TORNIAMO ALLA STORIA

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TORNIAMO ALLA STORIA

Oggi, 3 agosto 2025, dopo diverso tempo che non scrivevo più nulla di memoriale, sono seduto in veranda, e guardo il cielo, le nuvole, come non si riusciva a fare da numerosi anni.

Sullo sfondo della storia inenarabbile dai comuni e volgari mezzi di comunicazione, abbiamo saputo che, finalmente, siamo alla fine delle scie chimiche.

Invito ad approfondire, fornendo solo una traccia: GESARA.

Sorrido, se penso che la maggior parte delle persone che incontro non si sono accorte di nulla.

Comunque, non mi meraviglia più questa caratteristica del genere umano, di non accorgersi delle cose importanti, e di prestare, invece, molta attenzione a numerose demenzialità.

Sono nella Storia e mi sono speso non poco, per conquistarmi la designazione di guardiano della verità.

La deriva sociale comune e incontestata approva il qualunquismo e determina molti meccanismi per elidere l’attenzione e il buon senso.

A che cosa davvero serva tale andazzo non mi è esattamente possibile spiegare, in questa circostanza, ma, almeno, riprendo la penna per lasciare una traccia da osservatore dei tempi che vivo, pensando che, un giorno, qualcuno in qualche modo riuscirà a leggere ciò che ho scritto.

Di che cosa abbiamo avuto prova negli ultimi tempi della nostra storia?

Abbiamo potuto accertare che  i comportamenti delle persone, generalmente, non sono espressione di una condizione di serena lucidità, bensì volgono alla celebrazione, vera e propria, del vuoto cognitivo e della mistificazione della nullità di cui è capace l’aberrazione dell’essere umano.

Perché scrivo in questo modo?

Prima di tutto, rispondo ad un’esigenza profonda e irrinunciabile, di spiegare, prima di tutto a me stesso, perché siamo finiti in questo modo.

La vita sociale è un grande esperimento, e se si iniziasse a ragionare, si capirebbe che non vale la pena di adottare proprio nessuna convinzione, di quelle che sono la base delle scuole, degli istituti, delle strutture importanti, come, ad esempio, la struttura sociale, politica e per così dire economica del mondo.

Ho avuto la fortuna di poter leggere le pagine di programmazione del destino dell’umanità, ove è possibile comprendere che la nostra vita è basata su una grande truffa.

Per lavoro, sono stato chiamato a “certificare”, numerose volte, cioè ho dovuto rendere, per iscritto, situazioni e verità, secondo il mio dovere di pubblico ufficiale.

Ma questa volta è un po’ diverso, in quanto ho il dovere di certificare che la vita mi ha consentito di appurare che solo una grande truffa è alla base del tutto.

Forse compete la filosofia, o forse la storia, oppure forse un giornalismo diverso dalla sciatta elucubrazione di ritualità vuote e svuotanti, ma qualcuno di noi, come me, ha il dovere, in quanto lo sente nel proprio cuore, di esprimersi in modo divergente.

Come faccio a sapere che non sto perdendo il tempo in inezie?

Semplice, se pensiamo che, per assurdo non sia vero ciò che dico, tutto il consenso miracoloso che riscuoto, quando incontro le persone nelle più disparete situazioni possibili, non potrebbe esistere.

Esiste una particolare sensazione, che si chiama chiarezza, e che è possibile evocare negli ascoltatori, quando si svolgono sillogismi semplici e concatenati.

Se non si avesse esperienza di tale sensazione di chiarezza, forse non si potrebbe alludere a speciali stati d’animo, che possono essere oggetto di studio, sia teorico, che pratico, per vedere se davvero è possibile comprendere come mai, tante volte, l’uomo si sente vuoto, inutile e vittima di un acerrimo destino.

La realtà, se intendiamo una cosa assoluta, davvero non esiste, nella misura in cui si riesce a condurre una analisi disincantata di tutto quello che condiziona e attanaglia le persone comuni.

I sistemi possono essere tantissimi, ma basta astenersi dalla convinzione che tutto sia scontato, e il gioco è fatto.

L’intelligenza umana, per quanto capace di prodigi, procede abitualmente attraverso automatismi che, se scardinati, lasciano spazio ad un livello di intelligenza superiore.

Ecco perché uno dei pericoli più grandi per lo sviluppo dell’intelligenza è la scuola che forma e indottrina, senza intrattenersi in dimensioni sperimentali, che aprirebbero un varco nelle banali consuetudini, e porterebbero a nuovi teoremi.

Le informazioni di cui posso disporre mi hanno generato la possibilità di accedere a sorgenti di sapere e di conoscenza che non sono comuni, ma la mia libertà dagli schemi scolastici, che pure ho battuto secondo regola, è stata la base per potermi concedere una visione davvero intelligente della vita, della società, dell’essere umano e della sua macabra rete per incapsulare e obliterare lo sviluppo della coscienza.

Le parole chiave per rimanere nel solco della chiarezza sono:

  • Purezza ideativa
  • Curiosità
  • Originalità
  • Senso dell’interezza della vita
  • Senso di responsabilità
  • Ascolto della voce interiore (il “grillo parlante” della fiaba di Pinocchio)

Si potrebbe scrivere su quanto ho scritto anche in modo completamente diverso, ma, questo è il bello, mi assumo la responsabilità di farlo nel modo che ho usato, assumendomi anche la piena responsabilità di ciò che affermo.

Dilungarmi oltre?

Mi chiedo se possa servire, ma, prima di concludere, ripeto che la vita individuale è l’unica fonte di diversità utile per la sopravvivenza (chi ha orecchi intenda), che non esistono mezzi di guarigione che non siano basati sulla possibilità di promuovere una risposta dentro la persona o l’entità in questione, che sia pianta o animale, e che, dulcis in fundo, ciò che chiamano, anzi hanno voluto chiamare intelligenza artificiale, altro non è che il tentativo di strutturare il pensiero comune su livelli discutibili e non a favore dello sviluppo dell’umanità.

Anch’io faccio parte del grande esperimento in corso sulla Terra, sono l’eccezione, che impedisce la bassezza e si eleva agli alti scopi dell’esistenza.

Ai posteri.                                              Salvatore Rainò

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