La banalità del vivere

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Diffidiamo di chi ci invita a non essere banali parlando di banalità che poi sarebbero tutte le cose alle quali siamo abituati e alle quali sembra che qualcuno voglia che rimaniamo dentro senza farci domande. Siamo indotti ad essere consumatori imperterriti di prodotti, ma non soltanto prodotti materiali, anzi soprattutto prodotti di contenuti e di stili che poi spingono anche a consumare i prodotti in vendita.

Conosco le logiche di marketing e so che al primo posto dell’attenzione di queste logiche vi è la possibilità di vendere qualcosa anche se non serve, anche se fa male, anche se alimenta abitudini sbagliate, anche se sparge quella superficialità necessaria a che la gente voglia comprare prodotti inutili e/o dannosi. L’importante è vendere, vendere di tutto e di più. Dietro al gruppo che vende, si nasconde un altro gruppo, collegato con il primo, che già sta orchestrando i nuovi “prodotti” che ovvieranno ai problemi creati dalla diffusione dei primi prodotti e dall’incoscienza creata dall’abitudine a farvi capo.

Non guardo facilmente la televisione, tanto meno il telegiornale, specie a tavola, riservandomi di farlo in momenti selezionati per approvvigionarmi di informazioni, anche se non è proprio così, poiché l’aspetto che vi ritengo più interessante è il modo in cui vengono date le notizie. E’ interessante notare la scelta degli argomenti, la selezione  dei personaggi individuati di volta in volta per rinforzare la notizia che si vuole far passare. Una caratteristica quasi costante è la univocità delle fonti e dei messaggi, tanto che a volte, quando persino un giornalista è uscito fuori dal coro, ha subìto dure recriminazioni. Chi redarguisce resta più o meno nell’ombra, ma è intuibile che non agisce a livello personale. Questo rappresenta qualcosa, un orientamento, delle regole che evidentemente vanno mantenute.

La mia opinione è che, tranne le dovute eccezioni, nella maggior parte dei casi, avere l’occasione di  guardare la televisione e sentire un telegiornale diventa un momento di involuzione mantenuto da una serie di lavori la cui profonda utilità sociale diviene motivo di sisma delle coscienze più illuminate che guardano dall’alto il mondo. Tutto viene presentato come se fosse scontato e banale anche soltanto opporvisi. La Medusa impietriva col suo sguardo il viandante che  la fissava in volto. Occorreva avvicinarsi senza guardare la Medusa, per impedire l’ineluttabile pietrificazione con l’annichilimento di ogni forma di ogni segno di vita. Occorre allora non prestare attenzione o bisogna farlo in modo speciale?

Alcune voci hanno attirato la mia attenzione. Ovviamente si tratta di mie opinioni personali.

“Al telegiornale”, parlavano della “cervicale” ed un giornalista spiegava che alla sua base vi è un disturbo di un disco intervertebrale fino alla possibile erniazione che richiederebbe l’intervento chirurgico anche con protesi di un disco composto da due placche metalliche che tengono fra esse un materiale elastico per riprodurre la struttura anatomica compromessa. E’ tutto giusto. Nel corso del servizio, si mostra un piccolo video ove una macchina toglie il disco ed aggiusta le superfici dei corpi vertebrali prospicienti allo scopo di prepararli ad accogliere la protesi….e poi tutto a posto.  Il chirurgo commenta con semplicità l’intervento e presenta la tecnica come se nulla fosse. La cosa viene presentata dal telegiornale come un fiore all’occhiello del progresso del nostro Sistema Sanitario Nazionale che offre ormai anche questa possibilità all’utenza. Immagino che molti telespettatori assistano e già iniziano ad organizzare i movimenti atti a sottoporsi a tale intervento, per riavere la salute, per stare bene. Ovvia anche l’allusione all’uso degli analgesici per fronteggiare i dolori della cervicale.

Si chiude il telegiornale e, nemmeno dopo qualche minuto, la pubblicità di uno dei vari analgesici-antinfiammatori per il mal di testa. Aiuto! Siamo accerchiati, non vi è più il minimo contatto con la realtà e le persone sono plagiate per l’immensa gioia di tutti i percorsi di marketing che supportano un tal tipo di storia. Milioni di persone non sono d’accordo con un tale stile.

Miei cari, parlare così della cervicale è pericoloso, perché insidia la verità, la magia della vita, la preziosità del mantenere al massimo l’integrità delle nostre strutture anatomiche. Secondo altre visuali culturali e scientifiche, una grave interruzione dei meridiani energetici corrisponde alle manipolazioni chirurgiche citate e, nell’incoscienza più estrema, l’uomo viene spinto a banalizzare meccanismi che invece affondano le radici nel saper vivere, nel sapersi curare, nell’avere la fortuna di ritrovare la forza per guarire all’interno del nostro organismo che sempre ha mille sistemi per rivedere la situazione in cui versa. L’artrosi vertebrale, con le degenerazioni ad esse correlate, non discende misteriosamente dall’alto e dipende dallo stile di vita, dalla nostra cultura alimentare, dalle posture che a loro volta dipendono da molti altri fattori. Ognuno di questi momenti è legato ad altre situazioni che devono essere individuate e corrette e dalle quali non si può prescindere minimamente, ferma restando la congruenza della tecnica terapeutica di cui sopra, ma soltanto sul piano operativo per così dire “artigianale”. Spesso a tali interventi residuano postumi legati proprio all’intervento che possono essere invalidanti più dei disturbi originari. La risposta dei tessuti alle manipolazioni chirurgiche è sempre individuale e può essere così imprevedibile da condurre a nuovi problemi. Per non parlare del fatto che, senza correzione degli errori di base, la patologia può rendere vano l’intervento e riproporre la sua ricaduta in altre aree dell’organismo. Chiediamoci, insomma, se la via della salute globale può essere considerata soltanto l’applicazione massiva di una tecnica operatoria che rende ragione a preziosismi operatori ma non alla storia naturale della malattia.

Nella mia esperienza professionale, molte persone, candidate ad interventi chirurgici molto seri, hanno ritrovato una splendida salute, evitando l’intervento e ponendo in essere una serie di cambiamenti che sono stati loro prospettati, spiegati, nel porre in essere i quali sono stati aiutati e seguiti, con successo.

Dov’è la ragione? Nella profondità, nella lentezza, nei ritmi che scandiscono una visita amorevole e colta che prende per mano il paziente e gli fa vedere che cosa non ha funzionato nella sua vita. La vita. La vita è sempre capace di reversibilità, la vita ha in sé i meccanismi per correggere favorevolmente ogni malattia. E’ molto importante lo stile del medico e dei saperi applicati di volta in volta, la sua consapevolezza e la coscienza. Certo, ci vuole tempo, ecco perché parlo della lentezza. Vorrei ricordare che il Codice Deontologico riconosce ai medici una vasta decisionalità sull’uso di saperi e culture, a patto che essi siano convinti di ciò che fanno nel proprio intimo e che possano garantire la sicurezza ed una logica del procedimento impiegato.

Ritengo che purtroppo l’omologazione del vivere ed una buona dose di pochezza si infiltri in ogni ambito della vita e delle abitudini.

E’ molto più veloce e semplice avviare alla catena di montaggio delle oscenità che vengono vissute con banalità, mentre si mette mano però al  mistero della vita, alla impenetrabilità della morfogenesi, cioè del perché gli organi e le strutture assumono forme particolari che dipendono anche dai nostri errori alimentari di cui forse non ci rendiamo conto e da tutte le dinamiche di spasmo che coartano la nostra libera espressione dell’essere. Per esempio, il rachide cervicale è sede di problemi derivanti da blocchi energetici di varia natura che determinano anche contrazioni croniche e generano posture e dinamiche alterate che sono poi la causa delle degenerazioni artrosiche e della discopatia nonché  dei disturbi neurologici conseguenti. Con un altro linguaggio ancora, potremmo dire che non fa bene alla nostra “cervicale”, la rabbia, la privazione di una adeguata vita sessuale, i risentimenti, tutto ciò che vorremmo dire e non possiamo. Lungi, dunque, dalla facile assunzione di  un farmaco che toglie il dolore, ma in affetti genera altri problemi. Mi dispiace, ma non è così semplice, come si vorrebbe farci credere.

Molte volte, ho pensato che le pubblicità immesse nei canali di comunicazione di massa dovrebbero essere sottoposte ad un filtro decisamente più eterogeneo e selettivo, diciamo pure più colto e più etico, prima di essere date in pasto alla comunità. La comunità è fatta di tante persone, alcune più argute, altre meno fornite di strumenti e queste sono facile preda di raggiri, sono più esposte e andrebbero protette da chi ha gli strumenti adeguati per discernere meglio la congruenza di alcune scelte e la proponibilità di qualcosa.

Insomma, le intelligenze della società dovrebbero essere poste al servizio del benessere collettivo, ma spesso accade che, per meccanismi contorti che non hanno nulla di etico, siano asservite a logiche del massimo profitto che la fanno da protagoniste nell’ambiente del così detto marketing. Su tale piano sono imbastite vere e proprie carriere, con tanto di prosperità che rischia di offendere davvero il buon senso, se si pensa al fatto che tutto questo benessere da una parte  corrisponde a danni da un’altra parte. Verrà un giorno in cui, su livelli più evoluti che caratterizzeranno i tempi futuri, danni del genere saranno puntualmente perseguibili anche penalmente. Una cosa del genere è già accaduta diverse volte, con colossale risarcimento di danni da parte di gruppi della farmindustria. Ho sentito che, nelle logiche di marketing dei colossi farmaceutici, eventuali danni economici derivanti da richieste di indennizzo dei consumatori, sono già previsti in partenza, ma i profitti  in gioco sono talmente alti, da non preoccuparsi più di tanto.

Voglio sintetizzare:  la suscettibilità a danni da pubblicità è inversamente proporzionale alla maturità dei popoli.

Ora consideriamo che la spesa pubblica di uno Stato è fortemente legata anche a meccanismi del genere citato. Pensiamo alla crisi, alle difficoltà estreme che vengono create per l’incapacità di risolvere effettivamente i problemi che intaccano la qualità della vita sociale.

Nessuna riforma sociale è possibile senza dare spazio a uomini che hanno i mezzi per ridare coscienza alle persone! E non ci vogliono i soldi per restituire il giusto stile di vita, ci vuole amore, ci vuole informazione ed onestà, ci vogliono le motivazioni che animano molti di noi a lavorare per il reale benessere della collettività.

Un certo modo di fare marketing è dannoso, è come un parassitismo molesto che svuota di ogni linfa la vita, quella vera delle persone, mentre le convince sempre di più di aver bisogno di tante cose che sono soltanto inutili e creano malattia. Un sottofondo di stupidità viene mantenuto sapientemente per tenere gli esseri umani all’interno di un “umanaio” che corrisponde al pollaio industriale dove si consumano gli orrori più spinti contro la vita ed il rispetto della libertà.

Il tutto viene mantenuto con il meccanismo maledetto del denaro e delle logiche del massimo profitto. Si creano costi che non dovrebbero esistere e il denaro diviene paradossalmente l’indicatore della perversione di un meccanismo sociale: tutto ciò che ha bisogno di dare importanza ai soldi serve soltanto a creare povertà e dolore e non è ricchezza.

Il giornalista di turno continua a parlare della “cervicale”, un nome una garanzia. Peccato che con questa parola non si stia dicendo nulla che riguardi davvero la vita delle persone e non si faccia un minimo cenno a che cosa davvero bisogna fare per riconquistare la propria salute. La salute è soltanto opera di Dio e conquista dell’uomo.

Una paziente con eccesso di grassi nel sangue mi ha raccontato che il suo medico curante, per lei decisamente obeso, le ha raccomandato che bisogna nutrirsi abbondantemente  e che, quanto ai trigliceridi, ci avrebbero pensato le statine!

Si riappropri il medico del suo ruolo, quello che davvero gli compete: guardiano della salute e divulgatore di stili di vita atti a vivere armoniosamente.

Le persone che vivono bene, per esempio cambiano canale quando c’è la pubblicità dell’analgesico, non si ammalano di cancro e vivono a lungo e bene. Le persone, facilmente, non sono bene informate, ma i giornalisti ovviamente non perdono un’occasione per parlare alla gente di quanti peli ha nell’orecchio un noto divo della televisione e trascurano il proprio obbligo professionale di divulgare notizie vere e che possibilmente aumentino le opportunità di crescita culturale. Tutte le volte che considero la carriera professionale di una persona, mi chiedo se il tipo di utilità sociale del lavoro da egli svolto sia giusto che gli consenta il diritto di avere prosperità e successo.

Non sono più tempi per tacere, il mondo crepa in mille modi, specie con la malattia del secolo che imperversa sempre di più, ma tutti continuano a vivere nella banalità più oscena, lo sanno, ma fanno finta di non saperlo. E poi i funerali per i nostri cari estinti per il male del secolo, il dolore di chi resta, il senso di impotenza. Come fare per tirarsi fuori da queste situazioni?

Tiriamo fuori la verità: non sarei il primo a dire che siamo ingannati da pochi uomini che conoscono la verità e non se ne importano nulla che i soldi a palate li fanno con il sangue dei loro fratelli. A vari livelli e con vari meccanismi, tutti servi, tutti agonisti di una follia che ormai non ha limiti e si difende sempre meglio, creando malattia su malattia (vedi i seguenti video documentari su You Tube: Inventori di malattie – Il Dottor Nock e il trionfo della Medicina – L’industria mafiosa della ricerca scientifica).

Occorre capovolgere i ruoli che alimentano l’ecatombe, occorre dare forza a quelle figure che possono provare soprattutto con studi epidemiologici seri e ben condotti (che mettano in luce gli andamenti possibili della vita, a seconda delle scelte di vita) che esiste una possibilità di vivere bene, in salute, di non ammalarsi di malattie che vengono ritenute banali e scontate, inevitabili, mentre ci si vanta sempre di più di avere a disposizione ricerche e ricercatori che promettono l’immortalità.

La salute è frutto di consapevolezza che fluisce, di secondo in secondo, nella vita di ognuno di noi, in quanto tale è frutto di informazione, mentre ci vogliono far credere che la salute è un dono che ci viene dato da qualche laboratorio e da qualche industria!

Dai racconti di molte persone, mi risulta che coloro i quali sono vittime della loro superficialità tendono a sminuire il comportamento arguto di quelle persone che propongono temi alternativi sani e forieri di una migliore qualità della vita. Questo è un punto scottante: quando abbiamo capito qualcosa, dobbiamo pensare soltanto a salvare la nostra pelle oppure è giusto che ci adoperiamo affinché i detrattori possano cambiare e stare meglio anche loro?

Il telegiornale continua ed ora parla delle festività pasquali e di quante tonnellate di carne si venderanno, dando la parola ad un macellaio (cui si consente l’illuminazione dei popoli in televisione!) che prega i consumatori di fare le prenotazioni in modo che sia possibile fornire tutti i quantitativi necessari per “alimentarsi bene”. Mi torna in mente il medico di base citato dalla donna di cui sopra! Malattie e limiti sono generati anche da una strana forma di eccesso stranamente tipica della ricchezza.

E’ pazzesco quanto si dia spazio a persone di poco conto per farle parlare in televisione, mentre è difficile che siano invitati a parlare personaggi che si accostano alla vita da versanti meno comuni. Perché accade ciò?

Nel frattempo, la visione della realtà di cui occorre convincersi per ammalarsi per bene è sempre più completa, sotto lo sguardo più vuoto della maggior parte delle persone. Capisco perché la televisione si chiama così: tele (lontano), visione (vedere)….vedere da lontano, sì, proprio da lontano, così da lontano che si vede confusamente una cosa per un’altra!!!

Perché la verità non può essere raccontata? Perché non si può parlare di alcune sfumature però così importanti, che tutti si offendono?

Però poi non ci lamentiamo quando siamo malati, quando con capiamo perché, quando costiamo troppo per le spesa pubblica, quando paghiamo troppe tasse, quando annaspiamo nel dolore e nella confusione.

Se l’orrore delle armi fosse mai giustificabile, sarebbe giusto prendere a fucilate chi si presta a fare delle pubblicità così stupide, pericolose e responsabili di comportamenti che hanno piegato la vita sulla terra alle logiche più malvagie che sostituiscono i soldi alla preziosità della nostra vita e all’obbligo di proteggerla.

Ecco, il telegiornale parla adesso degli ultimi ribassi in borsa! Un’altra combriccola di benefattori che, poverini, lavorano tanto per fare campare la propria famiglia. Meno male che, la sera, quando vanno a letto, mettono il pigiama e vogliono un pò  di tenerezza, altrimenti con i loro sogni farebbero scoppiare le bombe atomiche….i padroni del mondo!

Arriva l’altra immagine pubblicitaria della donna bellissima, con capelli splendidi  e lucenti, ovviamente grazie al più sciocco degli shampoo, però venduto bene. Peccato che non si dica che la forfora, i capelli grassi sparirebbero se sapessimo mangiare e se vivessimo bene. Ma ancor più grave è che le persone davvero non sappiano che, ogni volta che un meccanismo li sorprende nell’ignoranza, la malattia inesorabile si avvicina sempre di più. Tranquilli: c’è una possibilità terapeutica, ovviamente costosissima, basata su una ricerca scientifica  complessissima (sara?) e che, per gli amministratori, non possiamo non offrire alla comunità! Nel frattempo gli imprenditori, stretti nella morsa delle tasse per pagare tutto questo, si uccidono, ma meglio così, altrimenti sarebbero morti di non so che cosa, ovviamente assistiti nel modo più avanzato ed umano della Terra!

Voglio dire solo una volta, per decenza: Vergogna!  Ormai questo è un suono che ha sempre di più un senso, ma molti non lo sanno e si rifugiano invece nel senso di colpa perché non hanno comprato il telefonino al figlio, o non lo hanno agevolato in uno dei comportamenti più sciocchi e dannosi, il tutto a costi altissimi, fino al punto di morire senza nemmeno capire il perchè!

Il telegiornale finisce: tranquilli, nel frattempo abbiamo ingurgitato la nostra dose di cibo quotidiano, senza sapere nemmeno che cosa abbiamo mangiato e quanto amore è servito per prepararlo. Ma siamo informati: abbiamo saputo quanti stupri e quante rapine, ma non ci siamo accorti di quanto buon senso, quanta serenità, quanta verità e quanta salute ci hanno tolto. E li abbiamo pagati per questoo!   APRITE GLI OCCHI.

1 COMMENTO

  1. bellissimo stupendo articolo che racchiude delle vere, reali e amare realtà dove aimè la maggiorparte del popolo ha gli occhi bendati. Mi auguro per il bene dell’umanità che aprano gli occhi, perchè basta che capiamo sti meccanismi e saremo noi semplici consumatori ad avere il potere di poter cambiare il mondo

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