Pragmatismo e utopia all’alba del terzo millennio

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Pragmatismo e utopia all’alba del terzo millennio

 

Più che mai, all’inizio del terzo millennio, appare il divario fra “realtà possibile” e “realtà venduta”.

La realtà possibile è quella che le persone sentono dentro di sé, come ciò che è giusto e ciò che è bello, ma che non sempre si può realizzare, perché siamo costretti a “vendere” un profilo che appartiene alla dimensione adulta del mondo. Un modo di essere adulti che ha tradito l’anima bambina delle persone, cioè i bisogni reali di tutti in un contesto che li promuova e li renda a disposizione del bene comune.

Il bene comune è una dimensione che esprime i bisogni di tutti e li fa convergere verso una continua azione di crescita, a garanzia della felicità di tutti.

Le persone sono abituate ad essere rassegnate a modi di fare e di pensare che non fanno bene a nessuno. Il grande limite del parlare troppo dei limiti è l’abitudine a farlo da parte della stragrande maggioranza delle persone, che, ineluttabilmente, non sono dotate di grande intelligenza.

Si danno nomi a regole ed istituti, che diventano tabù, non si toccano, come se potesse accadere qualcosa di male a chi lo fa. L’inganno sta nell’aver divulgato una serie di informazioni che alimentano il rispetto per dimensioni culturali e sociali che non hanno nulla di culturale e nemmeno di sociale. Come ad esempio, quando si parla del gruppo Bildelberg.

Le banche sono incardinate attorno al delirio dell’accaparramento di cifre di denaro sempre più grandi che paralizzano, come in una trappola  mortale, qualunque reale inventiva dell’individuo.

Le regole che pongono a disposizione dei singoli le cifre di denaro per poter far decollare la propria capacità di lavoro sono basate sul ricatto. Si parla di interessi, che è una parola messa al posto di un’altra parola, che si chiama spietatezza, come quella dell’usura, anatocismo (assenza di nascite, tale l’allarme della situazione).

Il denaro ed il suo concetto formale vengono usati come mezzo per limitare la libertà delle persone, creando strutture che annichiliscono l’individuo e ne pongono la sua dignità al gioco di alcuni pochi sciacalli, che “si divertono”  a generare meccanismi di schiavitù.

Chi conosce la psichiatria, sa anche che la nostra società civile è basata sulle regole malate che pongono alcune persone in condizioni di danneggiare le altre. E’ tutto così, persino nelle situazioni in cui ci si ammanta di ruoli e comportamenti atti a ricevere consenso.

Alla  base della miscela esplosiva che distrugge la relazionalità sana, vi è soltanto un modello basato sull’accaparramento della ricchezza a scapito del riconoscimento del valore delle persone.

In molte occasioni, l’attività lavorativa è incentrata sui “soldi” che possono essere ottenuti, spostati, prestati in modo illegale, venduti a qualunque interesse, promessi per non essere dati, con frode e premeditazione.

Interi organismi, che danno lavoro a tante persone, abituano le stesse a comportamenti disumani che non hanno nessun senso di esistere  e che nessuno vorrebbe sopportare su di sé, come non vorrebbe su nessuno dei propri cari. Si tratta del familismo, una distorsione del senso di famiglia, che porta ad un’ipertrofia dell’attenzione verso i propri cari e verso sé stessi, rimanendo agonisti di meccanismi atroci, dai quali si vuole salvaguardarsi, a danno di altre persone che vengono definite estranee.

La perdita della capacità di immedesimarsi nel prossimo è alla base di tale forma di cannibalismo efferato.

Discorsi come quello che sto facendo vengono definiti stupidamente idealisti e si incoraggiano le persone a non allontanarsi dal “senso della realtà” che viene mantenuto così, grigio e meschino, a danno di tutti.

Un’umanità persa, che trova, solo nella finzione, il suo idolo, da condurre per le strade in processione, attraverso mille rivoli di sangue e lacrime degli innocenti, che nemmeno immaginano di poter vivere in un mondo completamente diverso.

Le coppie di giovani che si sentono innamorati, sin troppo facilmente, si basano spesso su aspirazioni che non hanno niente di civile ed umano, come, ad esempio, interessi privati e traguardi, che di sociale non hanno quasi nulla. I sogni riguardano argomenti che anelano alle proprie cose, alla personale realizzazione, all’accaparramento di ruoli di potere di vario genere, all’ingaggio all’interno di strutture atte ad assicurare uno stipendio, una fonte di sicurezza finanziaria. Come potrebbe essere il contrario, in famiglie che hanno generato i figli, mentre si combatteva in mezzo a queste false ideologie per la vita?

Così, tra mille peripezie, penose e angoscianti, ci si educa, sempre più, ad una forma di cinismo ed individualismo che non hanno nessuna caratteristica per garantire la sicurezza alla collettività. Questa è la verità, ovviamente con alcune eccezioni, ma comunque al centro di un campo di energie che lavorano, tutte insieme, per il sabotaggio dell’unica possibilità per vivere felici: il senso di fratellanza.

Gli incarichi di lavoro sono affidati, quasi solamente, per logiche di tipo mafioso, cioè per un intimo interesse personale che si vuole mantenere ad ogni costo, anche deformando il riconoscimento dei meriti personali e, quindi, il conferimento del lavoro nel rispetto delle vocazioni individuali volte al bene comune.

Non si ha il minimo ritegno nell’accettare i favori che questo sistema canceroso promette a tutti, nell’illusione di dare una libertà che non è possibile senza meritocrazia. Al centro di tutto ciò, vi è, ancora una volta, l’inesorabile supremazia del denaro che tutto aggiusta e tutto giustifica, senza tema di smentite. Un ignobile gioco, e perverso, nella sua totalità, inventato soltanto da alcuni individui maledetti, che si prendono gioco del senso della dignità dell’uomo sul Pianeta.

La natura dell’occupazione lavorativa retribuita è, molte volte, priva di qualunque senso, ma, nell’atmosfera di collusione globale e di fraintendimento, agevolato dai poteri maligni operanti sulla Terra, diviene facilmente ed automaticamente motivo di vanto, specialmente per le famiglie entro le quali questi giovani figli hanno finalmente potuto festeggiare il loro primo stipendio, dopo la così tanto agognata assunzione.

La macchina amministrativa che presiede all’invenzione di tali posti di lavoro, al loro mantenimento, alla distribuzione delle cariche che ne alimentano lo svolgimento, alle retribuzioni, alle ansie di carriera, è tutt’uno con uno dei meccanismi più infernali che sono alla base dell’infelicità dell’essere umano: la monetizzazione della vita.

Lo Stato, invece che riconoscere il valore del lavoro delle persone al servizio della collettività, è convinto, o mostra di esserlo, nell’illusione comune, radicatissima nei meccanismi di gestione del vivere, che le persone debbano affannarsi per lavorare e produrre una “cosa” che si chiama reddito, cioè soldi, cioè una pericolosa forma di “nulla” che prende il posto della vita e della sua bellezza, per condizionarci alle regole del massimo profitto, a danno dei nostri fratelli, che ci ostiniamo a non voler riconoscere. Nel frattempo, schiavi nelle piantagioni di egoismo e cattiveria, alimentiamo la produzione di tali prodotti della nostra deformazione animica, mantenendone un commercio attivissimo, fatto di anni ed anni di duro lavoro, in mezzo a costrizioni disumane, che annichiliscono le coscienze, nel mezzo di mutui bancari e prestiti, che servono soltanto a tenerci impegnati in una frequenza mentale malata, che conduce gli individui ad essere sempre più isolati e antagonisti, per consentire ai Capi maligni di poter continuare ad operare il proprio copione di schiavitù.

Ho raccolto tantissime testimonianze delle persone, per cui, non ho dubbi che sia così. Il problema è solo di voler essere lucidi e voler vedere la verità della nostra vita.

Le alte sfere della coscienza collettiva conoscono il bene e il male, sanno quali ne sono le regole, ma, finora, è stato ineluttabile che la vita si sia lasciata andare verso automatismi che  fanno impallidire anche i lager. Lo sappiamo tutti, ma ci comportiamo come se non lo sapessimo.

Parliamo un poco dei vari lavori. Diciamoci la verità. Non dico che è sempre così, che è sempre falsità e negatività, ma tante volte è proprio così come sto per dire. Se non sto bene, se ho problemi psichiatrici, perché parlo in questo modo, allora vuol dire che qualcosa, anche attorno a me, ha potuto permettere che io mi scompensassi così.

I medici decidono di fare questo lavoro per svolgere un ruolo di preminenza ed assurgere a cariche e guadagni interessanti per sé e per i propri cari. Gli avvocati, dedicano la loro esistenza a dimensioni conflittuali, che sono, nella maggioranza dei casi, alimentate dal loro ruolo, con il solo fine di mantenere il proprio livello di benessere finanziario, non certo quello sacro della propria anima. I laureati in economia e commercio si dedicano a lavori che diffondono sempre più le distorsioni della macchina finanziaria speculativa, con l’intento unico di riuscire a raggranellare le briciole, previste dal gioco per i servi di tale assurdo e  disumano meccanismo di psichiatria finanziaria. I farmacisti, entrano nel settore solo perché hanno la speranza di potere rientrare in una delle attività già esistenti di parenti di vario ordine e grado, poi, pentiti, per la pochezza della propria condizione, entrano in crisi, ma resistono, perché non potrebbero più fare a meno di tale lavoro per vivere la loro vita da ameni truffatori della società civile, che viene mantenuta nell’illusione di non poter fare a meno degli inutili orpelli di cui ogni farmacia è stracolma. Gli agenti delle varie forze dell’ordine, anch’essi, dopo mille raccomandazioni, riescono a sistemarsi, per poter comprare casa e vivere una vita a pagare mutui anche per comprarsi le mutande, ma sono contenti così e sono pronti a lasciare il posto ai propri figli. I magistrati, ne conosco un po’, ambivano ad essere qualcuno…e lo sono diventati, ma non si rendono conto che il loro ruolo, più simile a quello di Dio, richiede una integrità morale ed una capacità di intervento che, in pratica, non dimostrano quasi mai. Perché? Carenza di vocazione?

Tutti gli operatori che controllano che il regime di schiavitù sia esercitato costantemente, a danno di milioni di persone convinte che davvero la vita è questa, potrebbero porsi una domanda nel profondo del loro animo per chiedersi che cosa stanno davvero facendo e a che cosa stanno dedicando la loro vita.

Tutti gli imprenditori non sono più uomini coraggiosi che si mettono in gioco per quello che hanno da dire o da fare, ma cercano soltanto di ottenere i così detti finanziamenti, che molto spesso hanno le radici in situazioni finanziarie oscure, di incerta origine, una specie di trasudato da tutte le manovre di psichiatria finanziaria mondiale, che hanno, come unico scopo, quello di riciclare soldi di cui non si può parlare e che in qualche modo bisogna reinvestire, sempre per ossequiare il gioco di partecipare a qualcosa solo con azioni di tipo psichiatrico; altrimenti, questi soldi potrebbero essere messi a disposizione delle persone che vogliono far qualcosa, ma in modo limpido e trasparente.

Le categorie di persone che tengono in ballo automatismi malsani e dannosi per la società sono tanto più responsabili quanto più importanti; ecco perché risulta più immediato fare riferimento ad alcune “razze” di persone che, più di altre, hanno il ruolo di servi del potere delle tenebre.

Le modalità lavorative di  molte persone superano di molto i limiti della criminalità organizzata, come quando arrivano contravvenzioni che non hanno nessun senso, come quando si procede con rinvii a giudizio di persone che dovrebbero essere assolte seduta- stante e, invece vengono trascinate, in processi giudiziari che hanno solo la caratteristica di confondere le brave persone sul senso della giustizia e sulla sana applicazione delle leggi.

Così come sconvolge il silenzio della magistratura di fronte a situazioni che dovrebbero essere perseguite penalmente con profili di massima durezza, come i crimini finanziari consumati dal potere delle banche, a danno delle popolazioni, con la collusione più depravata degli organismi di polizia tributaria. L’omissione è il reato di cui più facilmente i magistrati si macchiano, quando lasciano correre la drammatica situazione del delirio paranoico del signoraggio bancario, dell’umiliazione delle persone, per mantenere, intoccato, uno strapotere che non ha nulla di estraneo alle dimensioni più angoscianti della patologia psichiatrica.

La criminologia forense non ha bisogno di allontanarsi molto dalle aule di giustizia per trovare casi in cui intervenire per fare un buon lavoro al servizio della comunità.

L’aspetto più singolare della situazione attuale nel mondo è l’ignoranza delle persone riguardo alle grandi verità che ne influenzano il destino.

Le industrie che controllano il rapporto dell’essere umano con la dimensione agricola hanno un tale livello di cinismo, da giustificare qualunque loro operazione, sempre tesa all’ottenimento di enormi quantità di soldi, a fronte di un livello di deterioramento ambientale con ripercussioni sconvolgenti sulla salute dell’intero Pianeta. In questi casi, il danno è esercitato, dopo aver studiato a tavolino la situazione. Si opera, per anni una pesante disinformazione degli agricoltori, che vengono costretti da personale del settore, foraggiato adeguatamente dalla farmindustria, a creare una serie di convinzioni che spingono all’uso di sostanze in campo agricolo.

Si crea la convinzione che una buona produzione non sia possibile senza l’intervento di fattori di ordine farmacologico, come diserbanti, concimi chimici, antimicotici, antiparassitari di vario genere. Negli anni, si procede con la disinformazione, che si alimenta di risultati solo apparenti che accontentano le persone e sembrano assicurare, ancora una volta, una redditività soddisfacente. E’ questo il punto: se si muove del denaro, tutti si accontentano, anche se si stanno ponendo le premesse per cadere nel baratro.

L’industria del settore viene presentata come un gruppo di benefattori che rendono possibile l’agricoltura ed aumentano la produzione affinché venga in contro alle richieste della popolazione. Il degrado dell’ambiente diviene sempre più profondo e si creano situazioni che vengono spacciate come bisognose di ulteriori interventi chimici, con un loro costo aggiuntivo, il tutto per non vanificare il lavoro agricolo, dicono.

Le coscienze si abituano progressivamente all’ineluttabilità dell’intervento con sostanze di tipo industriale, anche se questo ha un costo, sino all’inverosimile disposizione ad accettare un bilancio di fine anno negativo, pur di ossequiare i dettami che tutti gli agronomi, opportunamente ammaestrati dai venditori, hanno diffuso con maestria, meschinità e fraudolenza. Infatti, essi sanno qual è la verità, ma si prostituiscono per mero profitto economico.

Il degrado progressivo del network agroecologico conduce alla impossibilità di coltivare nulla, se non con l’aiuto della chimica, anche perché i benefattori, nel frattempo, hanno immesso nel mercato dei prodotti che vanno bene, ma, ovviamente a patto di essere trattati. Ciò accontenta ancora una volta la plebe agricola, che non si fa domande, che non vuole sapere, che è globalmente, anche se spesso, incoscientemente, collusa con un sistema criminale di gestione delle risorse del Pianeta.

In particolare, la piaga principale del mondo dell’agricoltura moderna è la monocoltura, che richiede campi confezionati come bomboniere, pieni di prodotto, senza altre piante che entrino in competizione con quelle che interessano l’economia. Così si sono realizzate specie modificate, che non risentono dei vari veleni che uccidono tutto, ma rispettano le piante “bomboniera”, ma direi le piante “bioniche”, talmente mostruose da non morire nemmeno in mezzo a tanti veleni.

Tutto ciò è proprio angosciante, se pensiamo che si nasconde dietro alle splendide colline verdi di grano, che suscitano anche un sentimento poetico, ma che di poetico, ormai, hanno poco o nulla. In questi campi, si trovano spighe di strano aspetto, sia morfologico che costitutivo, facilmente ammalate, nonostante tutti i trattamenti subiti; non vi sono papaveri e altri fiorellini che erano tipici di tali situazioni, non vi sono insetti, coccinelle; vi sono solo miceti in abbondanza, che prosperano in mezzo a terreni così nitratati da avere una igroscopicità intollerabile con la salubrità delle coltivazioni. Ecco perché tutto quel giallo precoce dei campi di grano, che corrisponde a piante ammalate che ammuffiscono, spighe atrofiche che però saranno capaci, ugualmente, di ottenere reddito, grazie ai vari finanziamenti che intervengono nel caso di raccolto scarso o di scarsa qualità.

Ancora una volta, grazie al denaro, si pensa di poterla fare franca e riuscire indenni da danni catastrofici che non saranno mai risanabili col denaro.

Tutte le sostanze chimiche immesse a milioni di tonnellate nei terreni, con le varie finalità demenziali di cui qualcuno non cessa di farsi vanto, penetrano in profondità e raggiungono le falde acquifere, determinando un degrado ubiquitario e ponendo serie problematiche per la salute di ogni forma vivente. La modifica dell’assetto agroecologico si comporta essa stessa come una creatura infestante gigante, contro la quale non vi sono mezzi, se non l’acquisizione di un livello di coscienza superiore e l’abolizione definitiva di tutti gli errori che il comportamento normale degli agricoltori impersona ogni giorno.

Persino le amministrazioni di molti comuni si prendono cura di tenere puliti gli argini delle strade, tramite l’applicazione di diserbanti, che si diffondono da tutte le parti e contribuiscono alla distruzione della biodiversità e quindi della vita e di ogni suo più delicato equilibrio.

Il distacco da una capacità di vivere, in modo intelligente e maturo, il rapporto con le altre forme di vita si manifesta, spesso in modo grottesco, nei settori più disparati; per esempio, nella lotta ai roditori, ove si è molto diffusa l’abitudine di collocare dispositivi per avvelenare i topi, i quali, dopo sofferenze atroci, giungono a morte. Queste bestiole possono anche essere ingerite da altri animali e diffondere il problema dell’avvelenamento, così come  possono diffondere il problema dell’avvelenamento tramite altri meccanismi. Si tratta, generalmente di piccoli topi di campagna, che sono paragonabili a scoiattoli o altri graziosi animaletti  e che non rappresentano un pericolo per l’uomo, se non per modalità che non dipendono da altro se non da anomalie di comportamento dell’uomo stesso. I topi sono l’indicatore del livello di armonia ambientale che sappiamo tenere attorno a noi, per esempio, evitando di disseminare in modo incongruo rifiuti e scarti di ogni genere.

Gli esseri umani hanno comportamenti sempre più pericolosi, per la loro sopravvivenza e per quella di ogni forma di vita della Terra. Tutto ciò non è casuale e si riporta ad un regime imposto dall’alto, attraverso una forma spettrale a piovra di disinsegnamenti atti a far perdere la ragione e alimentare  altri errori, perché non si venga fuori da un sistema di dominio schiavistico che, attraverso la logica del consumo, ben diversa da quella dell’utilizzo, alimenta una serie di profonde anomalie di ogni genere.

Un ruolo importante lo svolgono i medici, che sono talmente asserviti a logiche di disorientamento della gente, da non rendersene, ormai, nemmeno conto. Le contraddizioni sono tante. Si parla molto di malattie, ma non si ha coscienza dello stato di salute, non conoscendo il quale, non è possibile distinguerlo dalla malattia stessa. Quindi, il bombardamento continuo, che spinge al consumo di prodotti per stare bene crea una base informe in cui le persone non sanno distinguere più ciò che può fare loro del bene  da ciò che invece può creare problemi e soprattutto evitarne il riconoscimento.

Una tale situazione è davvero pericolosa, tanto è vero che la salute delle persone, lungi dal migliorare nel tempo, risulta sempre più precaria e meno autonoma, con la connivenza dei medici e dei farmacisti. Per non parlare della malattia delle malattie, il cancro, che miete vittime, come se si trattasse di una morte naturale. E’ interessantissimo notare che, se le persone non assumono farmaci e, magari si curano con la medicina omeopatica, il cancro è praticamente assente. Sarà questo il motivo per cui le masse devono rimanere fondamentalmente ignoranti sui reali processi che caratterizzano la vita?

L’atto medico, che dovrebbe essere uno dei procedimenti più profondi e intelligenti, è diventato un’abitudine sin troppo scontata, banale e inconcludente, in mezzo a comportamenti stereotipati che si ripetono giornalmente e che tengono le persone in uno stato confusionale pericoloso per una gestione intelligente della propria salute.

Lo stesso discorso si applica, pari pari, alla medicina veterinaria, che ripete gli stessi comportamenti banalizzanti della medicina umana e dell’agricoltura, mostrando una enorme dose di compiacenza per pressioni oscure che dall’alto condizionano ormai pesantemente la vita di campagna, rendendola l’ombra malata di un’attività sperimentale di laboratorio oscura ed evidentemente maligna. Per averne conferma, basta parlare con gli allevatori, che ovviamente, solo raramente, trovano la forza di ribellarsi ad una serie di comportamenti che non sentono di dover ossequiare.

Il mondo dell’alimentazione, lungi dall’essere un momento rassicurante, in cui l’uomo si rifocilla, per andare avanti, è diventato un labirinto di inganni di ogni genere, con la connivenza degli organismi di controllo, che, in questi casi, non sono così vessatori come lo sono con la gente comune e per questioni comuni.  Per esempio, i limiti di tossicità riconosciuti alle varie sostanze sono quanto di più flessibile, a seconda di esigenze “di vario ordine e grado”; la reale azione delle sostanze aggiunte ai cibi è quanto mai misconosciuta dalle persone, che dovrebbero avere, invece, una informazione chiara sulle conseguenze della loro ingestione; i misconoscimenti sono talora balordi, come, ad esempio, quando si legge, nella scheda tecnica, NON CONTIENE ASPARTAME….mentre invece si legge CONTIENE FONTI DI FENILALANINA!!!!!!!   Al di là di spiegazioni in merito, è soltanto doveroso dire che la letteratura scientifica sull’uso di aspartame è tutt’altro che rassicurante, così come il senso del suo uso, data la completa ignoranza delle persone sulle regole per equilibrare correttamente  la dieta in termini di carboidrati. Che cosa resta, allora, di una abitudine come questa????  Semplice: l’indispensabilità,  di immettere, oscuramente, a tappeto, una tale sostanza negli alimenti, per ottenere gli effetti che ora VOI dovrete scoprire, andandoveli a studiare!

Insomma, è ormai evidente, lette queste pagine, che più di qualcosa non funziona, nell’ambiente in cui trascorriamo la nostra esistenza. Che cosa facciamo? Prima di tutto….quanti siamo ad aver capito? Siamo vittime di una truffa globale, che ci vuole confusi, disinformati, malati (consumatori di sanità, in tutte le sue forme), omologati ad un buon senso che eviti polemiche inutili….così qualcuno chiamerebbe il mio modo di parlare.

Alcuni di noi, i più colti, hanno la tendenza a parlare, a tenere conferenze, a spendersi nell’intento di cambiare le cose. Il primo ostacolo sono gli altri, quelli che soccombono, ma che non hanno nessun interesse a capire. Questi alzano il dito e lo puntano contro i dissenzienti, in vario modo, affermando che sono pazzi, oppure che non ne vale la pena, oppure si vestono dei panni di garanti di una situazione sociale che vorrebbero ammantare di normalità.

Dietro ogni distorsione del comportamento sociale, vi è soltanto il denaro, alimentato dalla logica del consumismo, che ci vuole bisognosi di tutto e pronti a prostituirci per mantenere i nostri vizi.

Sono d’accordo con l’avvocato Luigi Marra, quando dice che “la mafia esiste meno di una cultura mafiosa”, di cui, io aggiungo, è pesantemente intrisa la nostra trama relazionale e che ci porta ad una profonda incoerenza, la quale, a sua volta, genera un inconscio fittizio, che accontenta tutti e nessuno, mentre genera i gorghi in cui la gioia di vivere si perde.

Luigi Marra ha approfondito i meccanismi di formazione del pensiero e le trappole che giustificano i mostri ai quali abbiamo venduto la nostra anima.

Talvolta, le persone che capiscono qualcosa, vogliono scendere in campo, animate dai più nobili ideali, ma persino in tale operazione così ammirevole, scivolano facilmente nei compromessi più oscuri con le stesse entità che si vogliono azzerare. Ecco, allora, il protagonismo, l’antagonismo e il settarismo, che nuocciono più che mai alla soluzione del problema che, dalle nebbie, stava emergendo alla nostra coscienza perché potessimo liberarcene a nome di tutti.

Le dinamiche di rallentamento sono più pesanti di quelle della sinergia e finiscono per annichilire anche slanci potenzialmente efficacissimi. E i potenti, oscuri, nella loro cinica cupola di osservazione, lo sanno e ci ridono sopra.

Un ruolo non indifferente, nel determinare assuefazione e nello scoraggiare gli interventi, è svolto dai poteri che dominano la spiritualità delle persone, o almeno così dicono.

Per esempio, le solite eminenze ecclesiastiche, che talvolta sembrano animarsi coraggiosamente per il riscatto del bene in questa vita, ma che poi declinano, sin troppo scontatamente, in atteggiamenti di ignavia e indolenza, che trascinano le masse nell’immobilismo e le rendono ancora più vittime del massacro.

Dietro questi comportamenti vi è una convinzione di preghiera astratta e pericolosa, poiché genera solo un allontanamento dall’impegno sociale per il grande cambiamento che porterà le genti alla libertà di vivere ed essere felici.

Non basta più che la Chiesa parli di alcuni argomenti. Essa dovrà scendere in piazza e manifestare, con il peso, anche numerico, della presenza e del’importanza cattolica.

Le encicliche, nella loro magistralità, dovranno essere rilette anche dai laici, prima di essere pubblicate, a caccia di tratti sin troppo scontati che rischiano di  avallare i mali che attanagliano il mondo di oggi.

La spiritualità della Chiesa deve incarnarsi nella temporalità dei problemi quotidiani, specialmente quando, si tratta di crimini contro l’umanità, come, ad esempio, il signoraggio bancario, con tutte le sue nefaste conseguenze, che sono il regime di schiavitù della vita quotidiana, la tassazione iniqua, le vessazioni di ogni genere, compresa quella di doversi convincere che esista una crisi, frutto di una delle più scellerate truffe di tutti i tempi.

Il debito pubblico, secondo numerosi studi di eminenti tributaristi ed economisti, è una invenzione, un falso, ingenerato sulle scie di una cultura maligna tesa ad asservire le persone a meccanismi di controllo finanziario contrari ad ogni diritto umano e contro la legalità costituzionale. Le fonti scientifiche documentate sono ormai talmente tante che, è chiaro, è solo un problema di tempo, ma tutto raggiungerà un punto critico e determinerà una reale esplosione della coscienza collettiva: una nuova vita, per tutti.

I giochetti finanziari appaiono sempre di più, ai più, soltanto uno stile esercitativo di natura psichiatrica a danno della collettività.

Patetico appare l’interesse di Papa Francesco per tali argomenti, all’interno della Sua enciclica Laudato si’, senza una Sua discesa effettiva in campo, accanto alle forze sociali che lo hanno implorato.

La Chiesa non può disinteressarsi di una dimensione che pervade, con la sua drammaticità, ogni relazione dell’individuo con il suo prossimo. La pressione fiscale, incongrua, frutto del signoraggio bancario, cui corrisponde a pieno per la sua genesi, determina nelle persone comportamenti obbligati che tendono ad approfittare degli altri, per rimanere vivi. Ciò è di enorme gravità, così come non lo è la tendenza naturale ad evadere le tasse, che, invece, viene dipinta come un grave reato, sociale ed umano. La Chiesa non trascuri la potenziale influenza su una delle questioni più importanti della vita quotidiana.

La nostra società richiede, ormai, coraggio e determinazione nel fare concretamente delle scelte, soprattutto su come parlare e come comportarsi, proprio nelle situazioni in cui tutti, automaticamente, cederebbero a comportamenti di sottomissione e remissività.

Ho pensato molto a come avrei potuto scrivere queste pagine, ma ho deciso di farlo nel modo in cui tutti siamo abituati a stare attenti di non farlo.

Non servirà, sarà l’ennesima carrellata di forti ragioni lanciate al vento, ma, se anche solo una persona o qualcuna in più, grazie al mio dire, conquisterà un livello di coscienza superiore, vorrà dire che il mio sforzo non sarà stato invano.

3 COMMENTI

  1. La tua molto bella e articolata analisi riconduce al tema della cultura: l’uomo non è ‘cattivo’ ma vittima del fatto di non conoscere il modo in cui il suo pensiero si forma, e quindi delle pulsioni. Un uomo guidato da una struttura intellettuale ancora arcaica non può cioè governare un mondo ormai così complesso. A questo punto o infrange la barriera del suo inconscio fittizio o perisce. Analisi come la tua rappresentano un grande aiuto per giungere alla consapevolezza che così non si potrà continuare. Alfonso Luigi Marra

  2. Grazie!
    Grazie Salvatore per questo tuo pensiero che, a mio parere, ci offre la possibilità di renderci conto della realtà in cui viviamo.
    Hai ragione, ognuno di noi è vittima di questa <> e non si accorge di quello che effettivamente sta vivendo.
    Le nostre soddisfazioni e traguardi quotidiani, appaiono come fumo al vento, dopo aver letto il tuo pensiero.
    Acquisirne la consapevolezza è importante e ogni tuo sforzo in tal senso non è vano.
    Insisti, non demordere , noi <> studiamo attraverso persone come Te.
    Qualcosa, ne sono convinto, cambierà !
    Pino Dimatteo.

  3. Concordo con Alfonso Luigi Marra, che spero prima o poi di avere il piacere di conoscere di persona, quando afferma che “Analisi come la tua rappresentano un grande aiuto per giungere alla consapevolezza che così non si potrà continuare”.

    Mi trovo meno d’accordo quando dice che l’uomo non è cattivo ma è solo vittima di una sua non conoscenza… io credo che il genere umano abbia ahimè una forte componente di cattiveria e credo che il dramma che stiamo vivendo sia dovuto principalmente al fatto che le persone malvagie dedicano molto più tempo a raggiungere i loro scopi di quanto non facciano tutti gli altri per impedirglielo!
    Da un lato abbiamo dunque soggetti molto intelligenti, lucidi, razionali, votati al male, che si dedicano incessantemente alla loro attività, dall’altro abbiamo, salvo rari casi (e questo articolo rappresenta senza dubbio una di quete rare eccezioni) una moltitudine di persone che nella migliore delle ipotesi ha compreso qualcosa ma lo tiene per sé! E, appunto, questa è la migliore delle ipotesi…

    Ho sempre sostenuto, e lo ribadisco con forza, che l’ignoranza e l’indifferenza rendono complici della malvagità!
    Ancora ci sono tante, troppe, persone, a cui non interessa nulla di cosa accade nel mondo finché non è toccata la loro realtà personale e questo a mio avviso non è ascrivibile solo ad una “non conoscenza, quanto piuttosto ad una componente EGOICA che l’essere umano non è ancora stato in grado di superare!
    Qualche tempo fa scrissi un articolo dal titolo “Egoismo, uno dei più grandi mali di questo mondo”: http://www.ilsovranista.it/egoismo-uno-dei-piu-grandi-mali-di-questo-mondo/
    Ecco, io credo che, da un punto di vista spirituale, siamo ancora molto arretrati: continuiamo a considerarci singoli individui e non capiamo di essere Umanità! Non ci rendiamo conto che la sofferenza dell’altro è anche la nostra, non avvertiamo il dolore altrui sulla nostra pelle. Viviamo cercando di trovare il nostro spazio di serenità e siamo disposti ad impegnarci per il benessere collettivo solo quando abbiamo qualcosa da ricavarne anche per noi stessi.
    Il massimo contributo che diamo alla nostra società è quello di dire “non faccio niente di male a nessuno”, ma quasi mai ci chiediamo “cosa posso fare di Bene per tutti?”. Siamo velocissimi a chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno, siamo molto meno rapidi ad offrirci quando le cose ci vanno bene!

    Allora, la mia speranza, proprio come conclude il meraviglioso articolo di Salvatore, è che se anche solo una persona o qualcuna in più, grazie al suo dire, conquisterà un livello di Coscienza superiore, vorrà dire che il suo sforzo non sarà stato invano.

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