Oltre l’eternità

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Oltre l’eternità

La situazione richiede una chiarezza, che non può conoscere alcuna forma di timidezza!

Siamo di fronte ad uno scenario che non può essere raccontato dalle voci gementi e dalle urla degli umani, ormai in fase avanzata di sterminio, sul Pianeta Terra.

Un gruppo di loro, da una navicella spaziale, lontana dalla Terra, osserva senza lacrime residue, il colore del Mondo che si attenua, come una grande pianta arborea, colpita da una malattia inarrestabile.

Si odono sibili ed urla dannate, che dall’Universo inneggiano alla fine della grande avventura della Vita sul Pianeta. Non si capisce bene se la vita è finita perché è arrivata la morte, oppure la morte è finita perché è arrivata quella che non avremmo mai chiamato la vita.   Si. Perché, la vita ha la tendenza spontanea ed inarrestabile a progredire, e a migliorare la sua qualità, per preservarsi ed imporsi sul nulla. Ma, il nulla prelude al tutto, oppure il nulla è l’ombra del tutto, ma non lo abbiamo mai saputo.

Nelle fiabe, alla nascita di un bimbo, corrisponde il dispiegarsi di un orizzonte colorato ed ornato delle tonalità dell’arcobaleno, ma  la cui somma è una luce assoluta, bianca e purissima, come il miracolo della vita stessa.

Ora, lontano, man mano che il riverbero del Sole si perde, mentre la navicella avanza verso mondi altri, oltre il confine che nessun radar aveva mai solcato con quella stupida curiosità umana, inconcludente, che porta a voler cercare, in mezzo alle stelle, lontane, l’unica realtà che siamo noi, incantati, di fronte al mistero del cielo, la notte, fra i boschi, sulle montagne, lungo i corsi d’acqua, al cospetto degli oceani, in ginocchio, davanti alla grande anima amorevole della realtà spontanea della vita, del suo dettame principale, che ne firma l’unicità, la grandezza.

Il Pianeta Terra è stato imprigionato, legato alle catene, umiliato e torturato a lungo, con false promesse, attraverso le mentite spoglie di religioni, culture, scienze e discipline, così le chiamavano, che hanno soltanto annichilito il soffio del Prana attraverso la storia dei Tempi.

L’esperimento più riuscito di tutti i sistemi stellari, da noi anche soltanto intuibili, piegato, stuprato, ridotto ad una immondizia, senza grazia, in mezzo al sangue fermo e raggrumito in frammenti di organi vitali, senza l’autonomia di continuare ad essere.

Una inutile, affannosa risalita di una china, che non sarebbe mai esistita e che rappresenta solo il destino compiuto delle forze del Male, cieco, sordo e deformato dalla tracotanza dei più infimi, eletti capi di quello che chiamavano società.

E’ la fine di una storia orribile, che poteva essere la storia del Paradiso, l’unico possibile, quello in Terra, quello della nostra vita, del nostro Amore, della nostra necessità e del diritto di poter credere di avere diritto alla Felicità.

Un mansueto animale, con occhi grotteschi, travestito da uccello, ma con le zampe ancorate chilometri sotto terra, lì, dove le trivellazioni petrolifere hanno ricondotto alla luce i destini di milioni di anni di evoluzione che avevano confinato la radioattività nei visceri della Terra, come anime dannate nell’Inferno.

Abbiamo risvegliato il male e lo abbiamo riestrattto e portato nei nostri fiumi, nei nostri oceani, persino nel candore della nostra neve immacolata, fra mille bugie di felicità venduta come morte e con la condanna beffarda ad essere succubi di una coscienza negata, che si è saldamente impadronita di alcuni di noi.

Su quella navicella, sulla quale viaggiamo, ora, ormai lontani dal riverbero azzurro del Pianeta più ospitale, quello che aveva capito come poter accogliere il miracolo evoluzionistico più ardito: la Vita.

E’ stato come entrare in un magico laboratorio di un orafo di magistrale abilità, e tingere le sue pareti di sangue, mentre egli stava realizzando il più bel gioiello mai visto. Come, addentrarsi nell’utero di una femmina toccata dal fiume della vita universale, e portarvi lo scempio, mentre si stava organizzando lo spettacolo più maestoso della capacità di venire alla vita.

Di questo siamo stati capaci, attraverso la negazione della parte angelica dell’uomo, accogliendo le forze demoniache, che senza indugio, hanno corrotto qualunque stanza del cuore e della poesia, che pur sono il centro della Terra.

E’ finita, anche se non resta che guardare oltre la vita stessa, ma non come ci raccontavano preti e religiosi, idiotizzati anch’essi dal sistema che non lascia movimento a chiunque lo guardi, senza la protezione del sogno.

Un bagno di realtà, così la chiamavano, medici, avvocati, giornalisti, magistrati, attori, registi, farmacisti, papi, monache, e tutti coloro che sono entrati, troppo, nella parte della giacca e cravatta, oltre la propria pelle, nudi al riverbero della luna avvolgente sulla cima di una montagna con i propri ricordi più sacri. Sì.  E’ davvero la fine……  Nessuno parlerà delle proprie colpe e tutti chiameranno gli altri a rispondere, come hanno già fatto per secoli, mentre le albe, pazienti, ogni giorno chiamavano ad aprire le ali al riverbero della vita che arrivava come un venticello leggero, talvolta come una tempesta imperiosa.

Ma nulla è servito, e gli zombi, sono riemersi dall’Inferno, ed hanno portato via il Paradiso, come un fiume impazzito, nero e cieco, strappa l’ordine dei secoli attorno a sé.

Dove è, dunque, il senso, la speranza, quella fortuna della nascita, l’ardire delle menti e l’anelito del cuore?  Persi, tra pochi mostri senza scrupoli, venduti alla distruzione, come antimoedello dell’armonia della vita stessa, per qualche banconota senza nemmeno un riverbero per il Sole stesso.

Fogliacci di carta impermeabile alle lacrime dei bambini, poveri e denutriti, che sono come foruncoli malsani di un organismo deturpato dalla pochezza malvagia  di bambini grassi e deformi, che hanno voluto giocare a Monopoli.

Altri mondi appaiono flebili, da lontano, mentre la navicella sorvola le orbite finite delle nuove anime, che volteggiavano attorno alla Terra e che, ora, non sanno ove più  posarsi, per illuminare i prati con i propri colori, e portare il profumo della biodiversità, quella che la Monsanto ha violentato, spiegando che la vittima ne era contenta, mentre saltavano le schegge di ossa fratturare negli occhi dei torturatori.

Ora, basta, lo dice la morte o la vita stessa, che non hanno più nemmeno una giustificabile differenza, tanto è appiattito il respiro stesso dell’essere, come aria ferma del cadavere di una salma in decomposizione. Ma i vapori orribili hanno ucciso tutti, anche i torturatori, che non hanno saputo più tenere sotto controllo gli orribili esperimenti, che, venduti al male, più inutile, avevano scelto come scopo della propria esistenza.

E, l’esistenza di tutti è finita, per essere alla mercé del capriccio e della vanità di essere i padroni di un mondo ormai morto, come fa lo stupratore, che infierisce, ancora, sulla vittima, sui cui ha riversato i suoi impulsi più efferati.

Il gioco prevedeva che i ruoli si scambiassero, tramite l’alternarsi dei personaggi, uscenti dal pubblico, a turno, in modo che potessero ben vedere che cosa avessero procurato con la propria scelleratezza.

Nessun vincitore, nessun perdente, soltanto una gran nube di fumo disgustoso, con tenui sentori di poesia, qua e là, come a ricordare le urla giocose dei bimbi che, un giorno, correvano in prati senza diserbanti.

La navicella non ha accolto i potenti, non li ha presi a bordo, perché è scattato un sistema di sicurezza angelico, finalmente, che non avrebbe mai consentito il ripetersi dell’esperimento malvagio, esitato in una tale tragedia.

Le stelle piangono, ma sono serene, perché tutti ne hanno avuto a disposizione una “buona”, ma molti l’hanno lasciata andare, da sola, a perdersi, tra le orbite più insondabili dei loro cuori.

E’ la fine, ma è l’inizio, perché non accadrà, mai più, la stessa cosa, perché non nascerà, mai più, una vita così esposta alla vita stessa, alla libertà che gli umani hanno avuto di essere angelo  o demonio.

E’ finito l’errore, inizia un nuovo volo, che porterà le stesse anime in corpi perfetti e di perfetto agire, come se mai potessero dimenticare la luce, che li ha voluti incarnati.

Esisterà una perfezione, per cui, la vita stessa sarà inutile, nella forma che siamo stati abituati a conoscere. Vi chiederete se questo sarà il Paradiso? Ebbene no, sarà tutto ciò che non avremo voluto credere vero, finché potevamo, davvero, essere in Paradiso. Il nostro!

Addio!

2 COMMENTI

  1. Caro Salvatore,
    le tue parole sono sempre toccanti e portano ad una riflessione profonda.
    Leggendo questo articolo, con il cuore lacerato, sono portata a dedurre che, nell’arco di poco tempo, la nostra vita si spegnerà.
    Ciò che mi fa impazzire, di doloro e rabbia, è che tutto questo non sta avvenendo per caso.
    Gli artefici siamo noi!!
    Siamo noi che amiamo tutto ciò che non è salutare per noi stessi; siamo sempre più propensi ad essere meno informati, a non fermarci un attimo per riflettere, non sappiamo più distinguere ciò che è giusto per l’umanita, ma sappiamo riconoscere ciò che è giusto per noi stessi.
    Questo porta alla distruzione totale, non solo del pianeta terra, ma della persona stessa.
    Vorrei che il bagliore del sole, accecasse i nostri cuori, ma questo non potrà mai accadere, perché anche la luce del Sole, non è più pura, dato che il pianeta è bombardato continuamente dalle scie chimiche.
    Vorrei che la gente inizziasse a combattere per riavere un pianeta terra sano e vitale!
    Questo è possibile!!!
    Non lasciamo che tutto finisca, semplicemente perché, delle forze malvagie hanno deciso così.
    Mi hanno sempre detto che tra il male e il bene, vince il bene!
    Allora che aspettiamo a farci avanti e riprenderci la nostra dignità????
    Non possiamo aspettare che, qualcosa o qualcuno, lo faccia al posto nostro!!!!
    Salvatore, grazie perché mi stimoli sempre a riflettere!
    Ti voglio bene

  2. come un vento d’estate, le tue parole sfiorano la mia pelle, messe lì, nel modo e nel fascino più bello che solo un poeta come te sa fare. Poi il vento d’estate diventa gelido, pesante, impetuoso, il poeta diventa sempre più duro e realistico, allora, certe cose non vuoi più leggerle, perchè lo sai anche tu lettore che è la fine, ma cerchi di non pensare, e così, arrivi infondo alla pagina, con il cuore a pezzi, cercando un’acora di salvezza, e un perdono da Dio,……. un perdono, che non arriverà, mai.

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