature di tesi e antitesi, che cosa resta di diritto agli uomini di scienza?

Resta la scienza, cioè il diritto di argomentare, di supporre, di dedurre, di dimostrare, con dei diagrammi di flusso, che non sono l’antiscienza, ora un discorso ora un altro discorso, anche se non ancora oggetto di una pubblicazione scientifica.

E’ anche molto antipatico, nel corso di un confronto fra uomini di cultura e/o di scienza, inframmezzare continuamente citazioni bibliografiche che possono servire in duelli all’ultimo sangue, talvolta necessari, ma che non devono sostituirsi al sereno discorrere fra due panorami conoscitivi, purché i discorsi tengano e siano basati su linguaggi scientifici.

Attenzione, dunque, sto dicendo che il linguaggio deve essere scientifico, ma ciò non significa che bisogna basarsi soltanto sulle conclusioni di uno studio o di un altro studio, omettendo tutto il resto, che è molto più fluido e fruibile momento per momento.

Facciamo un esempio: se uno studio afferma che le lucertole amano il sole; un altro studio afferma che le lucertole vengono fuori quando c’è il sole; secondo voi, posso dire che d’estate le lucertole sono più attive, oppure devo aspettare che un altro studio editi esattamente la frase che ho utilizzato la terza volta?

Stiamo attenti, quando decidiamo di valorizzare espressioni e contenuti, utilizzandoli come scudo per non voler ragionare un poco di più.

Una volta, un relatore, molto aggressivo nel sostenere le sue affermazioni, garantite, secondo lui dalla scienza, che aveva affermato non dover essere e non poter essere democratica, era talmente irrigidito dalla collera, che continuamente se la prendeva anche col computer, mentre, se fosse stato meno agitato, avrebbe facilmente compreso come usarlo in modo da indicare i contenuti delle slide, senza problemi!

Questo relatore, ripetutamente, imprecava contro i potenti mezzi dell’Università, con scherno e saccenza, ma non individuava il problema essere nella sua agitazione psicomotoria, forse perché era sotto sforzo per mentire e dimostrare degli argomenti che temeva potessero essere attaccati.

Ho conosciuto molti uomini di livello stratosferico, ma i più eleganti di loro non hanno mai fatto pesare che una mia affermazione non fosse al centro di una pubblicazione da loro tenuta in considerazione.

Quando gli uomini di scienza parlano, è come se in un salotto letterario ci si avvicendasse nel presentare i propri pensieri: non è mai garbato far pesare che le proprie affermazioni sono più sensate di quelle dell’interlocutore.

Alla fine si giunge a farlo capire, però non bisogna mai sbatterlo in faccia: è di cattivo gusto e non serve a nulla, perché tradisce lo scopo della chiacchierata, la comunicazione e il passaggio di elementi dal bagaglio conoscitivo di una persona a quello dell’altra.

Piuttosto, quando si fa molto baccano e si pongono, immediatamente, troppi paletti, significa che non si è disposti a voler comunicare con serenità.

La stessa cosa è quando un Medico incontra il paziente: se il Medico non lascia parlare il paziente con disinvoltura, almeno per qualche minuto, significa che vuole imporre i sui costrutti al paziente. Ciò è corretto solo in una determinata fase della relazione medico-paziente, e solo dopo un chiaro consenso informato del paziente. Altrimenti siamo nell’illecito, siamo in una volgare frode della buonafede della persona che si rivolge al Medico.

Molte volte, la fretta di realizzare i propri schemi mentali porta il Medico a ritenere che non sia degno di attenzione quello che il paziente dice, magari per un divario culturale. Attenzione, miei cari Colleghi; questo comportamento è sbagliato, controproducente e anche pericoloso, da tutti i punti di vista.

Personalmente, ho ricevuto delle lezioni importanti, di scienza e di vita, da molti pazienti anche con una scolarità esile.

Il mio cammino culturale e scientifico è sempre stato intrecciato con una grandissima attenzione posta nei confronti dei racconti dei pazienti.

Se non ponessi attenzione a ciò che gli altri mi dicono, sarei decisamente meno maturo e molto più ignorante di quello che sono!

Un appello accorato voglio porgere soprattutto a tutte quelle persone, che, per lavoro, devono prendere decisioni importantissime. Siate sicuri di aver fatto parlare abbastanza, soprattutto chi da quella decisione riceverà, comunque, conseguenze importanti. Non accontentatevi facilmente di quello che avete compreso la prima volta!

L’errore, che non auguro a nessuno, è di accorgersi, anche dopo molto tempo, che si è stati troppo veloci nel pensare di aver capito e si è stati troppo sicuri di aver capito.

Un abbraccio attento a tutti ….sempre in ascolto.

 

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