Germi?

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Breve rassegna delle teorie su germi, antibiotici e vaccinazioni

 

Il livello delle prossime righe è volutamente non profondamente tecnico, ma soltanto divulgativo.

Non voglio assumere posizioni nette.

Non è il mio stile, e non serve, perché, ammesso che uno abbia più elementi di un altro, bisogna dare il tempo alle persone di capire e di utilizzare il proprio sapere nel migliore dei modi e nel tempo giusto.

Accade che, chi sa molto di più, ha bisogno, eventualmente di ricodificare con maggiore impegno le proprie nozioni, per accedere ad una revisione del know-how.

Il punto è che non possiamo essere mai troppo sicuri delle nostre posizioni culturali.

L’essere umano che ha studiato è come un recipiente in cui può essere contenuto di tutto.

Personalmente, lungi dall’essere agnostico, penso che il problema dei protocolli decisionali, in qualunque settore, dipenda dai percorsi individuali, dagli automatismi consolidati, dalle convinzioni imperanti, dagli accordi che presiedono all’operatività sugli orizzonti condivisi, ambiente per ambiente.

Il sapere non è univoco, ma esiste la possibilità di mediarne i vari orientamenti, al fine di non frammentare l’agire in modo traumatico.

Per qualunque argomento, il dissenso fra le parti è, paradossalmente, proporzionale al livello di cultura. Cioè, più gli agonisti sanno, e più è probabile che nascano posizioni differenti di fronte alle stesse cose. Ciò accade, perché un maggiore livello di complessità comporta anche un potenziale maggiore numero di letture possibili.

D’altro canto, fa riflettere il consenso scontato di persone ignoranti su temi anche molto delicati.

Insomma, in fin dei conti, non vi è l’assoluto, ma solo l’assunzione di posizioni assolute, mentre di assoluto potrebbe esserci solo il consenso a volersi porre in un atteggiamento di osmosi culturale interindividuale attorno allo stesso argomento, utilizzando tutti i fronti del sapere a disposizione, così come si sono sedimentati in ognuno di noi, per rimetterli in movimento e utilizzarli per il conseguimento degli accordi più sentìti e avanzàti.

Quando vi è difficoltà ad accordarsi su un argomento, significa che le resistenze sono forti, ma, proprio allora, esercitare pressioni brusche determina reazioni maggiori e quindi aumenta la resistenza.

L’importante è la disponibilità al colloquio, senza pregiudizi, e in tutta onestà. Il culto della relazione!

………

Quando si parla di germi, bisogna intendersi.

Mio padre, Medico, raccontava che, durante i suoi studi all’Università, il suo Professore di Igiene chiedeva agli studenti sotto esame che cosa succedesse se un Bacillo di Koch fosse entrato nell’orecchio medio.

Gli studenti che non avevano studiato sulle sue dispense rispondevano: “Un’otite media tubercolare, Professore”.

E il Professore li bocciava perché voleva che rispondessero che un solo germe della tubercolosi sarebbe stato eliminato dalla risposta immunitaria e non avrebbe prodotto malattia. Invece voleva sentire parlare del concetto di carica batterica!

Una persona, quando è sana, elabora risposte adeguate alle varie situazioni ambientali, il caldo, il freddo, vari fattori, compresa la presenza di microrganismi. Per facilità, parlerò, d’ora in poi, semplicisticamente di germi.

Indispensabile è comprendere che la sola presenza di agenti patogeni non corrisponde all’infezione.

Infatti, la patogenicità è solo una potenziale capacità di generare malattia.

Se non si aggiunge la virulenza, i microrganismi non esercitano la propria patogenicità. Quindi non si genera la malattia.

Dov’è la virulenza? È un concetto speciale.

La virulenza è un confine mobile al centro fra patogenicità del germe e capacità di difesa dell’organismo.

Quindi, prima di tutto, occorre ridimensionare la paura assoluta dei microrganismi, che esprime, più che altro, una nota fobico-ossessiva, molto conveniente, comunque, ad un mercato poliedrico che vuole vendere prodotti per la pulizia, per la disinfezione…per l’igiene, mentre, magari non ci si preoccupa delle uova posate nel frigo mentre disperdono polveri fecali, si poggiano le buste della spesa sulla tovaglia, dopo averle messe sul tappetino dell’automobile, si scopa il pavimento con il cibo posato sul tavolo.

Voglio dire che l’igiene non si alimenta di rituali fobico-ossessivi di pulizia, ma l’igiene è l’arte di preservarci dalle malattie, adottando comportamenti adeguati nelle varie situazioni.

Germi e malattia sono concetti per niente obbligatoriamente correlati, se non in una lettura forzata e quasi sempre guidata in tal senso, anche se spesso non volutamente, anzi, direi, quasi sempre in buona fede.

È un po’ come parlare della convinzione diffusa che bisogna pagare le tasse, fatto assolutamente non scontato e parecchio utilizzato per generare sofferenze inutili.

Vi sono origini storiche in tal senso, ma non sono di interesse scientifico. Riguardano solo la storia delle abitudini e delle convinzioni, oppure della finanza.

Anche se con i germi bisogna stare attenti.

Lo insegnano storie come quella del Dottor Semmelweis, che scoprì le cause della febbre puerperale e, cioè, che era una malattia trasferita da un corpo all’altro a seguito del contatto che i medici e gli studenti presenti in reparto avevano, prima, con le donne decedute (su cui praticavano autopsia) e, immediatamente dopo, con le partorienti che visitavano in corsia.

Era una teoria sconvolgente per i tempi. Per dimostrarla, il giovane Semmelweis mise in atto una banale disposizione: tutti coloro che entravano nel Padiglione sarebbero stati obbligati a lavarsi le mani con una soluzione di cloruro di calce (ipoclorito di calcio). A questo aggiunse la disposizione che tutte le partorienti cambiassero le lenzuola sporche con altre pulite. I fatti gli diedero immediatamente ragione. Era il maggio 1847. Per questo motivo ricevette molte opposizioni. Egli fu costretto a suicidarsi.

Ma torniamo a discorrere, serenamente.

I macroorganismi convivono da sempre con i microrganismi. Mai sia se non vi fosse il così detto microbiota (un complesso di germi) ad abitare il digerente dei mammiferi, compreso l’uomo. Trattasi di un sistema indispensabile per la conservazione di una vita di qualità. Mica vogliamo eradicarlo con una sterilizzazione del lume gastroenterico!

La vita è basata sui microorganismi: la degradazione, cioè la trasformazione, di un’infinità di substrati, l’allestimento di moltissimi prodotti alimentari etc.

La tipicità di formaggi e vini dipende dai microrganismi. Eppure, una serie di normative orientate ad una paranoica asepsi, ha distrutto il disciplinare di produzione di molti prodotti particolarissimi. Contenti i servizi di Igiene e Sanità Pubblica, ma di meno il network legato alla qualità dei prodotti e alla loro gustosità.

Per esempio, l’eliminazione delle fiscelle in vimini, per formaggi e  ricotta, è la fine di un’era di qualità gastronomica. In più, vi è una valanga di contenitori in plastica, che restano da smaltire dopo il consumo degli alimenti.

Per non parlare della maggiore suscettibilità di tali alimenti ad una deteriorabilità, che prima non era così pronunciata, in quanto la perdita del profilo microbiologico tipico e selezionato nel tempo dalle tradizioni consolidate, intacca i profili di inibizione competitiva da parte della flora tipica e “sana” verso microrganismi opportunisti, che aggrediscono il cibo o lo rovinano.

Magari, si usano anche conservanti e si dimenticano le buone pratiche consolidate da lunghissime tradizioni.

Insomma, un’esasperazione di concetti di così detta, impropriamente, Igiene, distorce persino un ordine creatosi lentamente nel tempo, lungo dei vissuti transgenerazionali molto solidi.

Parliamo meglio delle origini della parola Igiene.

Bisogna dire che la parola Igiene significherebbe arte del prevenire le malattie (da Igea, dea della salute, co-sacerdotessa del Tempio della Salute, assieme a Panacea, rimedio per tutti i mali).

Igea e Panacea, le due figlie di Esculapio, il dio-uomo della Medicina, simboleggiano la contrapposizione tra le due idee “così vicine, così lontane” della salute: stile di vita e farmaco. Concezioni che vedono la salute come una risultante delle condizioni socio-economiche ed ambientali di una data società e concezioni che sottolineano il rigore scientifico e il valore curativo della medicina a base scientifica contemporanea.

Comunque la parola Igiene è quasi sempre usata in modo sbagliato, alludendo a disinfezioni che di realistico e sensato non hanno nulla. Igiene e pulizia non sono la stessa cosa, anche se possono talvolta coincidere.

Panacea aveva sempre un rimedio per tutti i problemi degli ammalati (il farmaco), Igea intratteneva gli accompagnatori degli ammalati e li istruiva sul come preservare la salute.

Queste due entità non erano in collisione, ma intervenivano in momenti diversi della vita delle persone, e in modo diverso.

Insomma, dove non è arrivata la prevenzione, cerca di intervenire la terapia.

Piuttosto, vi sono molte evidenze che provano come la coesistenza di lesioni di malattia e germi non è solo banalmente da considerare causa-effetto, bensì come nesso che giustifica la presenza dei germi sulla scorta di una condizione metabolica di base dell’organismo che consente la presenza dei germi.

Un terreno biologico sano o malato è determinato principalmente da quattro cose:

– Il suo equilibrio acido-alcalino (pH)

– la sua carica elettromagnetica (negativa o positiva)

– il suo livello di intossicazione (tossicità)

– il suo stato nutrizionale

 

Vi sono altre evidenze che provano anche, addirittura, l’utilità dei germi in tali situazioni, in quanto capaci di operare una detossificazione diretta e indiretta dell’organismo in difficoltà.

La partecipazione diretta dei germi comporta un’azione di spazzini, scàvengers, che ricìclano i metaboliti prodotti dai tessuti sofferenti.

L’azione immunostimolante recluta l’intervento di reazioni imponenti e finalizzate del network immunologico a potenziare le resistenze, ma anche a migliorare le condizioni biologiche che hanno favorito l’emersione dei ceppi alla ribalta.

Molte persone che si sottopongono al vaccino per l’influenza, per esempio, contràggono l’influenza e anche in modo grave.

Vi è anche da chiedersi se una persona, che sta incubando una risposta spontanea ad un microorganismo, risulti aiutato o,  al contrario, disturbato da una vaccinazione in tal senso.

Chiediamoci perché.

La risposta sulla storia della discordanza del ceppo non deve essere troppo scontata.

Altrimenti, vuol dire che il vaccino non è così opportuno.

Piuttosto chiediamoci se la risposta ottenibile, tramite vaccino, può essere ottenuta spontaneamente dall’organismo in condizioni ottimali.

Poi chiediamoci se, nonostante la vaccinazione, la mancata attuazione di regole per preservare un buon equilibrio biologico è in grado di consentire alla persona di rimanere in salute e non incorrere nella virulenza dei germi.

Per i vaccini, non voglio approfondire il discorso, ma dire soltanto che gli argomenti da poter discutere sulla loro opportunità o meno sono numerosissimi, e che occorre soltanto volersi occupare dello studio dei tanti lavori scientifici in merito.

Vorrei solo fare un cenno veloce sulle meningiti, vero e proprio spauracchio sociale, ma sempre meno sostenute dal Meningococco, piuttosto invece da altre forme, come Pneumococchi etc, motivo per cui occorre chiedersi quali abitudini abbiano reso così suscettibili le persone a germi che non erano appannaggio elettivo di tali forme nosografiche.

Gli abusi immotivati dell’approccio farmacologico hanno scontatamente alterato i quadri patologici giustificati da certe forme batteriche note del passato.

Insomma, ruotiamo a 360 gradi la storia, su tutti i piani, prima di pronunciarci.

Personalmente, ritengo che la reattività intrinseca della persona sia la carta più importante da giocarsi, ma le persone dovrebbero essere colte. Dovrebbero saper vivere.

Dico meglio: a me interessa perseguire una migliore reattività individuale, per me e per le persone di cui mi prendo cura.

La farmindustria scoraggia la cultura e l’autonomia e crea meccanismi di dipendenza, alimentati dall’ignoranza della verità: la vita deve essere preservata nell’integrità dei suoi meccanismi spontanei.

Senza questa forte base di consapevolezza, si rischia di essere usati per interessi speculativi, che non hanno nulla a che fare con la salute.

Sorrido, se penso che cosa sarebbe del vino, formaggi, yogurt e mille altri alimenti, qualora dovessimo pretendere di sterilizzare tutto.

Ogni terreno ha i suoi germi tipici, li consente, li agevola, li attrae, li esprime, li seleziona, sino ad ammettere, secondo la teoria del pleiomorfismo, che vi sia una trasformazione tra una forma di microorganismo e un’altra (Louis Pasteur, Antoine Bechamp, Gunther Enderlein, J.Kuhl,  Rudolph Virchow, George White, Stefan Lanka,  L. O. Speciani, molti altri).

Oltre le dissertazioni, anche accese, che parlare in questo modo può talvolta scatenare, sia ben chiaro che un substrato, cioè il terreno, è in vari modi responsabile dei germi che lo colonìzzano.

Provate a conservare una bottiglia di latte pastorizzato oltre la sua data di scadenza, anche per diversi giorni. Rimuovendone il tappo, si percepisce qualcosa di particolare, fra l’acìdulo e il dolciastro.

Poi si versi il latte in pentola e lo si porti ad ebollizione. Si avverte un suono singolare, come piccole esplosioni nella pentola. Si spegne la fiamma e si lascia raffreddare.

Restano dei fiocchi come di formaggio ricottoso, poi il siero giallo-verde. Un odore gradevolissimo si libera da tali singolari prodotti, per non parlare del sapore, che allieta i palati più esigenti. Ottimo da bere il siero. Profumati  i fiocchi, con un po’ di miele e magari dell’uva passa. Soprattutto, però, bisogna dire che si introducono germi, attività enzimatiche, vitamine e sali minerali che l’organismo gradisce e che danno una sensazione piacevole di benessere. È stato il “terreno” del latte che ha creato le premesse per un fenomeno del genere. Quelli sono i germi che si creano su quel terreno.

E’ sempre così, anche negli organismi!

È solo la qualità del terreno che decide, ma l’organismo pianifica e decodifica il tutto.

Non diamo troppa importanza ai germi, diamone di più alla biologia di base, che comprende anche, ma non solo, i germi.

Le banalizzazioni non mancano.

Forse, è bene anche ricordare qualche aneddoto, per esempio di antibiotici automaticamente prescritti a pazienti le cui urine risultino positive per qualche germe. Senza chiedersi se il campione è stato raccolto in modo adeguato, cioè senza contaminare le urine, magari con la cute.  Se il paziente non ha sintomi di infezione, non deve essere trattato, soprattutto se vi è solo la batteriuria (presenza di germi nelle urine), senza altri segni e sintomi.

È anche il caso di ricordare che una chirurgia di buona qualità può non richiedere antibiotici, come anche che questi ultimi non mettono al sicuro se il campo operatorio è sporco o contaminato in modo grossolano.

Le infezioni talvolta seguono comportamenti di vita ai limiti della follia, come i rapporti vaginali successivi a quelli anali, che portano flora fecale direttamente nei genitali e creano situazioni di malattia. Per non parlare del passaggio del membro maschile nel cavo orale, dopo rapporti anali, che porta germi fecali in bocca. Non bisogna temère di parlare di tali grossolane situazioni, purtroppo frequenti e dissimulate, negate, sottostimate. Ovvio che, in questi casi, si ha un frequente e incongruo uso di antibiotici!  Si aggiungono le resistenze batteriche, per la reiterazione delle terapie farmacologiche.

Così come è singolare che in alcune zone del corpo, come quella anale, non si creino problemi infettivi, anche in presenza di ferite profonde, perché vi è una forte colonizzazione di cellule immunocompetenti, che non temono nemmeno la flora batterica fecale.

Poi bisogna ricordare che vi sono portatori sani di germi che, in questi casi, non patiscono malattia. Quindi ci si chieda perché altre persone potrebbero esserne vulnerabili, e perché. Forse perché il loro terreno lo consente? Ma, in questi casi, un vaccino svolgerebbe un’azione protettiva, oppure no?

Il sistema immune potrebbe rimanere impegnato in un contrasto inutile in quella direzione.

È noto che sollecitare l’immunità su troppi fronti contemporaneamente può  affievolire la sintesi del comparto utile nella direzione dell’attacco effettivo, dal quale l’organismo deve davvero proteggersi.

Poi vi sono profili di reattività particolare, che non possono essere vaccinati, senza arrecare danni.

Curiosa anche l’abitudine di contrastare la febbre successiva all’inòculo del vaccino! Ma non è forse la febbre, in questi casi, necessaria a perfezionare la risposta immune auspicata?

Vogliamo far finta che l’immunità debba scendere a compromessi con il volere umano anche nell’elaborazione della risposta che noi stessi, forzatamente, abbiamo evocato, con una vaccinazione?

Insomma, non vi è univocità nell’interpretazione dei fenomeni immunologici ed epidemiologici (di diffusione sociale) attorno alle così dette infezioni, e per i comportamenti terapeutici.

Se i soggetti vaccinati sono protetti, che cosa dovrebbero temère, incontrando persone eventualmente non vaccinate?

Può forse essere un pericolo una certa quantità di non vaccinati? Può essere così fragile la difesa dei vaccinati, da essere ritenuta suscettibile del numero di non vaccinati che si incontrano? Se così fosse, io, che sono Specialista in Immunologia, non mi sottoporrei a vaccinazione alcuna.

Un’altra considerazione avanzatissima, davvero per pochi esperti ad alto livello: le varie forme patologiche attribuite a vari agenti patogeni sono legate, poco, al tipo di germe e, molto molto di più, alla reattività singolare dell’individuo.

Spiego meglio. Una forma di grave tonsillite necrotizzante emorragica non risponde agli antibiotici, quanto risponde al RIMEDIO omeopatico capace di evocare la stessa identica forma nei soggetti sani che lo assumano per indurre una sperimentazione (chiamasi patogenesi omeopatica). In questo caso, il rimedio potrebbe essere, per esempio, “Mercùrius corrosivus”.

Quando le lesioni sono tipiche del RIMEDIO in questione, la potenza della terapia omeopatica è incredibilmente più alta dell’antibiotico.

Spesso sono stato consultato in situazioni gravi che non si risolvevano con farmaci mirati, anzi avevano un trend negativo, ma sono guarite in poche ore di terapia omeopatica adeguata.

Torniamo all’approccio banale della quotidianità: la febbre non dovrebbe essere contrastata, perché è l’unica risposta che ottimizza la reazione immune. Invece, si somministrano antipiretici con estrema facilità. Se la febbre si alza di più, avrebbe maggiore senso rispettarla, perché indice di una maggiore e quindi necessaria reazione organismica immunologica.

Non mi soffermo sull’opportunità del trattamento e nemmeno indulgo sul tipo di trattamento, perché ritengo che sia legato soprattutto alla formazione culturale del professionista e sui mezzi che egli ha a disposizione per valutare la situazione.

In tal senso, la Medicina Legale sarebbe pregata di documentarsi con estrema serietà, prima di puntare l’ìndice su comportamenti che non conosce e che designa maldestramente come antiscientifici.

Voglio puntualizzare, ancora una volta, l’importanza di non soffocare la risposta immune che la febbre rappresenta e di non ricorrere semplicisticamente all’antibiotico, o all’antivirale, senza essere sicuri di avere una vastissima formazione, anche omeopatica, per contrastare egregiamente molte situazioni assolutamente curabili, senza farmaci, anzi meglio che con essi.

Attenzione, però: una ferita sporca, che mostra segni di infezione, da me riceve un pronto e serio TRATTAMENTO antibiotico mirato!!

Non vi è quindi, da parte mia, alcuna mistificazione, ma i  paradigmi generali sono da rivedere.

Vi prego, non mi fate domande sull’antitetanica. Andate a studiare! E senza pregiudizi.

 

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