Lettera alla FNOMCeO

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Omeopatia  e salute: qual’è il vero rischio per la Scienza Medica?

(lettera del Dr. Rainò inviata alla F.N.O.M già nel 2000)

 

Chi sta scrivendo, prima di essere omeopata, è anche Internista ed Allergologo ed Immunologo Clinico e per questo motivo, una volta tanto, quando si parla di omeopatia, sa ciò di cui sta parlando.

L’argomento di questo articolo è la Medicina Omeopatica, disciplina di cui posso parlare e non mi assumo responsabilità per tutto ciò rientra nel caotico coagulo che va sotto il nome di medicine non convenzionali, senza esprimermi in termini né negativi né positivi nei confronti di altre pratiche perché vorrei sottolineare che dovremmo finirla di esprimerci su cose che non conosciamo.

La pericolosità dell’omeopatia paventata da qualcuno per la salute dei cittadini ed il correlato rischio addirittura di cui si è talvolta parlato di non garantita tutela costituzionale della salute sfiora, mi si consenta, veramente il delirio!

Non è possibile per un Medico Omeopata  che vive ed esercita in Italia continuare a dover vivere atmosfere banali, riduttive e di ricordo vagamente gestapico, soltanto perchè si è avuta la fortuna di accedere ad un piano di conoscenza diverso.

E poi mi si spieghi dove è scritto che un metodo deve essere vagliato da un altro metodo che si definisce superiore ed ufficiale: la scienza ha più metodi.

La malattia non è soltanto un disturbo fisico, ma si  configura come fenomeno di ordine psichico, sociale e spirituale.

Il riduzionismo scientifico è contro la natura della sofferenza umana.

Lorenz ricorda la possibilità di fare dello spirito umano un oggetto di osservazione scientifica.

La biologia è scienza della vita ma non può svolgersi autonomamente nel momento in cui è biologia dell’uomo e non può limitarsi a montare conoscenze di ordine chimico e fisico senza svilupparsi come “scienza intera della vita”.

   L’omeopatia è scienza perché rispetta il criterio di ripetibilità del principio, di verificabilità empirica (di un vero empirismo che è quello dell’esperienza scientifica), di coerenza logica e di comunicabilità, dato che può essere insegnata ed appresa.

Il rifiuto dell’omeopatia in favore di una posizione censoria ha le sue radici culturali, filosofiche e socioeconomiche spiegabili con il progressivo spostamento dall’aristotelismo al riduzionismo, attraverso il metodo galileiano.

La medicina di cui ci serviamo per guarire è, a sua volta malata.

Il rimedio che può guarirla è l’antropologia medica e la medicina umanistica (discipline accademiche  con relativi settori di ricerca che si insegnano da anni nelle Università di paesi molto più evoluti del nostro).

L’uso inappropriato e l’abuso di tecnologie avanzate per gestire la sofferenza dell’umano non soltanto non può sostituire un approccio alla profondità complessa della persona, ma rischia facilmente di perdere quell’impronta clinica che ogni buon medico ha nel sangue e che nel mio caso specifico mi ha fatto superare la stessa medicina interna per approdare all’omeopatia.

Il riduzionismo tecnologico della medicina può implicare  veramente dei  rischi per la salute ed aumentare incongruamente la spesa sanitaria.

L’omeopatia non si fonda su un percorso analitico-causale, ma su un percorso di tipo sintetico o sistemico.

Occorrono informazioni relative al livello organizzativo più alto di un organismo per riuscire a comprendere che cosa non sta funzionando.

Von Bertalanffy, il fondatore del pensiero sistemico si è posto la seguente domanda:”Che differenza c’è esattamente tra un organismo vivente, uno morto ed uno malato?”.

Infatti le categorie della patologia cellulare non permettono di riconoscere il nucleo del paziente così come permettono le categorie della vita.

Un edificio è molto di più dell’insieme di cemento e mattoni che lo compongono ed inoltre vi è da considerare il suo progetto che rappresenta la parte astratta dell’opera eppure quella più importante.

Un omeopata vero sa che i processi morbosi seguono una legge di progressione ordinata comprensibile soltanto all’interno di una visione dinamica della persona e regolata da leggi che sono spiegabili soltanto con un rigore scientifico-metodologico che non ha niente a che fare con la limitatezza di ciò mostra molto spesso la medicina ufficiale.

Non è un mistero che numerosissime situazioni cliniche in cui le terapie farmacologiche convenzionali sono risultate inefficaci possono di fatto essere guarite con una terapia omeopatica adeguata e, per piacere non invochiamo sempre a questo punto il famoso effetto placebo che ormai è diventato un comodo mezzo per avallare diverse forme di cecità.

   La legge della similitudine, fondamento dell’omeopatia, annoverata anche da Ippocrate, mostra che i sintomi fisici e quelli psichici vengono attivati contemporaneamente e per questo motivo noi omeopati sappiamo molto bene che parlare di effetto placebo ci allontanna soltanto dalla realtà.

E che dire dell’omeopatia veterinaria e della sua altrettanto nota efficacia?

Quale altra diavoleria si vorrebbe addurre per tormentare e stravolgere anche questa ennesima obiettività di scienza?

La verità è che persino negli animali è facilmente possibile individualizzare la comprensione dei problemi e la relativa prescrizione di un rimedio anche sulla scorta di osservazioni di ordine comportamentale che ad  es. gli allevatori conoscono molto bene.

Quanto ai percorsi formativi che l’omeopata è chiamato a seguire, chi meglio di me può testimoniare di che cosa si riesca a comprendere di tutto ciò che rappresentava un mistero, seguendo ad es. il corso di formazione della LUIMO (Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica con sede a Napoli), corso che si snoda attraverso un iter formativo quadriennale di ben 2130 ore?

A proposito di L.U.I.M.O., vorrei ricordare che nel periodo dal 24 al 27 febbraio essa ha organizzato a Sorrento il Forum 2000 internazionale sull’insegnamento della medicina del futuro.

Nel corso del Convegno, eminenze mediche e scientifiche provenienti da tutto il Mondo si sono incontrate per parlare di Scienza e di medicina, ma soprattutto dell’Uomo e di tutto ciò che lo riguarda nella Salute e nella Malattia.

Mi chiedo se abbiamo già dimenticato come è stato deriso Harvey, il più illustre e geniale fisiologo del Seicento, quando intuì che il sangue circolava nelle vene e nelle arterie e di come fu trattato Galileo Galilei.

Nietzsche si espresse una volta così dicendo:”L’assurdità di una cosa non è ragione contro la sua esistenza, ne è piuttosto una condizione”.

La Medicina come la Scienza in toto non ha soltanto una faccia, ma , come minimo, ne ha due.

Il vero rischio per la scienza medica è di non accorgersi di tutto ciò.

 

Salvatore   Rainò

L.U.I.M.O. Napoli

2 COMMENTI

  1. Sono felice di averti incontrato.
    Ho incontrato un grande medico omeopata e sai che posso dirlo, visto che il mio riferimento più che ventennale è stato il grande prof. Antonio Negro.
    Purtroppo, penso che mai avremo una risposta alle verità che dici.
    Un abbraccio e spero di vederci a presto.

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