Viaggio del mio essere ATTRAVERSO LA MONTAGNA
Cammino lungo i costoni di neve creati dal vento, quasi senza peso, mentre seguo l’essenza più pura dei miei pensieri. Incuriosito e silenzioso, come se dovessi incontrare la persona più importante.
Lei, la montagna, mi guarda e mi lascia fare, mentre risuona il battito d’ali del suo spirito, il vento aleggia delicato fra le distese di neve coperte dal bosco.
Attraverso il bosco… incontaminato e selvaggio, liberissimo di prendermi ed amarmi senza limiti, di alitarmi tutto il senso della vita.
Orme di lupo accanto alle mie spariscono all’improvviso e si perdono nel fitto dei tronchi di cerro che si inerpicano sui pendii della Falconara.
Il respiro mio si perde nel vento che mi porta il freddo delle cime: evoca il freddo della morte, dell’annullamento dei confini della vita.
Il grande salto si avvicina, sto per superare il grande varco che apre i pendii tra i boschi alla Piana del Pollino. I miei occhi si affacciano finalmente agli orizzonti lontani che squarciano il cielo nero di tormenta a mulinello sulle cime.
Ecco il boato dei fronti di vento che corrono dalla Sila verso le cime del Pollino. Il mio corpo si sposta, ma non reagisco, vorrei essere sollevato e portato via senza peso.
Le mani sono lentamente attaccate dal gelo che supera i guanti pesanti ed imbottiti e mi ricorda i limiti. Guardo il termometro: 18° sotto zero, 2.100 metri di quota, vento a velocità di decollo. Vortici di ghiaccio si sollevano tra i crepacci e mi investono per ricordarmi quanto sono fragile.
Raggiungo la fonte della piana che gorgoglia dalla roccia e spumeggia gelida al vento solidissimo. Accosto le labbra e la sento calda, tanto è fredda l’aria. Poi l’acqua raggela l’interno del mio petto.
Il freddo mi sta attaccando: devo muovermi. Peccato! Un ghigno di dolore sul volto spacca il ghiaccio del sudore che si è solidificato.
Il dolore del ritorno, non posso restare più a lungo, il freddo non vuole.
Grazie spirito della Montagna, grazie spirito dell’Acqua, grazie spirito del Vento.
Porto dell’acqua con me, Te la porto amore per farTela sentire, perché possa entrarTi dentro e non lasciarTi più per farTi volare altissima nell’atmosfera più sottile della vita, accanto all’eternità.
Fragori di cascate mi annunciano la vicinanza della valle, il sole ormai basso illumina di rosso le ultime fessure dell’orizzonte, scende anche la pace sulla mia anima e mi porta verso la strada di ritorno.
Non so dove potrò atterrare stasera per riposare, ma cerco i Tuoi occhi e la carezza del Tuo respiro …ricordo tutto il sogno incantato del nostro sentiero, che ci ha fatto incontrare, che ci ha fatto cercare l’un l’altro ed insieme volare verso il nostro comune infinito.