Il pensiero della qualità

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Il pensiero della qualità

Ho avuto la fortuna di conoscere che cosa è la qualità. Persino l’eccellenza ho potuto intendere. Quando capisci di essere di fronte al talento che gioca bene qualunque partita. Quando puoi solo rimanere in silenzio, perché qualunque parola sciuperebbe quello che tu stai vivendo.

Ricordo la sensazione che si prova, quando puoi raccontare di essere rimasto soddisfatto, perché non potevi chiedere di meglio, perché, da qualche parte, avevi sempre avuto l’idea che potesse esistere ciò che avevi, quasi per assurdo, trovato e potuto vivere.

Ricordo anche la scoperta di una percezione indefinibile, di meraviglia, di stupore, di impossibile, ma ineluttabilmente giusto. Quando scopri che non potevi immaginare, ma che finisci per credere di essere sempre stato lontano dalla verità, ma, ora, non più.

E’ un sogno, la qualità, il gusto di riconoscerla, di afferrarne la sicurezza, di accarezzarne la voglia che essa ha di essere sfiorata e desiderata, con le dita leggere e che scivolano per cercare di comprendere di che cosa si tratta.

Tutti possiamo capire, ma nessuno può spiegare a sé stesso, per primo, che cosa è la soddisfazione per una scelta di gusto. Quando le esigenze, persino quelle che non avevi mai provato, si affacciano alla tua anima, mentre le soddisfi, come se il tutto fosse solo servito a farti capire che non avevi capito tutto.

E’ uno spostamento, verso l’esterno a te, che bussa alla tua coscienza e viene accolto. E’ l’inizio della fine di te stesso, per iniziare ad essere altro.

I processi creativi si ispirano alle espressioni che ho usato, perché levitano fra la terra e il cielo, fra l’essere e il non essere, fra il pensiero e la sua ombra, proiettata da una luce molto lontana alle nostre spalle.

Viviamo le esperienze che riusciamo a riconoscere avanti a noi, perché una fonte lontana, dietro di noi, non ci attraversa, e ci proietta sul sipario della nostra sensibilità attuale.

Le esperienze personali si stagliano sul panorama incantato della coscienza sociale e ne ritraggono l’anelito evolutivo, eleggendolo a scopo della crescita di ognuno di noi, nella cooperazione fra tutti.

Un bambino che atterri da un altro pianeta, sul nostro mondo affannato, troverebbe occasione di chiedersi quale senso abbia tanta contrapposizione fra gli esseri umani. Finisce per essere negata la qualità, pur di salvaguardare un ordine inconcludente che adombra qualunque finalità evolutiva.

Il pensiero della qualità finisce per essere vietato, perché non si è disposti a credere, prima di tutto a sé stessi, fuori dei propri limiti. Così, si proietta la paura di scontrarsi con i limiti degli altri, autorizzando gli altri a pensare lo stesso, mentre essi si rivolgono a noi. Sembra che ci sia qualcosa, là, fuori di noi, che ci impedisce di essere liberi dentro, ma è soltanto il riflesso della nostra paura, che ci guarda come se volesse farci paura.

Quando non ci sentiamo autorizzati a risplendere della nostra bellezza interiore, è il segno che potremmo guardarci dall’esterno con occhi diversi.

Non dovremmo mai consentire a nessuno di guardarci come se lui ci conoscesse completamente, potremmo finire per limitarci nel nostro respiro, nella nostra voglia di correre e di sentire il vento fra i nostri capelli.

Perché accade che non desideriamo più la qualità, per scivolare nella ricerca della banalità, soltanto perché questa costa poco?

Perché accade che sacrifichiamo le nostre idee più avanzate perché qualcuno ci ha detto che costano troppo?

Dovremmo dimenticare i limiti sciocchi di ciò che non esiste, come il denaro, quando stiamo accupandoci della creazione di ciò che non esiste ancora, ma che vorremmo creare.

E’ uno scherzo quello di fare in modo che la grandezza delle opere sia limitata dai limiti inventati da chi non agisce se non tramite l’illusione dei soldi.

Abbiamo attraversato epoche in cui gli uomini hanno creato le meraviglie del mondo, ma non era importante limitarsi e nemmeno pensare di esserlo, al contrario era richiesto di esprimersi al massimo. Si costruivano chiese, opere monumentali, che non passavano dal concetto di limite di spesa, non si astraevano nel vuoto dell’inazione, ma estraevano la nobiltà espressiva più grande delle persone, degli artisti, degli operai, dei progettisti.

L’ispirazione regna sovrana, nella misura in cui ci rivolgiamo ai reali valori dell’uomo, che non possono essere misurati con i sistemi finanziari.

Se un’invenzione costa, dovremmo chiederci quanto costa dimenticarla. Se costa un incremento di qualità, dovremmo chiederci chi sta decidendo che costa troppo.

La povertà imposta oggi è la carenza di mezzi di domani.

Non esiste una vera povertà di mezzi finanziari, ma soltanto il pensiero della povertà che il vuoto di coscienze ci impone, ponendo fra le braccia del concetto astratto dei soldi il valore inestimabile del nostro pensiero, della nostra creatività, dell’intuizione, del pensiero stesso della qualità.

E’, davvero, un grande peccato, quando ci convinciamo di avere dei limiti che non siano la nostra pigrizia e la nostra mancanza di fantasia. I limiti sono sempre dentro di noi, perché non ci accorgiamo proprio di questo. Cerchiamo la giustificazione fuori di noi, perché non siamo ancora riusciti a capire quanto vale la vita e le possibilità che essa ci offre.

Potremmo chiederci quanto vale la nostra speranza, se abbiamo la certezza di sperare ancora.

Potremmo rispondere a chi ci dice che è impossibile fare qualcosa, se potessimo farla, prima di tutto nella nostra mente.

Tutte le evoluzioni che restano fuori della realtà possibile sono soltanto vietate da qualcuno che ci ha tolto la speranza. Dovremmo chiederci chi non vuole che cresciamo nella nostra tendenza a sperare. E dovremmo continuare a credere di avere il diritto di vivere, sperando.

Se vogliamo un mondo migliore, dobbiamo essere convinti che ciò sia possibile e che nessuno possa impedircelo.

Quando sentiamo che il mercato obbliga a contenere i costi, significa solo che non viviamo in un sistema libero di creare. Addormentiamoci e, proviamo, il giorno dopo, a pensare che possiamo trovare un modo.

Esiste sempre il modo per generare ricchezza, nonostante qualunque povertà.

1 COMMENTO

  1. Come sempre, sei cosi’ penetrante, nel descrivere la realtà nuda e cruda!!!!! La prima crisi, che bisogna eliminare, è quella delle coscienze, e lasciare posto alla speranza, tenendo ben chiaro che l’uomo non ha limiti!!!!! Capolavoro.

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