Da una Medicina degli Organi ad una Medicina delle Funzioni

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Da una Medicina degli organi ad una Medicina delle Funzioni

La medicina procede attraverso una specializzazione sempre più diversificata del tipo di approccio ai problemi. Uno stile che va per la maggiore è quello che differenzia gli specialisti a seconda degli organi di cui si occupano. Per esempio, per gli organi digestivi, vi è il gastroenterologo; per il cuore, il cardiologo; per le unghie, l’onicologo; per le malattie anali, il proctologo; così via di seguito.

L’uomo viene diviso in una miriade di frammenti che non rendono più ragione dell’unità. Ogni branca specialistica diviene un tempio in cui si celebrano dei riti specifici che non riguardano mai la persona nella sua interezza. Tali modalità si strutturano in modo sempre più criptico e si isolano dalle altre strade del sapere che conducono ad altre dimensioni, con tanto di teorie, protocolli e terapie che non hanno nulla che riguardi la complessità dell’individuo nella sua irripetibile originalità.

Il cammino dei medici, già intinto di un certo modo di fare, che inizia nel corso di laurea, prosegue e si struttura ancor più, alienandosi da qualunque stile antropologico che abbracci la totalità della persona.

I medici che lavorano  diversamente, sanno bene che non è possibile lavorare in questo modo, se non si vuole perdere di vista l’importante della vita delle persone. Le malattie, allora, riprendono ad essere tutt’uno con i vissuti, le abitudini e tutto ciò che è accaduto, per poter giocare un ruolo tale da consentire la revisione delle giornate che hanno condotto ai problemi e fornire gli strumenti per ripristinare la salute e garantire il continuum fra un’epoca che dovremmo cancellare e quella che invece ci riconduce alla vita e al nostro futuro.

Il futuro delle persone corrisponde con le attitudini al futuro della dimensione sociale che ci vede condividere con altre persone uno stile esistenziale che fa di necessità virtù.

Gli organi interessati dalle malattie sono soltanto l’aspetto più evidente di molti fattori intricati fra di essi a determinare la fortuna della nostra vita.

Come fa un medico a parlare come me? Sono i pazienti che insegnano un linguaggio nuovo, che non è descritto nei libri, ma che è possibile apprendere quando, studiati i libri sulle malattie, si torna a studiare fra le persone che vengono dal medico per capire come fare a riacquistare la loro salute. E’ un atmosfera, quella della comprensione dinamica globale dei problemi, che si insinua nei racconti delle persone e conquista il territorio percettivo che si stende fra medico e paziente e che, solo con un certo impegno, è possibile ricondurre ad essere strumento adeguato e funzionale per fare diagnosi e decidere la terapia.

Quando parliamo di alimentazione, come argomento importante per incidere sul decorso di una malattia, non stiamo nemmeno dicendo che sono solo gli alimenti a dettar legge, ma vogliamo dire che tutto ciò che presiede anche alle abitudini alimentari è importante per decidere che cosa è realmente accaduto ad una persona. Si tratta di emozioni, di ricordi, di culture, di situazioni anche impalpabili che spingono a comportamenti di un certo tipo e non possono non determinare la patologia.

Patologia, che significa studio della malattia, è troppo poco per potersi intendere di tutto ciò che la precede. E’ una questione di storia, di insegnamenti, di fughe dalla percezione profonda di un iter che tutte le persone hanno dentro di sé, ma che, per un motivo o per un altro, non riescono a trasformare in un indirizzo di vita.

Una volta nati, senza libretto di istruzioni, non possiamo far altro che vivere di accatto, catturando schegge di realtà dai riflessi che la vita, correndo, ci consente di afferrare. Uno dei momenti più importanti per comprendere che cosa non ha funzionato, nella nostra vita, è proprio il riconoscimento che qualcosa non ha funzionato.

Torniamo agli organi, specializzati come sono nelle loro funzioni elettive, attraverso le quali potrebbero esprimersi nell’armonia globale che alimenta la vita di una persona, mentre tanti altri organi ed apparati svolgono la stessa funzione. L’aspetto più importante cessa di essere quello di ogni organo, preso a sé stante, e diviene ineluttabilmente il network globale, ove tutte le funzioni, di tutti gli organi, presiedono, alla gestione ordinata della vita nella sua interezza.

Non quindi una serie di specializzazioni, atte ad inquadrare le competenze per settori anatomici o per quello che noi pensiamo essere le funzioni degli organi. Piuttosto, la specializzazione delle specializzazioni, che ci consenta di legare il tutto e vederlo nella sua variegatezza, quella che corrisponde alla vita che ci corre dentro, a seconda di ciò che vorrebbe modificarla, promuoverla oppure infastidirla.

Le funzioni degli organi, seppure diversificate, non possono esistere nella loro condizione isolata, perché la vita ha bisogno di più organi, ma la vita è essa stessa la funzione che coordina tutti gli organi nell’espressione totale del vivere, sia in sé che immersi in un contesto ampio in cui la vita stessa è possibile.

Le funzioni sono, allora, il mezzo per accorgerci che la funzione globale di coordinazione centrale “funziona” ed è atta allo scopo. Come faranno i medici a riconvertire il loro sapere e divenire sensibili ad un nuovo tipo di ragionamento?

Serve un nuovo stile, serve un nuovo modo per avvicinarsi alla malattia, mentre ci avviciniamo alla storia della persona e alla qualità emozionale che ne firma l’autenticità. La medicina omeopatica insegna che qualunque funzione è sempre collegata ad un contesto poliedrico che rappresenta l’humus per poter consentire l’espressione stessa dei segni e dei sintomi di malattia.

Che cosa comanda la modulazione delle risposte dell’organismo nella sua interezza? Che cosa è veramente alla base di qualunque espressione di malattia?

Vi sono le sensazioni, vi sono i mondi interiori, inediti, che si manifestano attraverso la malattia. Vi è il dolore, vi è quel senso di imperfezione, così importante per spingere all’anelito della perfezione. Vi è tutto ciò che non riusciamo a dire e che la malattia ci induce a spiegare, in un linguaggio in codice.

Le funzioni delle funzioni, le funzioni delle funzioni, le funzioni delle funzioni, le funzioni delle funzioni, le funzioni delle funzioni, una scala logaritmica in cui l’unico aspetto importante è la funzione che coordina le funzioni, la vita intera.

Siamo tutti frutto di un’ennesima potenza che nasce dal nulla e ritorna nel nulla, ed è in questo nulla che si gioca la comprensione del tutto! Disponiamoci, adesso, d’ora in poi, a ricondurre il tutto al nulla e troveremo il Santo Graal della salute.

Il nulla è la sola parte possibile che può diversificarsi e coprire tutta la gamma di possibilità, da quelle che ci vedono sani a quelle che ci annichiliscono nella malattia più imperscrutabile. L’arte divinatoria del medico diviene profezia di salute, di malattia, di guarigione. Il soprannaturale è solo la parte invisibile di un discorso che nasce prima della nostra esistenza individuale e si lancia nel futuro, fra le generazioni di persone che mai conosceremo, ma che, in qualche modo condizioneremo. Il riscatto della salute è il dono della consapevolezza, della capacità di vedere chiaro attraverso il mistero di ciò che accade e che resta oscuro sino al momento in cui non riusciamo ad accettare la chiarezza della nostra intuizione.

Ebbene sì! La salute si intuisce, la malattia pure, ma occorre saper prestare ascolto ad una voce che, facilmente, resta confusa nel chiasso di tante altre voci “leggere” e fuorvianti. E’ il karma, il superamento dei limiti di comprensione, dei limiti oltre cui abbiamo pensato per tantissimo tempo di non poter viaggiare.

La salvezza è il frutto della libertà dell’Io senziente. La salute è il più alto grado di libertà.

Come l’ontogenesi ripercorre la filogenesi, come il piccolo risplende della grandezza dell’Universo, così la vita si rinnova attraverso la rinascita di individuo in individuo, ma ciò che sfugge alla maggior parte delle persone è che noi abbiamo una straordinaria funzione che non siamo educati a gestire coscientemente, la palingenesi, la rinascita completa anche della nostra salute. Più vite possono susseguirsi in una singola vita, per il solo fatto di aprirsi alla possibilità infinità di occasioni per comprendere e rinnovarsi.

Hahnemann asseriva, convinto, che se Iddio aveva concesso la malattia, per forza doveva aver offerto i mezzi per riacquistare la salute. E’ una questione di capacità di tornare a modulare delle funzioni che qualcosa, nella nostra vita, ha sopito e ci ha fatto dimenticare.

La funzione elementare senza la quale non è possibile vivere è la Speranza, ma essa è anche esprimibile come totipotenza ancestrale dei meccanismi che vedono la salute come l’unico mezzo funzionale più idoneo al mantenimento della vita stessa.

Perché dovrebbe, dunque, la vita negare la propria funzione più importante al conseguimento degli scopi per cui ci è stata data?

Come, ancora nel buio più assoluto, nasce il progetto di una nuova vita, quando ancora nessuno potrebbe immaginarlo, così, nella malattia, può nascere un nuovo progetto che rende possibile la guarigione, attraverso la riscoperta di nuovi nessi funzionali, che avevamo soltanto dimenticato.

 

1 COMMENTO

  1. Caro Toto’

    ogni parola che scrivi è legata ad un pensiero, ed assieme le parole ed i pensieri già a leggerle e rileggerle aprono il sipario su orizzonti e panorami culturali nuovi e vertiginosi, grazie di condividerli pur se per ora posso solo restare Meravigliato.

    l’ultimo lo riporto qui:

    Come, ancora nel buio più assoluto, nasce il progetto di una nuova vita, quando ancora nessuno potrebbe immaginarlo, così, nella malattia, può nascere un nuovo progetto che rende possibile la guarigione, attraverso la riscoperta di nuovi nessi funzionali, che avevamo soltanto dimenticato.

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