La più grande svista della storia dell’umanità
Esistono numerose evidenze che provano l’infelicità del genere umano. Le guerre, le preoccupazioni di ogni giorno, malattie, costrizioni di vario ordine e grado, che annichiliscono, letteralmente, lo scorrere pacifico e fluido della vita quotidiana.
E’ una visione della vita, orientata allo sforzo continuo, quella che alimenta la maggior parte dei comportamenti dell’uomo, che costringe le persone ad essere sempre impegnate per sopravvivere, ma senza che possiamo parlare di una vita così come la sogneremmo.
Ben più grave è che la gran parte degli esseri umani è convinta che un impegno forsennato sia indispensabile e, soprattutto, inevitabile. Ancora più delicata è la storia per cui ogni sforzo è, praticamente, incentrato sull’ottenimento di denaro, che poi serve per alimentare l’intero indotto dello sviluppo della vita di ogni individuo, dalla sua nascita alla sua fine, e persino, tante volte, dopo la sua fine.
La convinzione generale è che, senza soldi, non si possa fare nulla, e che ogni attività sia seria soltanto se è in grado di produrre reddito. Tale modello è valido ed è applicato pedissequamente ad ogni livello della vita sociale, anzi, si rende più articolato e complesso, man mano che la vita dell’individuo si svolge nelle sue tappe fondamentali, realizzando sempre più a pieno la realtà di una persona che non è più libera nemmeno di guadagnare poco, perché ciò potrebbe insospettire la polizia tributaria e tutti i sistemi di controllo sociale del reddito. Infatti, bisogna ricordare che, nel nostro contesto sociale organizzato, esiste, ed è alimentato con ogni sistema possibile, il reddito presuntivo, che non consente a nessuno, all’interno della sua attività lavorativa, di avere deflessioni negative del rendimento in denaro. Persino la malasorte è vietata!
Tale modello fa sentire una forte costrizione a tutti coloro che lavorano e che non avrebbero motivo di evadere le tasse se potessero vivere bene e non preoccuparsi di dover dimostrare di essere dei supereroi del reddito nazionale, che, alla fine, serve a garantire l’erogabilità dei contributi da parte dei cittadini, per consentire la vita pubblica stessa. Una vita pubblica che non deve passare dalle tasche dei cittadini, ma solo dal loro lavoro.
Lo stato stampi moneta. I cittadini la usino.
Nelle attuali condizioni, si crea, evidentemente, una grande contraddizione, in quanto, da una parte, si pretende una resa lavorativa estremamente alta, dall’altra, con tutta una serie di vessazioni, di fatto, oppressive, si delimita una capacità d’azione e di espressione della originalità personale e del contributo delle risorse umane alla dimensione sociale, che non ha nulla a che fare con le reali potenzialità delle persone.
Tutti gli ambiti, quelli produttivi e quelli di utilizzazione dei prodotti, hanno imparato bene a fare riferimento al problema dei costi, cioè ad un limite che ispira ogni attività e che pervade ogni coscienza, imponendo dei limiti di qualità della vita che non sono reali, ma sono soltanto legati ad una convenzione, che vuole fare attraversare, ad ogni talento e ad ogni ricchezza, una strada molto stretta, che si chiama logica dei capitali.
Infatti, ogni persona ha grandi ricchezze dentro di sé, che aumentano sempre di più, con il corso della vita e con l’incremento della sua esperienza e della sua intelligenza. Però, la monetizzazione dei procedimenti di riconoscimento del valore delle cose, e delle persone, alimenta di povertà la ricchezza e ne confonde il significato stesso più puro: la provvidenzialità.
E’ per tale motivo che partite di frutta meravigliose vengono avviate a distruzione, per non collidere con logiche di mercato basate solo sul valore che diamo alle cose, i prezzi del latte e di mille prodotti non dipendono dalla loro effettiva qualità , ma soprattutto da accordi che son sempre più lontani dalla potenza effettiva che il Pianeta esprime in favore della prosperità.
Il lavoro, la produttività, i profili psico-intellettivi di ogni individuo non sono valutati, un po’ come qualunque altro prodotto, per quello che intrinsecamente possono rappresentare per lo sviluppo dell’uomo sulla Terra e per la effettiva crescita sociale.
A tal proposito, è indispensabile chiarire che parlare di uomo sulla Terra potrebbe essere sempre più riduttivo e inadeguato alla reale natura della situazione. Infatti, la visione dalla sola prospettiva dell’essere umano, la sua posizione centrale, all’interno del panorama variegato di tutte le tipologie di vita e di possibilità esistenti al mondo, appare sempre più prepotente e minata da una grandissima fallacità, in quanto ha interrotto la continuità dei processi che legano gli orizzonti e ne rendono possibile la loro esistenza combinata, che è la forza stessa dell’espressione totale dell’Universo.
Una cultura dilagante, per molto tempo, ha condotto alla convinzione, ormai anche questa automatica, che l’uomo abbia il diritto di sfruttare tutto quello che gli è a tiro, come potesse mungere ogni situazione, per il solo tornaconto della sua specie. Tale visione è, in effetti, miope, come pure limitata perché è confinata all’interno di un lungo tubo stretto, alla cui fine si vede una luce lontana e indistinta che è falsa e non corrisponde al panorama intero dell’esistenza.
Così, si finisce per giustificare anche un modo di fare che impone dei sacrifici ad ambiti che non sono sottomessi all’essere umano e che, anzi, dovrebbero essere da esso conosciuti, rispettati e protetti. Non sembra che tante dinamiche abbiano fatto ciò, anzi, avendo violentato e deturpato la ricchezza della vita, dell’ambiente, del suolo, dell’acqua, soltanto in funzione di interessi speculativi, che non sono degni della capacità di previsione e di supervisione dell’essere umano.
L’essere umano dovrebbe sentirsi sempre di più un custode e sempre meno un conquistatore del Pianeta, dato che proprio la sua vita è concessa dall’integrità del sistema intero, che ormai ha subito tanti di quei colpi da non riuscire più ad essere libero di continuare ad alimentare anche la nostra esistenza.
Alla base della disfunzione generale, vi è un grande fraintendimento, quello secondo cui solo il denaro, una ricchezza dilazionata ed artificiale, possa giustificare le azioni, le scelte, le proiezioni volitive di singoli e di gruppi di persone che restano sempre più sole all’interno dei giochi molto più grandi loro.
L’idea del denaro, correlata con lo stile che esso impone, ha deformato la semplicità della vita, deviando la forza e la qualità espressiva dell’agire umano.
Molte opere non sono realizzate, perché si allude a costi improponibili, molto del bello, di cui potremmo godere, resta nella nostra immaginazione e, spesso, condiziona anche la sua espressione.
La natura del denaro è davvero bizzarra, se ci pensiamo, poiché è paralizzata da un valore che le cose non hanno e che noi vogliamo ad ogni costo asservire a logiche di accaparramento, mentre finiamo per non riconoscere più il valore provvidenziale e prezioso dei veri beni.
Le convinzioni dell’uomo stanno vacillando, per questioni di salto epocale, di svolte frequenziali cosmiche che si avvicendano nella storia dell’umanità. Si creano fronti contrapposti, che contrapposti non sono, poiché sono soltanto fotogrammi diversi di una univoca evoluzione del pensiero e del comportamento delle persone.
Il primo secolo del terzo millennio deistituzionalizza i ruoli, toglie il “lei”, ricombina le valutazioni arroccate e reinfonde di buon senso i corpi imbalsamati di entità che non servono più. Esso riparte da una ancestralità percettiva, che appartiene a uomini vissuti molto tempo fa e che ora, con una autenticità non più obsoleta, torna ad ispirare l’evoluzione della vita e gli stili con cui intesseremo un presente sempre più futuro e meno passato.
Che in un numero sempre maggiore di noi si faccia strada una nuova concezione della vita, il coraggio di parlarne e di lavorarvi sopra, la prospettiva incoraggiante di costruirvi la rifondazione della società e delle sue regole, questo è un nuovo esempio di capacità riorganizzativa del pensiero e del sentire totale della vita. Questo è il segno della presenza, nell’Universo, di una grande intelligenza, che usa anche i limiti, per promuovere svolte e offrire nuove prerogative.
L’opportunità che si offre alle persone è di poter rientrare nella figura di un uomo saggio e coraggioso, che non ha paura di espropriare i ruoli ingangreniti del loro ammantarsi di inoppugnabilità. La novità sta nella naturalità con cui gli individui stanno divenendo capaci di difendersi, come non accadeva da tempo, e di generare situazioni in cui i guardiani del potere contorto hanno sempre meno spazio per muoversi.
Vi sono fuochi di consapevolezza sempre più diffusi e intensi, che sono destinati a convergere: l’ultimo baluardo da capovolgere è la convinzione della necessità della speculazione finanziaria. Questa è basata sul valore conferito al denaro, quando esso non ha altro valore che il riconoscimento del nostro e, solo in tal senso, può svolgere la mansione per la quale dobbiamo prevederne un uso completamente diverso. Il denaro non deve servire più a dimostrare quello che non si ha, nemmeno quello che si ha, ma solo quello che si è. Non va più considerato un bene limitato, come i veri beni, ma solo un mezzo a favore dell’uomo e non contro di lui.
Ogni meccanismo che limita la libertà dell’individuo, per esaltare l’importanza del denaro, va sgominato con la certezza che si sta applicando, finalmente, la revisione che l’uomo attendeva da millenni, nella sua storia sulla Terra. La felicità è un diritto, facilmente ottenibile, cancellando le cose difficili.
Di fronte alla luce dei discorsi che pongono la dignità dell’uomo in primo piano, qualunque ostacolo si scioglie e lascia il posto per fare fiorire solo giustizia e armonia in favore di una gestione serena del tutto.
I soldi non devono servire più per creare barriere, ma per materializzare la FIDUCIA NEL PROSSIMO.
Qualunque discorso sulla qualità della vita e sulla salute delle persone non può prescindere più dalla considerazione approfondita di tale rinnovamento, paradigmatico di un vero e proprio linguaggio che tutti devono acquisire.
In tal senso, soprattutto i medici, forse, dovrebbero occuparsi di un nuovo capitolo dedicato agli ostacoli alla spontaneità della vita, causa principale di malattia e di assenza di reale terapia per tanti problemi, attualmente ancora oggetto di speculazione finanziaria.
La speculazione finanziaria è come una rapina svolta a danno di innocenti: priva della sicurezza che non garantisce né il denaro né le armi usate per estorcerlo!
L’umanità ha raggiunto davvero il traguardo in tutti i campi!!!!! Bisogna rivedere molte cose, se veramente si vogliono dei cambiamenti!!!!! L’uomo prima di tutto, e poi il resto.