La visita

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La visita

Sono nel sesto decennio della mia vita, esercito la professione di Medico, mi osservo e cerco, ancora una volta, di ritrovarmi, di riconoscermi, cerco di individuare la forma migliore che mi descriva e che ottimizzi adeguatamente il rapporto fra la mia tensione progettuale e la realizzazione progressiva degli intenti.

Punto oggi l’attenzione sul fattore tempo, così come lo concepiscono le persone in genere, oggi, nella civiltà della fretta, che spesso viene scambiata per efficienza.

La fretta è imparentata, strettamente, con i numeri, con la performance richiesta da cicli brevi che si ripetono continuamente e che non consentono un ciclo lungo e irripetibile. Spiego meglio. Alcune orbite di corpi celesti sono piccole e si ripetono, mentre altre sono lunghe, e passano varie generazioni di umani, per poter assistere nuovamente al manifestarsi dell’evento. Sono cicli lunghi, e mentre il corpo celeste viaggia, lontano dalla vista, gli umani non possono vederlo, ma ne incontreranno la sua evoluzione attraverso lo scorrere del tempo fra le generazioni.

L’unico criterio per poter studiare un fenomeno del genere è la continuità, ben lungi dal soffermarsi su un fenomeno individuale e sulle sue ricadute limitate a frangenti spaziotemporali ristretti.

Stiamo parlando del tempo, delle sue ripercussioni sull’evoluzione continua del destino della specie umana, ma non solo, poiché l’evoluzione di cui parliamo non riguarda una visione antropocentrica, ma il complesso di tutte le evoluzioni, che volgono l’una nell’altra e si miscelano in una unica risultante più che tridimensionale.

Ma torniamo al mio lavoro, alla mia visita, quella porzione di tempo che dedico agli altri, uno ad uno, per aiutarli a ricomporre un equilibrio perso: la salute.

Come qualunque professionista, con il passare degli anni, sono diventato sempre più abile, ma la ripetitività di un’azione ne comporta una più veloce esecuzione. Si realizza una semplificazione dell’operazione effettuata, che diventa quasi automatica. Però, per le mie visite non è accaduto ciò, bensì il contrario: nel tempo, esse sono diventate più lunghe, complesse, ricche e, decisamente, lente.

Il perfezionamento non ha determinato la velocizzazione della visita, ma una velocizzazione dei meccanismi di evoluzione con cui si conduce la visita. Non si tratta più di una vera e propria visita, ma del momento in cui si vorrebbe restituire il diritto alla salute ad ogni persona. I tempi per fare questo tipo di lavoro si allungano, senza che ciò tolga precisione ed efficienza all’incontro, che diventa un momento di reimpostazione della rotta di viaggio del paziente.

Si parla della vita, di che cosa è accaduto, delle attese, dei limiti, delle delusioni, delle abitudini, dei progetti e dei sogni, del modo in cui si mangia, di come ci si comporta, di come ci si è curati sino al momento che ha preluso alla richiesta di una visita da me. Si investiga sulla malattia, sulle diagnosi, sulle prognosi, sul destino previsto, che, spesso, contravviene al senso stesso di questa parola, che è magia e sorpresa per il corso degli eventi.

Quando visito, non appartengo più a me stesso ed entro nel fluire dell’ordine del cosmo, per apportare ogni vantaggio che solo l’amore con cui lavoro può garantire a chiunque.

Probabilmente, le mie visite non sono proprio delle visite, perché non hanno un inizio e una fine, né per me né per il paziente, che entra in un algoritmo congegnato esclusivamente per agevolarlo nel percorso evolutivo ottimale per il suo progetto personale al servizio del mondo.

Ogni persona contribuisce in modo unico e insostituibile alla storia completa della vita nell’Universo.

Il medico ha una responsabilità gigantesca nel determinare l’innesco di forme di consapevolezza e nel promuoverne l’ottimizzazione al servizio della salute individuale e collettiva.

2 COMMENTI

  1. Solo un medico come te, è capace di fare una visita cosi articolata. La vita di una persona non può essere raccontata in poco tempo, perché quella persona ha impiegato una vita per giungere fino a quel momento, ed è proprio il tempo, che il medico dedica al paziente, la premessa per la guarigione. Molte volte, ho sentito dire dai pazienti, che non tutti i medici hanno la santa pazienza di mettersi in ascolto, e dedicare tutto il tempo che occorre per la visita. Posso testimoniare che nello studio del Dott. Rainò le visite vengono fatte senza guardare l’orologio, e senza onorari aggiuntivi, anzi…, ma solo ed esclusivamemte con l’orologio dell’Amore che non ha tempo, e prezzo!!! Grazie per tutto il tempo che dedichi ai tuoi pazienti!!!

  2. che bella l’immagine delle orbite e del tempo che mettono gli astri a completare un giro, che indica la frequenza dei possibili incontri o visite, lo scorrere e l’evoluzione della conoscenza…dell’inspirazione … può essere più o meno lento o veloce, basta che sia vivo e avanzi….

    grazie alla vita per avermi fatto incontrare questo medico nella sesta decade della sua vita, totalmente sintonizzato con ” la sua mission “

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