Epidemiologia del cancro, e non solo: osservazioni personali

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Epidemiologia del  cancro, e non solo:

Osservazioni personali

L’esperienza del Medico era una dimensione sacra, che si stratificava con l’età del Professionista, era associata all’osservazione, che, nel tempo, conferiva attendibilità al parere, per trarre agevolmente conclusioni insindacabili.

Ormai, nel disagio globale della nostra epoca, bisogna annoverare anche la cancellazione del valore dell’esperienza, che viene soppiantata dagli studi scientifici, lavori atti a rispondere ad alcune domande, tramite un percorso ridotto e riduttivo, e limitato nell’esperienza, che assurge a dignità dirimente e finisce per diventare legge.

Ho la convinzione, circostanziata dall’esperienza, che una buona parte degli studi scientifici non godano dell’obiettività, consentita da una vasta conoscenza, in grado di esercitare il vaglio dell’osservazione consapevole.

Esiste la tendenza a farsi delle domande, che nascono dall’esigenza di approvare una metodica, oppure l’uso di un farmaco.

Questo modo di fare scienza è, per meglio dire, rispondere a domande, commissionate da entità che hanno un forte interesse ad avere risposte di un certo tipo, altrimenti ne avrebbero un danno notevole e dovrebbero modificare il proprio assetto intenzionale, non di poco.

Credo in una scienza diversa da questa modalità, che oggi è molto pubblicizzata, ma che non è la risultante di una vasta miriade di concetti, elementi, dati, come accade nel Medico esperto, quando si cala nel contesto di una dimensione da valutare.

Quando il Medico studia di continuo, e resta libero da condizionamenti innaturali, col tempo, egli diviene una macchina sorprendente per dirimere tanti problemi, e la sua interpretazione della realtà è prossima alla perfezione.

Ma oggi, la Medicina è molto, sempre di più, intrisa di aspetti che con l’esperienza personale c’entrano poco, essendo affidati ad una intelligenza artificiale, che dovrebbe essere l’autorevolezza delle domande poste da tecnici della Farmindustria  e delle risposte fornite da alcuni responsi dei farmaci, il tutto valutato da commissioni che non hanno il dono dell’immunità, in quanto o appartengono all’Università, che dipende dalla Farmindustria, o dipendono dalle Riviste scientifiche, che adoperano sistemi troppo “omogenei” con le atmosfere appena citate.

E’ curioso, invece,  che una guarigione ritenuta impossibile non riceve attenzione e non è soggetta a studio, ma viene automaticamente messa da parte, in quanto gli strumenti per analizzarla non sono quelli dei protocolli prefissati.

Sono insospettito da questo modo di fare, quanto sollecitato dall’esperienza, che mi ha portato a confrontarmi con un  numero sempre più vasto di storie di guarigione che non avrei potuto prevedere.

E’ per essere obiettivi, che si arriva a considerare gli aspetti che vengo descrivendo in seguito.

Queste premesse mi servono per attenuare l’imprescindibilità delle valutazioni scontate, che oggi sono divenute così scontate, da sfiorare la violenza antidemocratica, tanto che è divenuto di moda  affermare che la scienza non è democratica.

Tale espressione mi turba e mi ricorda certi toni, non condivisibili, in un contesto di relazioni fra esseri umani ragionevoli e dotati di una certa dose di gentilezza ed umiltà, che in Medicina ho imparato ad usare con una sempre più preziosa attenzione.

Quando ero un giovane medico, potevo indispormi, se il paziente interloquiva in un modo da me non condiviso.

Poi ho imparato che il paziente ha sempre ragione, che devo essere io a sapermi adeguare anche agli aspetti più inconsueti di una persona che è venuta a consultarmi.

In Medicina, le coercizioni sono sempre una scelta discutibile.

Non è facile spiegare quello che vorrei dire con le prossime mia valutazioni.

La Medicina è sempre più fatta di protocolli, automatismi, ma anche di tribalità, che penetra ogni atto medico, ma soprattutto quelle iniziative di automedicazione, che sono la quotidianità   della vita della maggior parte delle persone.

Tali atti medici, autogestiti dalle persone, per il mal di testa, per i dolori mestruali,  per sintomi fra i più disparati, per riportare all’ordine anche sensazioni tra le più vaghe e impalpabili, vedono al centro l’utilizzo straripante di molecole farmacologiche ottenibili in Farmacia, anche senza ricetta.

Tra i più usati sono i prodotti antinfiammatori, anche nella veste di analgesici e antipiretici.

Trattasi di un modo di interferire con l’azione di sostanze normalmente prodotte dall’organismo sano, che, in alcuni momenti,  ha bisogno di accedere a tale modalità di risposta, erroneamente considerata soltanto una manifestazione di malattia.

Il concetto di malattia è troppo facilmente utilizzato, per giustificare l’automatica somministrazione di uno o più farmaci.

Voglio fare un esempio: una persona nota segni di rinite e pensa all’allergia, assumendo un antistaminico, ma poi capisce che si tratta di un raffreddore vero e proprio, decidendo di assumere un antinfiammatorio, poi assume un vasocostrittore nasale, e, se peggiora, aggiunge il fluidificante per le secrezioni ed anche un cortisonico, ma spesso non manca anche un antibiotico, per contrastare gli aspetti ritenuti dipendere da germi.

Insomma, per una manifestazione di cui non si ha una conoscenza scientifica, si procede con molecole farmacologiche, che dovrebbero eliminare i disturbi, ma non si pensa che si interferisce con processi ai quali il primo significato attribuibile è quello di una fase normale, che un individuo esibisce in alcuni momenti della vita, e che non dovrebbe essere contrastata.

La mucosa nasale è poggiata su una fitta rete vascolare e nervosa, accolta in uno stroma connettivale, che interseca l’interezza dell’organismo e che probabilmente è espressione di un network totale talmente fine e delicato, da non dovere essere turbato dalla sciocca somministrazione di farmaci.

Il punto è che le persone non sono educate e rispettare tali fluttuazioni del benessere e che pretendono di ricondurle all’ordine,  forzatamente, creando più danni che vantaggi.

Complici le Farmacie, che vendono di continuo prodotti, che agiscono in tal senso e sbagliano, ma il commercio ha invaso l’etica della dispensazione di farmaci,  e deforma il senso dell’utilità professionale dei Farmacisti, che divengono servi di logiche consumistiche indotte , che non hanno nulla a che fare con la salute.

I medici non sono più in grado di esercitare un controllo sulle automedicazioni delle persone, ma tanto sono anch’essi compartecipi di simili responsabilità.

Si pensi alla frequenza di gastriti erosive da farmaci con manifestazioni emorragiche, successive all’uso facilissimo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), che sono alla portata di ogni casa, e che non dovrebbero essere somministrati praticamente mai.

Parliamo ora della Tachipirina e dei suoi simili, una vera piaga sociale, che pretende di azzerare la febbre, sabotando l’interpretazione di questa manifestazione da parte della gente e paralizzando il concerto immunologico che essa rappresenta, indispensabile per superare le infezioni e per ottimizzare la risposta ad una vasta serie di problematiche, che trovano nella febbre la soluzione naturale.

Potrebbe sembrare fuori luogo il mio modo di considerare il problema, ma, sulla base di elementi ormai di certezza, non ho il minimo dubbio  sulla erroneità dell’uso degli antipiretici, che privano l’umanità di uno strumento fondamentale per ripristinare la salute.

La negazione dell’importanza della febbre significa guarigioni incomplete, con aumento dell’indice di morbilità successivo (maggiore facilità di ricadute),  ma anche andamenti prognostici pericolosi, aumento di mortalità (percentuale di morti in relazione al numero di pazienti), degrado delle condizioni abituali di salute, che non riesce a raggiungere le massime espressioni, in quanto ripetutamente si interferisce con la febbre.

La febbre deve fare il suo corso, mentre se ne valutano le origini, si correggono i disturbi idroelettrolitici, che essa può innescare, ma assolutamente non va combattuta la febbre, e bisogna educare le persone a ragionare in questo modo.

I medici sono conniventi, pur avendo studiato l’importanza della febbre, ma essi soggiaciono al delirio collettivo che non tollera la febbre.

Mi sembra una vera disgrazia diluita nel tempo, spalmata attraverso mille circostanze, che potrebbero essere tanti momenti per perfezionare la salute, e diventano, invece, occasioni per rovinare la performance globale dei singoli e della collettività.

Il vero effetto gregge è ravvisabile nel deterioramento della salute della comunità, per ripetuti interventi farmacologici inappropriati, che consentono anche la condizione di portatori sani di germi e di soggetti che mediano la trasmissione più facile di malattie infettive.

Questa videata è assolutamente fuori dell’ottica comune.

Per gli appassionati della finanza e dei costi, ricordo che tutto ciò determina un incremento dell’esborso  pubblico per problemi di salute dei cittadini.

Si procede indisturbati nella creazione di una condizione di malattia latente, che è l’altra faccia della medaglia della prescrizione e dell’autoprescrizione  incaute di tante molecole, inutili e dannose.

Ma non basta, in quanto occorre considerare gli aspetti dell’infiammazione e della febbre che sono funzionali a scopi profondi, negando i quali, viene meno il  senso stesso della complessità dei fenomeni biologici.

E’ banale sopprimere automaticamente i sintomi.

Bisogna chiedersi, prima di tutto,  da che cosa dipendono e in che modo si possa eliminarne l’espressione, correggendo, in primis, le condizioni sbagliate e ignorate di malattia.

Per esempio, vorrei citare la correlazione fra cellule infiammatorie e fibroblasti, che significa la trasformazione possibile di cellule della serie bianca (leucociti) in cellule connettivali, in grado di costruire e ricostruire i tessuti.

Allora, se un bambino tonsillectomizzato, viene trattato per una settimana con antinfiammatori dopo l’intervento, è attribuibile all’uso degli antinfiammatori la morte improvvisa per emorragia faringea.

Infatti il blocco degli aspetti infiammatori ha sabotato gli aspetti ricostruttivi, tanto da rendere possibile il distacco di tessuti neoformati, ma resi difettosi per interferenza dell’azione fibroblastica.

Lo stesso dicasi per qualunque intervento chirurgico, ove è di prassi associare terapia farmacologica antinfiammatoria nei giorni successivi all’intervento, per ridurre l’intervento dell’infiammazione e controllare il dolore.

La prognosi delle giornate successive alla chirurgia, in questo modo, non è delle migliori, quanto a “restitutio ad integrum”.

Paradossalmente, il discorso che tengo suscita l’orror della pratica medica corrente, ma può essere apprezzato a fondo dagli studenti in Medicina, che sono freschi di Biologia, Fisiologia e Patologia.

Il medico, con l’esercizio della professione obbedisce sempre più agli aspetti automatici e commerciali, dimenticando gli aspetti scientifici,che sono alla base degli studi di Medicina e della sua buona pratica.

Aggiungiamo l’azione di sorveglianza dell’infiammazione e della febbre sul ruolo patogeno di cellule cancerose, che tentano quotidianamente di emergere e di prendere il sopravvento.

Insomma, vi è il sospetto, più che fondato, in favore di un ruolo patogeno della diffusa logica antinfiammatoria, antipiretica, analgesica, tanto autorizzarmi a  sostenere che la causa principale favorente tanta precarietà di salute e tanta incidenza di cancro sia proprio la medicazione sbagliata degli aspetti quotidiani dell’esistenza.

Sono anni che indago sulla storia delle persone.

Una donna si ammala di cancro dello stomaco e muore in età giovanile.

Però questa donna soffriva da sempre di mal di testa ed assumeva tantissime volte la famosa bustina, la compressa, la pillola.

Attenzione, tenetevi forte.

I miei pazienti, seguiti in diverse migliaia da anni, hanno incidenza statistica di cancro pari a zero.

Essi non si ammalano di cancro, ma non assumono mai farmaci antinfiammatori, perché hanno sempre la possibilità di consultarmi e vengono consigliati nell’assunzione di rimedi omeopatici, o nella gestione non farmacologica dei loro disturbi, restando rare le indicazioni di farmaci.

Il periodo di osservazione e il numero delle persone sono talmente alti da rappresentare un fatto di rilevante importanza, nelle mani di un Medico esperto.

E’ un peccato che tutto ciò sia così diverso dall’andamento della popolazione normale, perché, credetemi, i miei pazienti sono persone fortunate, con una vita completamente diversa da quella di tutti gli altri.

Anche in relazione a tali argomenti, vi sono masse oceaniche di studi scientifici sull’azione dei farmaci, sulle caratteristiche delle malattie, ma mancano studi epidemiologici (di distribuzione e andamento delle malattie, comparando i differenti stili terapeutici a disposizione), argomento che permetterebbe di capire che vi è qualcosa di radicalmente sbagliato nel modo di fare Medicina al mondo d’oggi.

La mia esperienza e quella dei miei numerosissimi pazienti sono una banca dati formidabile, da tesaurizzare, invece che puntare il dito, cosa sin troppo facile, ravvisandomi che non ho pubblicato studi scientifici precisi sulla questione.

Le  conoscenze scientifiche, gli studi condotti, la valutazione di lunghi periodi e vaste casistiche, la sensazione sempre più salda che sia giusto trarre queste conclusioni sono probabilmente il modo migliore di fare scienza, ma questa scienza oggi è tradita dalla discesa in campo di logiche commerciali dalle quali l’essere umano non ha alcun vantaggio da trarre.

E anche gli agonisti di questo sistema così nefasto sono vittime degli stessi indici di morbilità e mortalità.

Ancora una volta, vale la pena ricordare che gli approcci semplicistici, come quelli che mirano alla rimozione del fastidio, con un farmaco, sono forieri di gravi deformazioni del vivere, con tutte le relative conseguenze.

In ultimo, cito anche Studi autorevoli che dimostrano una qualità della salute dei non vaccinati superiore a quella dei vaccinati, ma ciò non interessa il tessuto divulgativo delle norme decisionali sull’argomento.

Concludo, dicendo che non vi è capitolo della Medicina  che  non meriterebbe di essere rivisto alla luce delle considerazioni del genere di quelle che ho utilizzato nelle righe precedenti.

L’innaturalezza della penetrazione antigenica dei vaccini nell’organismo, le sollecitazioni abnormi che ciò comporta per le persone, il misconoscimento dei reali meccanismi dell’immunità e delle malattie infettive, la falsità delle notizie sull’effetto gregge vaccinale, la presenza ingiustificata e illogica di particelle dannose all’interno dei prodotti somministrati,  l’aver trascurato i delicati aspetti della salute individuale, la mistificazione e i giri di parole, di natura politica e finanziaria, più che scientifica, sono più che sufficienti, per fare esprimere un principio, imperativo, di cautela e per rispettare il dissenso informato, sottolineando più che mai il diritto alla libera scelta di qualunque trattamento medico.

Si intersecano competenze scientifiche, sociali, politiche e amministrative, per le quali non è mai sufficiente essersi spesi, utilizzando una buona dose di coraggio speciale, per non avere la sensazione di aver vissuto invano, costi quel che costi.

Salvatore Rainò , Custode della Vita

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